Fitch declassa Banca Popolare di Vicenza a BB: da predatore rischia di diventare preda
Venerdi 18 Luglio 2014 alle 16:54 | 0 commenti
Fitch, una delle tre Major del rating insieme Standard & Poor's e Moodys, ha declassato a BB il rating BB+ ("spazzatura" già dicevano gli operatori finanziari) a cui nel tempo era scesa la Banca Popolare di Vicenza, come in passato era stato riferito in diversi articoli da VicenzaPiù (scorri qui). Se la banca di Gianni Zonin ha spesso contestato non solo la propria cattiva e ora ulteriormente peggiorata pagella ma addirittura il sistema stesso del rating, questo nuovo declassamento di certo non farà dormire sonni tranquilli in via Btg. Framarin. Finora abituata a inseguire le prede (Veneto Banca, Etruria, Marostica, Ferrara) BpVI ora potrebbe diventare una preda invece che un predatore.
Mentre attendiamo possibili reazioni del vertice vicentino, a cui le abbiamo chieste anche perchè l'aumento delle sofferenze evidenziato da Fitch col suo BB penalizza proprio, come sostiene da tempo la popolare vicentina, le banche più propense a finanziare le aziende, dalla poco "amica" Veneto Banca arriva una risposta alla nostra richiesta di commenti che sa di distacco non solo aziendale : «non intendiamo commentare la notizia».
Al malcelato orgoglio di Montebelluna fa eco il silenzio della Popolare di Marostica che potrebbe far supporre anche una qualche preoccupazione del suo nuovo Cda, presieduto dallo "rifondatore" Giuseppe Bottecchia, per il possibile indebolimento di uno dei due Cavalieri bianchi prospettati per il suo rilancio.
In una scena finanziaria italiana sempre più indebolita e sempre meno considerata a livello internazionale (di qui le lagnanze del recente passato di Zonin & c. che non dubitiamo che ora si ripeteranno magari inasprendosi) importante per tutti gli attori toccati dalle sorti della BpVI saranno, ora, le mosse e gli "imbeccamenti" di Banca d'Italia, arbitro delle operazioni di aggregazione, fino ad oggi propensa a "spingere" Zonin e Sorato verso lo shopping bancario d'area e non solo ma che ora dovrà fare i conti con un BB che non innalza l'Istituto vicentino sulla massa di banche a cui si propone da guida.
C'è da ricordare anche che la Banca Popolare di Vicenza non è quotata in borsa per cui non subirà immediate perdite di valore delle azioni fissate monocraticamente dal Cda stesso.
Anche se potrebbero non mancare preoccupazioni degli azionisti risparmiatori, c'è, quindi, il tempo di metabolizzare il boccone amaro. Come? Lo sapremo.
Di Giovanni Coviello in collaborazione con Edoardo AndreinÂ
Di seguito pubblichiamo un articolo di Luigi Dell'Olio che dalle pagine di Venezie Post puntualizza la situazione.
Il ruolo di soggetto aggregante più volte rivendicato da Gianni Zonin può attendere. La Banca Popolare di Vicenza deve prima mettere in sicurezza la sua esposizione debitoria. E’ il messaggio che si legge tra le righe scorrendo l’ultimo report elaborato da Fitch in merito all’istituto di credito guidato dall’imprenditore vinicolo. L’agenzia di rating ha infatti tagliato il giudizio da BB+ a BB, rilevando una maggiore vulnerabilità dell’esposizione finanziaria, pur senza pericoli particolari nel breve periodo. Dato tuttavia che sui mercati è tornata l’instabilità , un giudizio di questo tipo non consente alla banca vicentina di dormire sonni tranquilli.
In particolare Fitch motiva il declassamento a causa del ridotto livello di copertura sui crediti, che rischia di peggiorare ulteriormente se l’economia italiana proseguirà nella stagnazione. Secondo l’agenzia di rating, anche considerando l'aumento di capitale da 608 milioni di euro che dovrebbe chiudersi a breve, i prestiti deteriorati senza copertura ammontano al 90% del capitale core, un livello ritenuto elevato sia in confronto agli istituti di credito domestici sia in confronto a quelli internazionali. Questo giudizio suona sinistro alla luce del processo di asset quality review (Aqr) che sta interessando in queste settimane le banche europee di grandi e medie dimensioni compresa la Bpvi. Gli analisti ricordano anche che la banca vicentina ha già pianificato nei prossimi tre anni ulteriori misure di rafforzamento del capitale per circa 600 milioni di euro, anche se al momento non è possibile ipotizzare tempistiche più precise. Probabilmente se ne saprà di più solo dopo la pubblicazione dei risultati relativi all’Aqr.
Da tempo l’istituto è sotto l’attenzione anche di Bankitalia, che spinge per un processo di integrazione tra gli istituti italiani di medie dimensioni, con l’obiettivo di irrobustire i ratiopatrimoniali ed essere più stabili in caso di eventuali, nuove crisi dei mercati. Zonin si è mostrato sin dall’inizio interessato a questa prospettiva, ma a patto di svolgere un ruolo da soggetto aggregante. In un primo tempo si è tentata la strada della fusione con Veneto Banca, contando sulla contiguità territoriale dei due istituti e sulla comune natura di banche popolari. Tuttavia entrambi gli istituti non sono quotati, per cui si è cercato un accordo sui concambi, che non è stato trovato. E’ partito così il corteggiamento prima alla Banca Etruria (respinta) e quindi a Popolare di Marostica (che ha da poco rinnovato i vertici e potrebbe presto approfondire la proposta), mente per fine mese è attesa l’offerta per la Cassa di Risparmio di Ferrara. Ora però il declassamento di Fitch rischia di indebolire le ambizioni da predatore.
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