Finanziaria. Nuovi sacrifici e nuove balle
Martedi 8 Giugno 2010 alle 22:36 | 0 commenti
di Lucio Panozzo (terza e ultima parte dopo la prima e la seconda)
Questa terza e ultima parte prevede quegli indigesti privilegi che da troppi anni ormai siamo costretti a subire a causa di una gestione statale allegra, disonesta, disorganizzata, spendacciona, incompetente, insipiente, menzognera, serva dei paesi forti, serva dei poteri forti, a volte ladra. Mi sono imposto di non parlare degli ultimi accadimenti politici che ci stanno travolgendo in un colpo di stato strisciante senza che i nostri politici smettano quei forzati, odiosi sorrisi che ci regalano dal video; senza che l'opposizione sappia almeno far finta di protestare senza farsi rider dietro. Rimango all'interno dell'argomento che mi sono imposto, del quale sono responsabili tutti gli schieramenti, eccezion fatta per qualche lodevole comportamento di chi non ha paura di andare controcorrente (troppo pochi).
Credo si sia compreso il mio pensiero riguardo allo strapotere di paesi stranieri su questa repubblichetta che ci hanno da sempre insegnato e indicato come libera e padrona di se stessa. Credo si sia capito che se non riconquisteremo la nostra sovranità nazionale avremo poco da sperare nel nostro futuro.
E ora elencherò alcuni dei privilegi da eliminare. Se non ci riusciremo, la voragine che si sta aprendo sotto i nostri piedi si allargherà sempre più, e non ci sarà possibilità di salvezza.
BANCA D'ITALIA. Dal 1992 è silenziosamente passata dallo status di banca di stato a banca privata. Un giornale che sia uno che al tempo abbia commentato, io non l'ho visto. I problemi collegati a questa incredibile situazione (non è solo nostra, segue le indicazioni del neoliberismo dal quale stiamo per essere sommersi, tanto è vero che anche la BCE risulta una banca privata) sono essenzialmente due: primo, dobbiamo pagare un carissimo signoraggio a questa banca privata che ci stampa le banconote (vale anche per l'euro, stampato in sede nazionale da tutti gli stati aderenti); secondo, tale banca avrebbe il compito di controllare le altre banche, ma siccome il gruppo proprietario è un pool di banche, i controllati e i controllori si identificano nella stessa organizzazione. Semplicemente comico. I recenti fatti che hanno travolto il governatore Fazio sono la cartina al tornasole della situazione, che non si conclude qui, c'è anche la parte umoristica. Il sig. Fazio, espulso e probabilmente già condannato, ha diritto ad un ufficio nella sede della Banca d'Italia con il pass per il settore informatico di cui può captare e intercettare ogni segreto.
GIOCHI DI BORSA INTERNAZIONALI. Stiamo vivendo uno dei tanti episodi in cui stati finanziariamente deboli vengono presi di mira dagli speculatori. Non che l'attuale situazione in Europa dipenda solo da questo, ma il colpo di grazia sì. Parlare contro questo sistema provoca sempre le grida delle vergini violate e l'auto stracciamento delle vesti da parte delle vestali (scusate la ripetizione) della finanza. In pratica, si viene tacciati di comunismo. Basterebbe comprendere che tra il neoliberismo dilagante (arbitrariamente accettato dai vertici dell'Unione Europea ma non da noi cittadini, che votammo per l'Unione e non per il neoliberismo) ed il comunismo, che sono due estremi, ci possono stare un centinaio di situazioni che potrebbero costituire delle vie di mezzo praticabilissime e molto meno dannose. Chi di dovere lo comprende benissimo, ma fa lo gnorri.
REGIONI A STATUTO SPECIALE. Vanno eliminate con un colpo netto, e non credo che sia necessario spiegare il perché. Ma se qualcuno volesse chiedere spiegazioni, gli diremmo che eminenti pensatori della chiesa cercano da secoli e da millenni la sede del Paradiso Terrestre, perdendo nella ricerca tempo e denaro. Basterebbe che lo chiedessero a noi, gli indicheremmo volentieri le regioni a statuto speciale. Ne consegue che si devono eliminare anche le province a statuto speciale (autonome) e ogni forma di sostegno al meridione. Non è possibile continuare così: circa otto regioni che ne mantengono venti, è assurdo, ed è ora di finirla!
FINANZIAMENTO PUBBLICO. Quello ai partiti va eliminato subito, in ossequio al famoso referendum, alla vittoria del quale non seguì il risanamento, ma semplicemente fu cambiato il nome: da finanziamento a rimborso spese, e questo lo fecero le sinistre. Le destre, invece, più brave, moltiplicarono le quote per cinque, e forse da qui partì l'asservimento delle sinistre al sig. Berlusconi.
Quello ai sindacati, pure.
