Francia: se ne va uno, arriva un altro!
Lunedi 15 Maggio 2017 alle 10:44 | 0 commenti
Emmanuel Macron, l'uomo della borghesia francese, è stato eletto Presidente della Repubblica. Questo è il risultato di una straordinaria mobilitazione dell'apparato di propaganda e comunicazione del capitale monopolistico durata più di un anno e che è culminata nel periodo compreso tra i due turni elettorali con la drammatizzazione della candidatura di Marine Le Pen. Chi ha vinto è l'astensionismo! Il numero è un record negativo dal 1958 e tenendo conto anche di quelli che, in buona fede, hanno votato per contrastare il FN, la percentuale testimonia il fallimento del tentativo di ricomposizione politica. I 16,1 milioni di elettori che non si sono espressi rappresentano quasi il 34% dell'elettorato, mentre Emmanuel Macron ha raccolto il 43,69% degli iscritti e Marine Le Pen il 22,40%.
Considerando anche che milioni di lavoratori non hanno votato perché non iscritti nelle liste o perchè non possono esserlo, non avendo avuto la possibilità di essere naturalizzati.
Si è voluto chiudere gli elettori: sullo sfondo "la convergenza a destra delle forze politiche" per far credere che il voto a Macron, il cui programma e la cui carriera incarnano i valori reazionari della borghesia, potesse servire da sbarramento all'ideologia reazionaria del Front National!
In realtà , la candidata del FN è servita da spalla a Macron, permettendo a quest'ultimo di far approvare i suoi orientamenti, auspicati dalla borghesia: Unione Europea, peggioramento della legge sul lavoro, rimessa in discussione del sistema pensionistico, dei contributi sociali e delle imposte, eliminazione di 120.000 dipendenti pubblici, ridefinizione degli statuti in particolare quello dell'amministrazione pubblica territoriale, riforma dei comuni e diminuzione del ruolo, anche se puramente formale, del Parlamento... In politica internazionale, Macron si inscrive nella continuità guerrafondaia dell'imperialismo francese, fatto di ingerenze e di aggressioni militari, mascherate dietro una pretesa "difesa della libertà ", come lo ha "magistralmente" dimostrato Hollande in Africa.
Si noti che in materia d'immigrazione e di diritto d'asilo, Macron non si discosta da Le Pen che per l'estensione dei confini "da chiudere": per l'una, sono le frontiere nazionali, per l'altro sono quelle dell'UE; la differenza è che Macron non avanza una "proposta", ma la politica attuata da Bruxelles, responsabile di centinaia di morti nel Mediterraneo e della consegna dei migranti alle autorità libiche che li derubano, violentano e torturano!
Il suo dire ricorrente sul superamento della destra e della sinistra, tipico delle posizioni storiche della reazione in Francia e il suo discorso in piazza del Louvre con il riferimento alla continuità con l'ancien régime la dicono lunga sulla realtà delle sue posizioni politiche! Proprio come le sue condanne implicite alla lotta di classe in nome dell'unità della Nazione, altro tema caro all'estrema destra!
Venerdì 5 maggio, la Commissione elettorale nazionale è intervenuta per impedire alla stampa di diffondere informazioni di Wikileaks riguardanti e-mail che provengono dal team Macron. Vi si apprende, tra le altre cose, che la sua campagna sarebbe stata finanziata per una somma di 5,5 milioni di euro dalle banche Rothschild, Soros e Goldman Sachs; che Bernard Arnault avrebbe apportato un contributo sostanziale e che avrebbe ricevuto il sostegno multiforme di Merkel, di Obama, di Justin Trudeau, di Junker, di Tsipras, di Matteo Renzi, di Bernard-Henri Lévy...
Pretendere di opporsi a Le Pen con questi personaggi e con i dirigenti dei Repubblicani o del PS, rivela la frode politica o la capitolazione pura e semplice di dirigenti sindacali appassionati alla collaborazione di classe, o di dirigenti del PCF screditati dalla loro politica di adesione alla socialdemocrazia.
Il risultato del FN spiega la confusione che regna negli strati popolari colpiti dalla crisi e che il tradimento dei dirigenti del PCF ha lasciato senza rappresentanza e senza prospettive; ma questo si traduce nel fatto che la lotta contro quest'organizzazione non si riguarda il carattere di classe della sua politica e della sua natura, ma questioni sociali o "valoriali". In particolare, occorre sottolineare il fatto che non si possiamo battere correnti ultra-reazionarie e fasciste senza combattere il capitalismo che le genera.
La crisi del Partito popolare europeo e del Partito socialista europeo, già evidente in tutta Europa, in Francia diventa crollo, come già accadde in Grecia; il Partito socialista (Ps) e i repubblicani, per la prima volta, non accedono al ballottaggio. La crisi dei due principali partiti francesi, su cui si basava la tradizionale alternanza bipartitica e che sono stati espressione politica dell'élite francese, è direttamente connessa con le politiche europeiste di austerity di cui sono stati esecutori bipartisan. La crisi del bipartitismo è espressione della crisi dell'integrazione europea, in particolare di quella valutaria, che aumenta le divergenze economiche. La Francia, nonostante altri paesi come la Grecia abbiano pagato un costo sociale molto più, alto, è forse il paese che ha subito la decadenza relativa, sia politica sia economica, maggiore, specialmente rispetto alla Germania.
Il programma di Macron è il programma del capitale finanziario. Un programma che sviluppa ulteriormente a destra la politica del governo Hollande: aumento dell'età pensionabile, appesantimento della legge El Khomri, taglio verticale della spesa sociale, attacco frontale al posto di lavoro nel settore pubblico. La campagna d'immagine attorno alla propria figura e la contrapposizione a Le Pen hanno in parte velato questo programma, ma esso indica la bussola reale della nuova presidenza. Macron punta a una riforma strutturale del capitalismo francese, combinata con la ricerca negoziale di un nuovo equilibrio con la Germania, dentro il quadro della UE.Â
Questo progetto passa per una linea d'attacco al movimento operaio. Il movimento operaio francese ha subito una sconfitta sulla legge El Khomri, per responsabilità preminente delle sue direzioni. Ma ha accumulato un'esperienza di lotta che ha selezionato nuovi settori d'avanguardia, e dispone di un potenziale combattivo non ancora domato. Il fronte sociale può tornare ad essere, come in tanti passaggi della storia francese, il banco di prova del nuovo governo. Per molti aspetti il più difficile.
Fin d'ora la priorità è di organizzarsi senza attendere la lotta contro l'aggressione brutale che si prepara contro il codice del lavoro e le altre misure del programma Macron-Fillon-Gattaz.
Una nota positiva! Ieri Macron sfilava sulle Champs-Elysée praticamente solo!
Luc Thibault
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.