Fazioli, cavallo azzoppato
Giovedi 23 Luglio 2009 alle 08:06 | 0 commenti
Il piano dell'Emiliano di San Biagio è monco della sua parte decisiva: la patrimonializzazione. I dubbi giuridici e finanziari nascondono anche una matrice politica
Mastica amaro Roberto Fazioli, l'emiliano chiamato da Variati al timone di Aim. Il suo piano industriale da 120 milioni di euro fondato sul passaggio di proprietà di beni immobili e reti di distribuzione dal Comune a San Biagio, l'ormai famosa "patrimonializzazione", è rimasto monco proprio della patrimonializzazione. In altri termini, gli investimenti necessari al rilancio dell'azienda municipale per ora restano al palo. Questo perché, fino a quando non sarà effettuata tale operazione, fondamentale nel disegno di Fazioli che l'ha sperimentato nelle altre multiutility di cui è presidente (cosiddetto "modello Soelia", ad Argenta), ad Aim non conviene bussare alla porta delle banche per accendere mutui con cui finanziarsi.
Global Quaresimin
Era il tassello più importante nel mosaico di Fazioli. Quello contenuto, per capirci, nell'ultima delle quattro delibere del pacchetto Aim licenziato dalla giunta nelle ultime settimane. Le altre tre sono andate in porto, approvate dal consiglio comunale. Una, poco più che formale, ha sancito la ridenominazione del braccio operativo del Comune, Amcps, da azienda speciale in Srl. La seconda ha dato via libera all'incorporazione di Amcps nell'holding di San Biagio, tenendo in prospettiva l'ulteriore trasformazione di Amcps in una società interna al gruppo Aim, "Valore Città ". Tutto da vedere, riguardo a questa fusione, come verrà definito il ruolo dell'attuale vertice di Amcps, presieduto da Marino Quaresimin. In teoria il capo-corrente degli ex-Margherita nel Pd vicentino dovrà diventare un sottoposto di Fazioli: lo sarà anche nella pratica? E il cda da lui guidato verrà ridimensionato a tre membri, così da cogliere l'occasione, magari, di far saltare qualche testa, come quella di Otello Dalla Rosa, il cui documento fortemente critico del piano Fazioli è stato visto come un affronto agli occhi di un Variati "solo al comando"?
La terza delibera, la più sostanziale, inaugura il corso del global service. Ovvero, il sistema per cui tutto ciò che prima faceva Amcps, ora lo farà Aim: dalla sistemazione dei posaceneri alle piste ciclabili, dai semafori alle strade, il tutto centralizzato e programmato in un'ottica industriale. Ora, questo tris di provvedimenti è già operativo e può prendere piede. Ma è solo il primo passo. Per camminare, la strategia di Fazioli l'Emiliano aveva bisogno di incedere nel secondo, quello decisivo. E questo non c'è stato.
Problemi tecnici
Non c'è stato perché dalla maggioranza di centrosinistra sono emersi dubbi e perplessità che l'hanno stoppato. Si tratta di interrogativi di natura tecnica che tormentano lo stesso assessore al bilancio, Umberto Lago. Secondo la legge, beni pubblici non possono essere utilizzati per investimenti. Incamerando il patrimonio che essa gestisce ma la cui proprietà è in capo al Comune, Aim correrebbe il rischio di eludere o, peggio, violare la norma. Inoltre, l'ex municipalizzata è un soggetto di diritto privato (una spa) ma è posseduta al 100% dal Comune di Vicenza. Come tale, è da dimostrare che abbia la facoltà di firmare eventuali vendite di pezzi del patrimonio, che indirettamente resta pur sempre dell'ente pubblico, cioè del Comune. Si è perciò profilata la necessità che scelte di questo tipo debbano ottenere l'approvazione di un voto del consiglio. Infine, benché sia un atto formale, meno patrimonio per il bilancio comunale significa meno soldi per le casse di Palazzo Trissino, benché Fazioli abbia fatto notare che ciò vuol dire che anche i relativi mutui, cioè debiti oggi a carico dell'ente, passerebbero sotto la contabilità di Aim.
Insomma, la questione è pane per gli uffici giuridici e ragionieristici dell'amministrazione comunale. I quali, nel settore ragioneria per la precisione, hanno da poco tempo perso l'uomo che ha seguito tutto l'andirivieni di trasferimenti fra Comune ed Aim in questi anni: Paolo Andreatta. Andatosene in pensione, il dirigente è una scatola nera vivente. Fazioli, quando di recente ha fatto quel sibillino riferimento ai "cassetti" da svelare, probabilmente pensava anche al dossier dei soldi pompati da San Biagio nella cassa comunale. Non c'è soltanto, quindi, la mala gestione del suo predecessore Beppe Rossi. Per non dire di quel vaso di pandora ancora ben chiuso costituito dagli affidamenti, cioè dagli appalti che secondo le malelingue sarebbero stati allegramente girati in questi dieci anni ad una galassia di imprese amiche sia del centrodestra che del centrosinistra.
Il prudente Achille
Il tecnico Lago prende tempo per raccapezzarcisi, e difatti Fazioli sta aspettando che dal "proprietario", cioè dal sindaco, venga la luce verde per completare l'opera aggiungendovi la capitale componente patrimoniale. L'Emiliano giura di aver avuto "garanzia" che questo avverrà dopo le ferie di agosto, e che perciò trattasi di banale rinvio per approfondire gli oggettivi problemi tecnici. Conoscendo un po' il personaggio, lo immaginiamo sbuffante e impaziente. Più il tempo passa, meno investimenti partono e più gli oneri finanziari aumentano. Ma l'altolà , va da sé, ha anche una motivazione squisitamente politica. Variati è un politico troppo consumato per non sapere che così immobilizza il pupillo Fazioli. E Aim, essendo pubblica, rimane ostaggio della politica, a prescindere dal colore della giunta in carica. Ecco quindi che l'azzoppamento del piano Fazioli può essere interpretato, dicono i beninformati a palazzo, come un ridimensionamento del presidente di San Biagio. L'accorto Achille, sempre attento a non scoprire troppo il fianco alle critiche, non vuole passare come l'impotente notaio che ratifica il controllo assoluto del tesoro di Vicenza da parte di un forestiero che forse eccede in protagonismo e volontà accentratrice. Così ha preferito riprendere le briglie e rallentare la corsa di Fazioli dal galoppo ad un più modesto trotto. Quest'ultima scalcia in silenzio, deluso per aver dovuto rimandare il taglio del nastro più ambito. Ma è bene che si abitui: qui siamo nella Vicenza dei veti incrociati e delle pause di sacrestia, non nella gaudente e spedita Bologna.
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