Emilio Franzina il rosso su Lega, Pd e Presidio: da VicenzaPiù n. 209 in distribuzione
Venerdi 11 Marzo 2011 alle 01:38 | 0 commenti
Da oggi è in distribuzione VicenzaPiù e Ovest-Alto Vicentino n. 209. Tra gli argomenti trattati: Il CisPadano; Aim, Giglioli scuote la giunta; Sos moralità nella Lega; Dal Molin, protezione civile vs parco della Pace; San Felice, commercianti in fuga; Morti sul lavoro, mentalità da cambiare; 8 marzo, mimose e strip e poi ...scopritelo voi!
Vi anticipiamo: Emilio Franzina il rosso contro tutti, di Alessio Mannino
Lo storico e consigliere provinciale di "Vicenza Libera" ne ha per tutti: leghisti ("sono contro la cultura"), Pd ("sul Cis sospetto un inciucio"), il Presidio ("Parco della Pace, una sconfitta"). E sul neo-presidente dell'Accademia Olimpica, Bottio: "l'idea di un manager è una sciocchezza"
Quando intervisti Emilio Franzina sai che avrai a che fare con un fiume in piena in cui lui riversa tutti gli aspetti della sua poliedrica personalità : storico (con una passione per l'aneddoto e il particolare), artista di teatro, consigliere provinciale di estrema sinistra di cui famose restano le invettive oratorie, torrenziale conversatore incline alla battuta pungente. Sarà per questo che si sente e si legge così poco sulla stampa vicentina? No. Franzina l'acerrimo nemico del Dal Molin Usa, caratteraccio da sempre incompatibile con l'establishment giornalistico-culturale che decide sulla visibilità di questo e di quello, è una specie di fantasma per i media locali che ne censurano deliberatamente l'esistenza. Di questo fatto si lamenta sempre, cadendo nella trappola del vittimismo. Però è per questo che noi ogni tanto andiamo a trovarlo per ascoltare quel che ha da dire.
Domanda obbligata allo storico: cosa ne pensa del falò anti-Garibaldi dei leghisti di Schio?
"Penso che sono gli eredi dei reazionari dell'Ottocento di cui usano perfino gli stessi argomenti contro la figura di Garibaldi, un mito la cui popolarità nel mondo non è stata più eguagliata da nessuno. I leghisti hanno paura di figure come Garibaldi e Mazzini perché rappresentano l'anima popolare del Risorgimento, quella che era la sinistra risorgimentale, laica, in parte massonica, e anticlericale. Del resto è solo un'altra delle pagliacciate leghiste, di gente becera e ignorante che ha in odio la cultura stessa. In un'occasione ho fatto loro presente l'incoerenza di essere secessionisti e di commuoversi per gli alpini caduti nella Grande Guerra. Per tutta risposta il consigliere leghista Valerio Lago mi ha aggredito verbalmente. Questa è gente che la cultura la considera merda. Ricordano la Dc ma con una differenza: nella Dc c'erano notabili acculturati che frenavano e drenavano gli istinti della base. Io mi vergogno di essere collega in consiglio provinciale di Massimo Signorin (vicesindaco di Arzignano espulso dalla Lega per presunta evasione fiscale, ndr) che mette i piedi sul banco consiliare con le scarpe col sole delle alpi e che in televisione ha praticamente elogiato evadere le tasse".
Disprezzo antropologico più che politico, verrebbe da dire. Però sul piano politico la Lega intercetta il sentimento di un Veneto che l'unità nazionale che si festeggia quest'anno la sente poco o niente. E la sinistra pare diventare patriottica in funzione anti-leghista dopo essere stata per più di cent'anni internazionalista lasciando il tricolore in appalto all'Msi.
