Fornaci Rosse, "Da aziende in crisi a cooperative di lavoratori: workers buyout" con Legacoop, Cisl e un'azienda veneta
Sabato 27 Agosto 2016 alle 22:14 | 0 commenti
Continua il soggiorno di VicenzaPiù alle Fornaci Rosse e con attenzione abbiamo partecipato ad alcuni dibattiti della festa. Questa sera con Cisl Veneto, Legacoop Veneto e il moderatore giornalista Giulio Todescan (Corriere del Veneto) si parla di workers buyout. Una parola un po' difficile e forse poco sentita che a quanto sentiamo però è stata la soluzione per diverse aziende in crisi divenute cooperative di lavoratori. Prima di entrare nel dettaglio per raccontare cosa sia e che processo comporti questo passaggio per le aziende, il presidente di Berti Srl, storica attività veneziana fiore all’occhiello del territorio nel settore del vetro camera e dei serramenti racconta come la sua azienda destinata a chiudere i battenti per un tracollo finanziario stia vedendo invece una rinascita come cooperativa di lavoratori con l'aiuto di Legacoop.
Gianfranco Refosco di Cisl fa un esempio di workers buyout che invece purtroppo non ha funzionato. "La soluzione è la democrazia economica ovvero la partecipazione totale dei lavoratori. Le grandi perdite nel lavoro non sempre sono dovute alle produzioni stesse che non sono in grado di stare sul mercato. Un esempio è il prodotto di grande qualità che era tra i più in alto nel mercato: parlo di Brendolan Prosciutti di Lonigo. quaesta attività nei 3 o 4 anni precedenti ha vinto il premio San Daniele per il miglior prosciutto quindi il prosdotto non era cereto in discussione. Però arrivata al fallimento ha visto un gruppo dei suo dipendenti deciso a prendere in mano l'azienda costituendo una cooperativa con un piano industriale. La proposta era seria è valida ma non andò in porto per diversi motivi. Arrivò successivamente anche un'altra proposta più che appoggiata dalla Regione Friuli rendendo quest'ultima più appetibile ed escudendo quella dei dipendenti della Brendolan". L'invito di Cisl è di non ripetere gli stessi errori abbandonando proposte come quella di questi dipendenti.
Pizzolato Mirko di LegaCoop Veneto prende la parola per chiarire l'aspetto più tecnico di worker buyout promettendo di non annoiarci, scherza. "Le nuove cooperative di lavoartori servono a rilanciare le aziende che di fatto stanno fallendo. E' una soluzione che nei due più grandi momenti di crisi come nel 1980 e 2009 in cui nascono il 40% delle cooperative. Ad oggi arrivano tante richieste da tante aziende che sono anche ormai oltre il decotto si può dire". Non fanno miracoli pare volerci dire tra le righe Legacoop. "Negli anni 80 nasce come una soluzione non regolamentata e quindi era pura occupazione delle aziende da parte dei dipendenti. Più tardi, nell'85, con una legge diventa un passaggio legale evitando questi conflitti tra direttori d'azienda e dipendenti. Quindi i dipendenti e i "paroni" collaborano per rialzare insieme quello che era un fallimento. Spesso abbiamo proposte da aziende fallite per cattiva gestione bisogna dircelo serenamente". Come funziona quindi, quali sono i passaggi del workers buyout ci staremo chiedendo. "Noi ci questioniamo sull'azienda ovvero ci chiediamo se: il prodotto può funzionare nel mercato e se i lavoratori hanno conoscenze per produrre cioè se ci sono le figure chiave necessarie. Bisogna poi reperire risorse finanziarie. Con Berti abbiamo raccolto 1 mln di euro che di fatto i lavoratori non potevamo avere; la legge pero permette che i lavoratori mettano sul piatto l'intera indennità di mobilità . Non vogliamo coinvolgere il tfr perché comunque è un investimento e il rischio esiste. Usiamo anche un fondo nostro di Legacoop per sostenere cooperative nascenti. Ci si aspetta anche l'intervento di Veneto Sviluppo che non è cosi reattivo purtroppo. E' un processo che punta anche sul tribunale e i casi di Vicenza hanno dalla loro parte un tribunale che non brilla per reattività ".
Il moderatore giornalista Todescan chiede se dunque trattandosi di una cooperativa i cooperativa guadagni e i ruoli saranno equi e a rispondere è il presidente dell'azienda Berti che sta vivendo il passaggio sulla sua pelle. "Soldi e democrazia,eh..siamo in 22 non proprio un negozio del pane e del latte" dice "la democrazia c'è nel momento delle decisioni ed è più che applicata ma quando lavoriamo siamo un'azienda che senza gerarchia è solo anarchia. Economicamente abbiamo voluto è dovuto mantenere i livelli di inquadramento ma portato al minimo consentito gli stipendi, di comune accordo".
Todescan prima di concludere ha una domanda anche per Cisl e Legacoop ha una domanda anche per Cisl Legacoop: "perchè non cheiedere di più alla ragione? percheè non farvi conoscere di più?"
Gianfranco Refosco dichiara che "siamo nella fase in cui bisogna ricostruire ciò che la crisi ha rovinato. Cisl punta sulla partecipazione dei lavoratori nelle relazioni interne, sulle politiche attive per il lavoro (riferendosi al job act) e infine sulla formazione e l'aggiornamento delle competenze. Tutto ciò è un lavoro sotto traccia non da campagna pubblicitaria".
Pizzolato di Legacoop trova che "queste esperienze avranno un'esternalità su tutta la società evidentemente positiva. E' possibile estenderla, ma chiariamo che non è un modello basato sulla crisi delle azeinde ma un modello utilizzabile in altri ambiti ad esempio alla quantità infinita di imprese artigianali che hanno il padrone a fine carriera. L'ereditatieta funziona poco e male. I pochi lavoratori che fanno parte delle attività artigianali cononoscono l'azienda e sanno per lo più fare tutto. Queste sono le realtà che possono usufruire di questa formula. Non c'è molto spazio in discussione e ce ne potrebbe essere di più. Non abbiamo la soluzione per tutto -come dice il mio direttore- ma ne abbiamo un pezzetto".
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