Esaurita la morbosa curiosità su quel "giglio" di Maria Elena Boschi ecco "le" domande per l'audito Pier Carlo Padoan su "zero sequestri" a Zonin, insolvenza, Stato "creditore first", Viola liquidatore...
Venerdi 22 Dicembre 2017 alle 00:37 | 0 commenti
Il trait d'union tra le audizioni della Commissione d'inchiesta sulle banche è stato il gossip istituzionale su Maria Elena Boschi, che, lo ripetiamo, se ha detto bugie vada a casa ma finiamola quì con la storia dei conflitti di interessi sui quali è nata ed è stata fondata la seconda Repubblica, Silvio Berlusconi docet. Ebbene la morbosa curiosità sul più bel petalo del "giglio magico" ha fatto il gioco di chi voleva stendere una ulteriore cappa sulle tragiche mancanze dei controllori, Bankitalia e Consob, che hanno permesso e alimentato il crac "impostato" dai controllati, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca qui da noi, altri istituti altrove.
"Perché il governo e, segnatamente, il suo ministero, il MEF, ha impiegato mesi e anni per poi prendere tardivamente le decisioni finali che, se da un lato hanno preservato l'esistenza di Monte dei Paschi di Siena, hanno cancellato dal Veneto le sue due banche di riferimento" sarebbe stata la domanda base da cui saremmo partiti nell'audizione di Pier Carlo Padoan, ovviamente dopo aver ascoltato pazientemente le domande "innovative" su Maria Elena nostra.
E dopo questa domanda, che se avesse avuto una risposta per tempo, ci avrebbe evitato tutti i prossimi quesiti, ecco quelli che, in nome dei truffati, avremmo fatto e che, pure, qualcuno, più volenteroso di altri, tipo il senatore 5 Stelle Gianni Girotto, ha provato a porre, sia pure con scarse se non inesistenti risposte nell'indifferenza generale e per la rabbia dei soci azzerati.
1) I commissari liquidatori di BPVi non si sono ancora attivati per la richiesta di sequestro conservativo nei confronti del Cav. Gianni Zonin e questo è un tantino opinabile vista la pubblicazione da bilanci pacificamente falsi. Ma anche un danno per l'erario che ha prestato ampie garanzie a Banca Intesa Sanpaolo. Per dare avvio alla richiesta di sequestro non è indispensabile che i liquidatori si impegnino personalmente sottraendo tempo prezioso alle loro numerose incombenze. Sarebbe' sufficiente dessero incarico a uno dei tanti studi legali esistenti. Delle due l'una: il MEF lo ha loro richiesto ricevendo un rifiuto (e in questo caso i Commissari andrebbero sostituiti seduta stante); il MEF non lo ha richiesto e allora le chiederemmo, signor ministro, di spiegarne il motivo.
2) I dati economici oggi disponibili sullo stato della liquidazione coatta amministrativa delle due banche venete indicano un enorme squilibrio tra attivo e passivo che dovrebbe rendere inevitabile la declaratoria di insolvenza, che consentirebbe il recupero di ulteriori attivi a favore della massa dei creditori. Tale istanza deve essere predisposta dai commissari liquidatori. Allora o il MEF lo ha loro richiesto ricevendo un rifiuto (e in questo caso i Commissari andrebbero sostituiti seduta stante) oppure il MEF non lo ha richiesto e allora le chiederemmo di spiegarne i motivi.
3) Nel caso delle quattro banche "risolte", i cessionari (ad. es. UBI) hanno pagato un euro per avere una azienda bancaria pulita da NPL. Nel caso delle due popolari venete, il cessionario Banca Intesa ha parimenti pagato un euro per avere un'azienda bancaria pulita ma, in aggiunta, ha ricevuto una dote di 3.5 miliardi di euro esentasse, importo la cui consistenza appare davvero impressionante. Domanda: quando lo scorso giugno, su incarico del MEF, si è avviata la procedura per chiedere eventuali manifestazioni di interesse da soggetti privati per rilevare le due banche venete, mettendo a disposizione la data room, sono stati informati tutti i partecipanti che lo Stato avrebbe elargito una dote di 3,5 miliardi di euro esentasse al cessionario?
4) Le risorse messe a disposizione di Banca Intesa Sanpaolo per "finanziare" l'operazione senza intaccare i parametri dell'Istituto stesso andranno in pre deduzione dai crediti recuperati alle due banche in LCA, con ciò privilegiando lo Stato a svantaggio degli altri creditori, in primis i soci/clienti/risparmiatori vittime delle due ex Popolari. Questa condizione, prevista forzosamente dai relativi decreti di messa in liquidazione, che anche in altri punti paiono ledere dettati giuridici generali, non confligge con le norme che regolano tipicamente le liquidazioni e, soprattutto, col principio che i primi a dover essere tutelati dovrebbero essere proprio i vecchi soci?
5) Il dr. Fabrizio Viola è stato amministratore delegato di Banca Popolare di Vicenza e presidente del Comitato strategico di Veneto Banca e, quindi, manager apicale di entrambi gli istituti. In base a quali considerazioni di opportunità e di prassi giuridiche, che generalmente non vedono ex amministratori di società in liquidazione coatta come loro liquidatori, tanto più in presenza di possibili reati, è stata accettata dal MEF la nomina tra i commissari liquidatori del dr. Fabrizio Viola decisa per competenza da Banca d'Italia?
6) Pur con l'ovvia presunzione di innocenza il dr. Viola risulta indagato per il periodo in cui era Ad di MPS per reati analoghi a quelli per i quali sono indagati i vertici delle due ex Popolari venete. La suddetta nomina tra i commissari liquidatori non confligge con considerazioni di non opportunità e con lo spirito delle norme europee di onorabilità per avere incarichi apicali nel sisetam bancario, vecchie di due anni ma non ancora recepite in Italia proprio dal MEF?
Altre domande? Tante. Ma ci basterebbero le risposte a queste e non l'unica chiara data.
Su chi? Ma, signori è ovvio, su Maria Elena Boschi... che ha ciacolato con tanti se non con tutti ma senza che l'autorizzasse Padoan.
Che invece ancora non si sa chi lui abbia autorizzato a portare a termine lo scempio di BPVi e Veneto Banca.
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