"La riscoperta dell'identità nazionale da parte della sinistra è genuina perché si sono resi conto che lo Stato-Nazione è un baluardo per resistere alla globalizzazione e per difendere i diritti fondamentali. Anche chi viene da una tradizione comunista riconosce che la Nazione serve a difendere conquiste come ad esempio la scuola pubblica. Garibaldi faceva parte della Prima Internazionale dei Lavoratori, era un socialista. E' vero che durante la Prima Repubblica solo l'Msi parlava di Patria, ma già con Craxi negli anni '80 comincia una riconciliazione della sinistra con l'idea nazionale. Per non parlare di un evento nazionalpopolare che ha la sua importanza, cioè il Mondiale di calcio dell'82, col presidente-tifoso Sandro Pertini. I leghisti parlano di piccola patria, ma la patria in fondo cos'è? La lingua. In Italia si parlano due lingue: l'italiano e il dialetto. Ma non sta scritto da nessuna parte che non possano convivere, anche perché se il dialetto viene naturale ed è più efficace per certe cose, l'italiano resta insostituibile per altre. Immagina di parlare di filosofia in dialetto, ad esempio: ridicolo. Infine l'appartenenza non discende solo da un principio etnico, ma è anche una scelta di dove vivere. Altrimenti è razzismo puro".
Sul caso Cis-Filippi in cui la Lega è accusata di essere un partito degli affari cosa mi dice? E non le sembra che il maggior partito d'opposizione, il Pd, sulla questione abbia tenuto un profilo basso un po' sospetto?
"Sulla vicenda in sé abbiamo capito tutti cosa c'è dietro, e cioè gli interessi di Filippi. Lui può dire quel che vuole, anche che la Equizi gli ha fatto rubare i documenti, ma è come per Wikileaks: sono veri o no? Sì. E allora... C'è stata una forte pressione dei sindaci della zona, mentre sono contrarissimi i commercianti della provincia, che giustamente difendono i colleghi che verrebbero spazzati via dall'ennesimo centro commerciale. Ora io mi chiedo: è visibile a occhio nudo che l'operazione Cis è fuori da ogni grazia di Dio, per caso c'è sotto qualcos'altro per cui da sinistra non se ne sta facendo una grande battaglia? Forse ci sono in campo anche altre operazioni nel capoluogo".
Il riferimento è all'ipotesi di un tacito scambio fra Cis e via libera provinciale al nuovo stadio a Vicenza Est con annesse aree commerciali-direzionali?
"Parliamone. Io ho questo sospetto: che ci siano interessi molteplici".
Capitolo cultura. Lei è un componente dell'Accademia Olimpica, prestigiosa ma vetusta istituzione vicentina. Come fare per ravvivarla?
"Di certo non alla maniera auspicata dal nuovo presidente, l'ingegnere Luigi Franco Bottio, che vorrebbe gestirla come un manager. Anzitutto la sua elezione è stata irrituale, nel senso che di regola il presidente viene eletto all'unanimità mentre lui è stato eletto a maggioranza, e già questo la dice lunga. Poi lui che dice "largo ai giovani" e ha quasi 80 anni... Ma il problema vero è che dice: ci vuole un manager. Non esiste, perché i "risultati" manageriali in una realtà come questa sono preclusi in quanto le cose di cui ci occupiamo in Accademia, in una società post-moderna che non riconosce più la cultura come valore in sé, sono considerate minus quam merdam".
Sì, ma allora cosa propone?
"Anzitutto rendersi conto di questo limite e poi stimolare gli interlocutori pubblici. Ché poi anche se trovi un manager sfigato non avremmo comunque abbastanza soldi per pagarlo. Vicenza in generale ha perso il treno facendosi scippare da Mantova l'idea di un festival letterario. Non esiste una città come la nostra in cui sono fioriti tanti nomi della letteratura, da Zanella a Fogazzaro a Meneghello a Mario Rigoni Stern. Invece abbiamo il Festival Biblico: di livello nazionale, per carità , ma così pare che qua abbiamo solo Palladio e i preti".
E la base Usa al Dal Molin. Il Parco della Pace strenuamente difeso dal Presidio e dal sindaco Variati è una vittoria per il no alla base?
"Non è una vittoria perché non esiste compensazione per l'irreparabile danno subìto. Ormai abbiamo le prove che sono state violate leggi e Costituzione: cosa si vuole di più per condannare un simile sopruso? Mi fanno ridere i leghisti che parlano di autonomia: ma quale autonomia hanno? Perfino la tangenziale nord dobbiamo pagarcela noi. La mia posizione, quindi, non cambia di un ette. Il parco è un contentino, è come quando venne chiamato "Viale della Pace" quello di fronte alla Ederle. Chiaramente io ho perso la mia battaglia, ma rimango in provincia a rappresentare i cittadini che mi hanno votato, e che non erano tutti appiattiti sui no-global del Presidio".
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