Fondi UE: Franzina chiede a Poletto un dibattito
Mercoledi 23 Maggio 2012 alle 12:12 | 0 commenti
Maurizio Franzina, Gruppo Misto - Alla cortese attenzione di Luigi Poletto, Presidente del Consiglio Comunale. Oggetto : richiesta di dibattito. Leggo sulla stampa una notizia che non può che preoccupare in un momento in cui la crisi economica attanaglia famiglie ed aziende: il dossier "Burocrazia, crisi e poco personale : così finiscono sprecati i fondi Ue". La relazione della giunta regionale veneta conferma: utilizzati solo per il 48%. La gestione delle risorse affidata a personale interinale. E il Patto di stabilità blocca i soldi destinati ai Comuni.
I progetti finanziati dalla Regione con i fondi europei sono afflitti da una «strutturale mortalità ». Insomma, a poco serve evocare questi benedetti «soldi di Bruxelles», che tutti vogliono ma nessuno si piglia (perché non sa come o perché non ce la fa): i denari, come piovono in Veneto dalla Bce, finiscono lungo distesi nelle casse in laguna, fino a quando gli emissari dell'Unione non vengono a riprendersi le salme. E questo non lo dice il presidente della commissione per i Rapporti comunitari Nereo Laroni, al centro in questi giorni di una polemica furiosa,ma il Rapporto sugli Affari Europei 2012 stilato dalla segreteria generale della Programmazione, il massimo vertice dell'amministrazione regionale. I numeri, aggiornati al 2 maggio scorso (Laroni è stato accusato di aver diffuso «dati vecchi »), anche se lontani da quelli che si registrano in altre regioni d'Italia, restano comunque impietosi: su 452 milioni di euro, infatti, ne risultano impegnati appena 217, ossia il 48%. I pagamenti definitivi? 120 milioni, pari ad appena il 27%. Ieri l'assessore al Bilancio Roberto Ciambetti aveva parlato di 315 milioni impegnati, ossia il 70%, cifra che però non ha riscontro nella relazione ufficiale, così come sembra strano che la Regione sia riuscita ad utilizzare in 5 anni, al 2 maggio scorso, solo 217 milioni (il programma europeo si riferisce infatti all'arco 2007-2013), per usarne improvvisamente quasi 100 nelle ultime due settimane. Un altro aspetto da chiarire, poi, è quello dei «fondi prenotati»: secondo la relazione sarebbero addirittura 379 milioni, ossia l'84% del totale complessivo dei fondi Fesr, e questo soprattutto grazie agli interventi previsti dal Patto per il Veneto 2020. Il punto è che, a dispetto della precisazione degli uffici («Si tratta di risorse messe a bando o per cui la giunta ha già individuato i progetti ed i relativi beneficiari»), in realtà la «prenotazione» non significa nulla, sotto il profilo giuridico, e men che meno agli occhi dell'Europa, che nel 2013 verrà a riprendersi pure quei fondi lì, se nel frattempo non si sarà dato corso al regolare iter di spesa. Sulla carta, gli obiettivi certo non mancano. Limitandosi ai soli fondi per lo Sviluppo regionale, quelli di maggior interesse, la Regione ha individuato fin dal 2007 cinque «Assi prioritari »: innovazione e ricerca (oltre 190 milioni da investire entro il 2013), energia (67 milioni), ambiente (69 milioni), trasporto e telecomunicazioni (94 milioni), cooperazione interregionale e transnazionale (20 milioni). Più l'assistenza tecnica (9 milioni). Ma come sono stati utilizzati finora i (pochi) soldi spesi? La relazione, limitata al 2011, cita le piste ciclabili nelle aree di pregio ambientale ed il cloud computing per le aziende, il wi-fi gratuito negli spazi pubblici e la bonifica dei siti industriali abbandonati, fino al Museo Archeologico dell'Alto Adriatico.
Ma l'Asse Energia presenta «un importo nullo di spese certificate» e lo stesso si scopre per l'Asse Cooperazione, mentre l'Asse Innovazione, quello che più interessa agli industriali e dà i risultati migliori, è fermo a 96 milioni di euro (sui 190 milioni previsti, il 21% dell'intero programma). Un dato che fa riflettere, specie se si pensa che grazie a questi soldi è stato possibile aprire 111 nuove imprese e finanziarne altre 546 «a prevalente partecipazione femminile o giovanile». Di che numeri staremmo parlando, se il Veneto fosse in grado di sfruttare a pieno le risorse dell'Europa? Quello che non funziona, lo elencano gli stessi tecnici di Palazzo Balbi. La burocrazia, innanzitutto, perché «l'avvio dei lavori risulta spesso macchinoso e subordinato alla predisposizione di elaborati progettuali e atti amministrativi che non consentono di "produrre spesa"». Quindi la crisi, che «pone a rischio il contributo dei soggetti attuatori e degli enti locali», questi ultimi limitati anche dal Patto di stabilità e dai tagli ai trasferimenti statali (molti progetti sono infatti a co-finanziamento obbligatorio). Infine il personale. Sembra strano, ma la Regione, per la gestione dei fondi europei (ricordiamo: 452 milioni), si affida a personale a tempo determinato fornito da un'agenzia interinale. «Agenzia che non sempre può dare garanzia di continuità nelle prestazioni e nella competenza». Come a dire: manca il precario, fermate tutto. E intanto il tempo passa. La notizia, in un momento in cui l'assessore regionale al LAVORO fra un volantinaggio a Bolzano e la distribuzione di patenti di "non abbastanza fascista" è evidentemente fortemente impegnata, ed il presidente regionale stesso si perita di parlare di buon governo, ma poi lascia che ingenti risorse economiche languano nelle casse regionali e siano poi restituite alla U.E., non può che lasciare perplessi. Propongo quindi al consiglio di dibattere, e di riflettere, sulla adeguatezza delle azioni della Regione Veneto riguardo all'utilizzo dei fondi europei, e di invitare la stessa, con apposito ordine del giorno, ad un più efficiente ed efficace utilizzo delle risorse messe a disposizione dalla Unione Europea.
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