Festival islamico, solite calunnie
Martedi 1 Dicembre 2009 alle 17:48 | 0 commenti
Premessa per i duri di comprendonio: non siamo islamici, e neppure filo-islamici nel senso religioso del termine. Né abbiamo simpatia per i fanatici che fanno dell'Islam un'ideologia politica (islamismo). Però, siccome la presenza dei musulmani nel nostro paese come nel resto dell'Occidente è un fatto, coi fatti bisogna misurarsi per capire eventi come la manifestazione itinerante intitolata "Il lavoro umanitario: virtù e dovere", organizzata dalla Islamic Relief, che farà tappa nel centro culturale di via Vecchia Ferriera a Vicenza il 6 dicembre.
I fatti dicono che l'ente promotore, l'Islamic Relief, è una ong (organizzazione non governativa) che si occupa di cooperazione umanitaria internazionale, è membro consultivo del Consiglio Economico e Sociale dell'Onu ed è tra i firmatari del codice di condotta della Croce Rossa Internazionale e della sua omologa musulmana, la Mezzaluna Rossa. Fa parte inoltre della Makepovertyhistory, il più grande consorzio di ong umanitarie del mondo (dentro ci sono Unicef, Save the children, la cattolica Cafod, ecc). Tutte le informazioni si possono trovare cliccando su http://www.islamic-relief.it. Spiega il responsabile dell'associazione, Abdullah Paolo Gonzaga: «La novità di quest'anno rispetto agli incontri scorsi è che vogliamo occuparci anche di dialogo interreligioso. Per questo gli incontri saranno aperti anche ad esponenti del mondo cristiano. Abbiamo già avuto l'adesione di Giovanni Sarubbi, direttore della rivista on-line "Il Dialogo" che verrà direttamente da Avellino dove risiede per raccontare la sua storia di cattolico impegnato in prima fila nel dialogo con i musulmani.
Verranno anche i responsabili dell'associazione "Misericordia" di Segrate ed abbiamo invitato anche diversi esponenti della Diocesi di Milano» (La Repubblica, edizione Parma, 30 novembre 2009).
Altro fatto è che si tratterà , in sostanza, di conferenze in cui parleranno tre telepredicatori islamici: l'egiziano Omar Abdel Kafi, il kuwaitiano Ayyub al-Ayyub e il marocchino al-Arabi Kasshat. Per assistere a una di queste conferenze i partecipanti pagheranno una quota minima di 5 euro ed è prevista la traduzione simultanea in italiano e un servizio di animazione per i bambini. Ma il problema sta nella presenza dei Abdel Kafi. Sulla stampa locale la Lega Nord ha ricordato, riprendendo una polemica del 2007 del giornalista ex musulmano Magdi Allam (a proposito della mancata concessione di una sala pubblica da parte del Comune di Sassuolo per un evento analogo nel 2007), come questo egiziano sia stato «cacciato dall'Egitto per le sue idee eversive», in quanto sarebbe un «predicatoÂre della guerra Santa islamica come "un obbligo imprescindiÂbile per tutti i musulmani e le musulmane da espletare in tutÂti i modi, sacrificando la proÂpria vita o con il denaro, la paroÂla o il cuore"» (Alessio Sandoli segretario cittadino leghista, Corriere del Veneto 28 novembre 2009). Queste accuse sono, semplicemente, false. Basta rileggere la secca smentita inviata un anno fa da Gonzaga ad un giornale online di Sassuolo: «Il principale invitato, il Dott. Abdelkafi, non è... mai stato espulso dall'Egitto nè da nessun altro paese, vive a Dubai e gode della più ampia libertà di movimento... Tra l'altro il Dott. Abdelkafi non è soggetto a restrizioni di sorta nemmeno rispetto agli Usa, ulteriore conferma che le farneticanti affermazioni a lui attribuitegli riguardo i tragici eventi dell'11 settembre, nient'altro sono che un incredibile calunnia nei suoi riguardi. (...) Inoltre il Sindaco di Sassuolo non concesse la sala prenotata esclusivamente per il fatto che con la venuta del popolarissimo Dott. Abdelkafi le presenza di poubblico sarebbero state molto più alte di quello inizialmente preventivato. (...) Teniamo a ribadire inoltre che Islamic Relief è un'associazione che svolge puro lavoro umanitario a favore dei più poveri del mondo...» (http://www.modena2000.it, supplemento di www.sassuolo2000.it).
Il torto degli organizzatori semmai è stato, come ha fatto notare l'ex imam di Vicenza Kamel Layachi, quello di «non avvisare le istiÂtuzioni locali, Comune per priÂmo». Ma c'è chi pensa che il loro torto sia puramente quello di esistere. Invece, poiché ancora una parvenza di Costituzione ce l'abbiamo, l'esercizio della libertà d'espressione, senza distinzioni d'idee politiche o di religione, è ancora tutelato. Purchè, s'intende, non venga fatto ricorso alla violenza. E il leghista Sandoli dovrebbe ricordarsi di quando, esattamente un anno fa, subì la censura europea per le frasi razziste contenute in un forum su Facebook da lui aperto: noi difendemmo il suo diritto a dire quello che gli pareva, pur non essendo d'accordo nel merito. Lo stesso principio vale ora per gli islamici. Tanto più che, come abbiamo dimostrato, ciò di cui li si accusa non sta in piedi.
Post scriptum per il sindaco Variati. Il primo cittadino, un po' goffamente, si è trincerato dietro il solito ritornello secondo cui i promotori sarebbero appartenenti all'«Islam moderato». Caro sindaco, questa entità sventolata dai media occidentali per rassicurare le masse impaurite dagli stessa media che ogni due per tre parlano di pericolo Al-Qaeda (che non esiste più, se mai è esistita), questa fantomatica versione "moderata", non esiste. Nel senso che la grande parte dei fedeli musulmani nel mondo, come mi ha spiegato il massimo esperto di immigrazione islamica in Italia, il mio ex professore e sociologo Stefano Allievi, non fa del Corano un libretto verde per il dominio del mondo. "Jihad", guerra santa, è la guerra interiore per conquistare sé stessi alla fede in Maometto. I "moderati" di cui cianciano i Magdi Allam sono gli Stati, in genere autoritari e repressivi (come l'Egitto, governato da una dittatura di fatto impersonata da Mubarak, o come la medievale Arabia Saudita), che per interessi economici e geopolitici sono alleati-zerbino degli Stati Uniti e di noi occidentali. In questi regimi, però, nessuno parla di esportare la democrazia: chissà come mai. Inoltre, solo una minoranza degli immigrati extracomunitari provenienti da paesi islamici professano attivamente il proprio credo religioso frequentando i centri e le moschee italiane. E, tranne qualche isolato invasato dal mito di Osama Bin Laden (un ex protetto della Cia, è sempre bene rammentarlo), la stragrande maggioranza di loro prega e si riunisce senza dare nessun problema. Non sono moderati: sono solo sé stessi.
Alessio Mannino
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