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Ettore Beggiato, l'inno al Veneto dalla storia al futuro passando per il referendum del 22 ottobre

Di Citizen Writers Martedi 29 Agosto 2017 alle 07:42 | 0 commenti

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"Il governo centrale di Roma, questo governo di filibustieri, di ladri e camorristi organizzati, non si accorgerà di noi se non ci decideremo a far da noi" e ancora "Ora basta! Il problema veneto è così acuto che noi da oggi predicheremo la ribellione dei veneti. Cittadini, non paghiamo le tasse, non riconosciamo il governo centrale di Roma, cacciamo via i prefetti, tratteniamo l'ammontare delle imposte dirette nel Veneto": parole infuocate che arrivano dalla Marca Trevigiana ma non sono di Luca Zaia, bensì di un parlamentare veneto, Guido Bergamo, repubblicano eletto a Montebelluna che negli anni venti denunciava una situazione pesantissima, tentando di dar vita a un "Comitato interpartitico di parlamentari veneti per l'autonomia regionale".

In quegli stessi anni, Luigi Luzzatti, già presidente del Consiglio dei Ministri, nato a Venezia e docente all'Università di Padova, giurista ed economista di grande spessore, manifestava al suo successore Vittorio Emanuele Orlando il 7 febbraio 1919 il timore che in Italia potesse sorgere "un'Irlanda Veneta, mutando i paesi più patriottici e più sobri nel chiedere, in ribelli della disperazione". Siamo nel 1919 e la rivoluzione irlandese porterà alla nascita dell'Irlanda libera e repubblicana: il timore di quanto stava succedendo nel Veneto doveva essere, ai massimi livelli istituzionali, veramente molto forte.
Con l'avvento al potere del fascismo le istanze del popolo veneto vengono messe a tacere, ma già il 12 giugno 1945, appena finita la seconda guerra mondiale, il ministero dell'Interno chiede lumi alla Prefettura di Venezia su "persone che tendano a una autonomia integrale del Veneto e alla costituzione di una Repubblica di San Marco"; in quei mesi nasce anche l'associazione "San Marco par forza" che nel programma prevede nei primi punti:
Autonomia e indipendenza di tutte le terre di San Marco. Ricollegarsi con le tradizioni e i costumi della nostra vecchia e gloriosa Serenissima e riesumare la sua sapiente forma di governo, riformandola e adattandola ai tempi moderni.
Niente separatismi. L'Italia è e deve restare unita, però ci facciamo promotori affinché si organizzi politicamente in una "Confederazione di Repubbliche o Regioni" come per esempio la Svizzera.
Qualche anno più tardi troviamo il MARV (Movimento Autonomo Regionalista Veneto) alleato del più conosciuto MARP (Movimento Autonomista Regionale Padano) che nel programma prevedeva "l'istituzione della regione veneta, l'estensione delle forme di autogoverno locale con l'attribuzione agli enti locali di funzioni oggi centralizzate in organismi burocratici, la soppressione dell'istituto prefettizio."
Nel 1970 nascono le regioni a statuto ordinario, e lo statuto della nostra Regione all'articolo 2 recita. "L'autogoverno del popolo veneto si attua in forme rispondenti alle caratteristiche e alle tradizioni della sua storia": una dichiarazione di identità e di appartenenza fortissima, in nessun altro statuto si parla di "popolo".
E come non ricordare nel 1983 il successo della Liga Veneta, il primo movimento autonomista di una regione a statuto ordinario che riesce a far eleggere i suoi rappresentanti al parlamento italiano.
E ancora, nel 1991 facevo parte di quel Consiglio Regionale che, praticamente all'unanimità, si pronunciò per l'indizione di un "Referendum consultivo in merito alla presentazione di proposta di legge statale per la modifica di disposizioni costituzionali concernenti l'ordinamento delle Regioni" e che ci fu bocciato dal governo di Roma per due volte.
Tutto questo per dire, e ho tralasciato fondamentali momenti della nostra storia, penso alla rivoluzione veneta del 1848 che portò alla rinascita della Repubblica Veneta, come il referendum del 22 ottobre rappresenti la naturale continuità con tante battaglie, con tante lotte e spero vivamente che una massiccia partecipazione al voto possa dare continuità alla mai sopita aspirazione dei veneti all'autogoverno.
Ettore Beggiato, Venetista, ex Consigliere regionale del Veneto


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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