Le due istituzioni nominate devono vivere delle quote associative, che basterebbero se partiti e sindacati non avessero snaturato i loro compiti. Oltretutto si è verificato spesso che i sindacati si siano comportati come scherani sia dello stato che del padronato, più che come protettori della classe operaia (ma questa in ogni caso avrà la soddisfazione di andare in paradiso a ricevere il premio per la vita di stenti che il sindacato le fa fare).
PENSIONI NON DOVUTE. E' l'ultimo esempio di questo elenco troppo breve, ma si sa che lo spazio non è infinito sulle pagine dei giornali, siano cartacei che in rete, quindi conviene tagliar corto.
Ci fu un periodo in cui per oscuri disegni lo stato italiano si adoperò per dispensare pensioni a nastro ai cittadini italiani residenti all'estero, figli o nipoti di emigranti anche di terza o quarta generazione, in definitiva gente che aveva solo il doppio passaporto e non aveva mai posato il piede sul suolo patrio. Brasile, Argentina, ed ex Jugoslavia furono i paesi più gettonati. Complici i sindacati, che ricevevano degli abbondanti rimborsi per ogni pratica, finanziammo il mondo attraverso un discutibile sistema di versamenti figurati o, nei casi più onesti, con un anno di lavoro in Italia. Ora il nostro sistema pensionistico è al collasso e il debito nazionale è arrivato a cifre colossali, secondo o terzo al mondo (almeno qualche primato ce l'abbiamo), ma c'è chi gode di pensione pagata dagli attuali lavoratori con esagerate trattenute che non serviranno mai per loro, perché la pensione non la vedranno mai. L'esempio di un boia di guerra (Jugoslavia) che riceveva la pensione di questo tipo mi pare significativo.
COME SOPRA, PERO' CASI ANTIPATICI DI PRIVILEGIO. Dice niente sentire nominare la "legge Bacchelli"? Forse a molti non dirà un granché, ed è per questo che cerchiamo di spiegarne le origini.
E' la legge 440 dell'8 agosto 1985, creata per aiutare personalità del mondo della cultura, dello spettacolo, dell'arte, della musica, finanche dello sport, che si siano distinti nella vita attiva e che abbiano portato alto il nome dell'Italia, ma che versano in condizioni di indigenza. Si chiama così perché il primo a beneficiarne fu Riccardo Bacchelli (Il Mulino del Po). Dunque, persone che in vita hanno goduto di agiatezza, sicuramente molto al di sopra della media, dopo aver sperperato mentre gli altri lavoravano, arrivati alla vecchiaia, lo stato li aiuta a mantenere una vita dignitosa con i soldi di chi lavora. Questa è sicuramente la situazione più antipatica, anche se, calcolando l'esborso da parte dello stato risulterebbe certamente di poco conto. Ma è la differenza di trattamento che fa male: figli e figliastri, come sempre. Come si fa a dire in televisione (Lino Banfi, che sta caldeggiando presso il ministro Bondi la soluzione per Laura Antonelli) che una persona non può vivere con 510 € al mese di pensione? Quanti ce ne sono che vivono con cifre minori? Come si fa a sbattere in faccia ai poveri il presunto diritto di chi povero non vuol essere? E come fa lo stato a cedere a queste richieste, mentre fa il sordo quando a chiedere (con tutti i diritti) è chi si è spezzato la schiena a lavorare sul serio? (Dicesi sul serio, cioè non sul palcoscenico o sul set, ma in acciaieria, in fabbrica, magari respirando amianto o altre porcherie). Ricordo due casi particolarmente antipatici: l'attore Salvo Randone che in una trasmissione televisiva, da quel bravo attore che era, tra strazianti lacrime disse che non ce la faceva più a vivere con una pensione da due milioni al mese (vent'anni fa, quando le pensioni medie erano di 6/700.000 Lit.). A colpo sicuro ebbe il suo vitalizio, non ricordo a quanto ammontasse, ma si vociferò che costituisse il raddoppio di quanto percepiva già . Il secondo caso vide Alberto Pincherle, alias Alberto Moravia, come protagonista. In una occasione in cui partecipò ad una cerimonia assieme al presidente Pertini, prese la palla al balzo e gli dichiarò che non ce la faceva più a mantenere l'ex moglie Elsa Morante nell'istituto nel quale era ricoverata. Pertini si comportò malissimo, perché avrebbe potuto facilemte informarsi sulla consistenza (ragguardevole) del patrimonio della scrittore, e la pensione arrivò puntuale, e il vecchio satiro potè così dedicarsi a mantenere la nuova moglie Carmen Llera, molto più bella e molto più giovane dell'Elsa, e forse anche più spendacciona. Almeno possiamo godere nel pensare a quante corna gli piantò in testa.
Così va il mondo, e quelli che hanno ragione sono sempre gli stessi, perché vige la legge del più forte. Noi la ragione non sappiamo neanche cosa sia, perché abbiamo sempre torto. Pagare e tacere, questo è il nostro compito.
Lucio Panozzo
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