GdV: ... tu chiamale, se vuoi, provocazioni ... GdF: ... quel che brucia non son le offese ...
Venerdi 11 Marzo 2011 alle 22:44 | 0 commenti
Pubblichiamo da Il Giornale di Vicenza di oggi l'autogiustificazione in prima pagina dell'evasione di un commercialista indagato per corruzione in Reset e riportata come una provocazione "non solitaria". Libertà di stampa ovviamente (non oscurabile!) del cronista e libertà del commercialista di fare quello che non riesce neanche a Berlusconi: sostituirsi al ministro Tremonti. Per il dr. Pietrangelo pronto uno scranno tra i "Responsabili"? Per gli uomini della GdF un futuro da disoccupati, offesi?
«Evadere il Fisco? È un obbligo» di Ivano Tolettini
LA PROVOCAZIONE. Il commercialista Pietrangelo spiega perché il livello delle imposte sui redditi delle imprese favorisce l'illegalità . Il professionista, indagato per corruzione in Reset, con una serie di esempi analizza un fenomeno esteso in tutta Italia.
L'evasione fiscale sui redditi delle piccole imprese è una necessità . Praticamente un obbligo. La pressione impositiva in Italia è così opprimente, attorno al 41-42%, che genera distorsioni che inevitabilmente favoriscono da un lato le frodi fiscali e dall'altro uno «Stato di polizia fiscale messo in campo dal ministro Tremonti(che meglio di altri dovrebbe conoscere la realtà )» per combattere il fenomeno. A sostenere questa tesi provocatoria, peraltro non solitaria, è il ragioniere commercialista Mario Pietrangelo, 73 anni, di Conegliano, con studio anche ad Alte. Egli è coinvolto nell'inchiesta "Reset" sulla corruzione di alcuni dipendenti di alto profilo dell'Agenzia delle Entrate di Arzignano in servizio fino a un paio d'anni fa. Di recente assieme a 61 persone ha ricevuto l'avviso di conclusione delle indagini preliminari e la procura vuole processarlo.
Il professionista di Conegliano, già maresciallo della guardia di Finanza ad Arzignano fino agli anni settanta, si rivolge al Giornale con alcuni esempi concreti, spiegando perché la sua analisi della "necessità /obbligo" di evadere le tasse è l'unico sistema per consentire alle micro imprese, quelle che innervano il tessuto economico del Nord Est, di sopravvivere. Soprattutto in tempi di crisi. Un ragionamento che se da un lato potrà essere condiviso da molti, pensiamo al popolo delle partite Iva, dall'altro farà sobbalzare quanti la considerano una bestemmia civica.
ESEMPI. Pietrangelo dice che si parla in continuazione di imposte, «ma mai viene fatto un esempio concreto di come queste incidano sui redditi dei cittadini, in particolare sui redditi delle imprese». «Le sperequazioni e le distorsioni - aggiunge - che esistono agiscono come causa ed effetto del fenomeno (patologico) dell'evasione e dell'elusione, specie nelle medie, piccole e piccolissime imprese (ed in parte anche di lavoro autonomo e dipendente)». In queste categorie di società rientrano «oltre il 90% delle imprese italiane le quali, dal momento che sono costrette (legittima difesa) ad evadere le imposte (e spesso anche i contributi) lo fanno alla grande - analizza -, negando all'erario anche quel tanto che in una situazione normale sarebbero disposti a pagare». Egli, pertanto, prendendo a esempio una piccola impresa individuale con reddito effettivo di 240 mila euro, tenuto conto degli oneri indeducibili (Ici e Irap) e degli altri costi gestionali, che sommati vanno a formare la cosiddetta "base imponibile Irpef del titolare dell'azienda", calcola un reddito disponibile di poco meno del 7%, appunto 16 mila euro. Al contrario, un lavoratore dipendente che percepisce lo stesso reddito di 240 mila euro (un alto dirigente) disporrà di un reddito netto di 143 mila euro, poiché l'incidenza della fiscalità media sul reddito sarà del 40% (escluse le addizionali Irpef). Lo stesso esempio per una piccola società di capitali "Srl" comporta un'incidenza delle imposte sul reddito effettivo dell'80%, con un netto di 42 mila euro. «Prima di pensare alle aliquote Irfep - conclude Pietrangelo -, occorre eliminare le sperequazioni e le distorsioni per rendere l'evasione non più un fenomeno patologico, ma fisiologico, quindi reprimibile».
Ivano Tolettini
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