Elezioni provinciali di Vicenza: "rimescoliamo le carte" nel centrosinistra!
Domenica 9 Ottobre 2011 alle 22:05 | 0 commenti
Giuliano Ezzelini Storti, Responsabile Enti Locali Veneto Prc FdS - Credo sia sotto gli occhi di tutti che in Italia, così come in Provincia di Vicenza, viviamo l'assenza di un quadro dirigente autorevole.
Attualmente, siamo governati da soggetti (siano essi persone, forze politiche, associazioni o movimenti), che per scorciatoie o alchimie strategiche, non vedono il cambiamento del quadro sociale e non riescono a rappresentarlo.
Si badi bene, io sono un dirigente politico e non mi sottraggo all'orgoglio di appartenenza alla mia organizzazione. Nonostante questo, non posso non vedere che attualmente le scelte importanti non stanno più in capo ad una riflessione lungimirante, come dovrebbe essere, ma nell'ambito di "scorciatoie opportunistiche che vengono calate dall'alto", e non rappresentano mai una soluzione di "lungo respiro".
Per "scorciatoie opportunistiche calate dall'alto" voglio intendere che, dando per scontati i risultati finali, molte volte, per non deludere i propri riferimenti, siano essi elettorali o interessi personali o di organizzazione, per mantenere quello che si ha nella paura di perderlo, non si riesce ad osare e ad andare oltre: in questo manca il "lungo respiro".
Non si riesce a capire, per esempio, che se c'è, come io credo, un malumore e una sfiducia nei confronti della politica, questa non si risolve con il populismo che insegue l'anti-politca, ma piuttosto con il rappresentare un qualcosa di diverso, che faccia riacquistare fiducia nella politica.
Lo so, il populismo è semplice, è una scorciatoia autoassolutoria nei confronti delle proprie incapacità , ma a lungo andare (l'esempio di Berlusconi lo dimostra bene) inevitabilmente si ritorce contro e si finisce con il diventare solo una macchietta di quello che si è o di quello che si stati: può essere solo questo la politica italiana ?
Sono Comunista, mi diranno probabilmente che sono ancorato ad altri tempi, ma una volta, ho studiato, si credeva nei grandi sogni; i partiti e i loro leaders rappresentavono e incarnavano modelli di società alternativi: qualcuno mi sa dire oggi chi può dirsi capace di rappresentare questa ambizione?
Eppure la necessità di partiti e di leaders di quel tipo ci sarebbe, la società stessa ce li chiede implicitamente, ma sembra, purtroppo, che nessuno se ne accorga e che nessuno voglia prendersi l'onere di dare una risposta concreta a questa richiesta. Per dimostrare ciò che dico, prendiamo ad esempio i recenti referendum, le elezioni amministrative a Milano, a Napoli e a Cagliari: i risultati ottenuti non sono forse l'espressione dell'esigenza di cambiamento richiesto dalla società ?
Questi fatti non costituiscono un esempio di banale consenso nei confronti di persone manifestato con le primarie, oppure nei confronti di idee, manifestato con i Referendum, ma rappresentano il concretizzarsi della volontà di una società intera, che al di là della propria classe politica, decide ed impone la direzione della politica stessa.
Arriviamo allora al nostro piccolo, ma significativo esempio: le Provinciali a Vicenza della prossima primavera.
In questi giorni si fa un gran parlare di candidati, di offerte di alleanze, di alleanze precostituite a destra a sinistra al centro, di schemi consumati, di ragionamenti frutto di qualcosa nato altrove che si vorrebbe applicare anche al territorio berico. Tutto ciò ruota intorno a una consapevolezza fondamentale: a Vicenza la Lega e il PDL vinceranno le elezioni amministrative, senza alcun dubbio.
Chi dà già scontato di perdere tenta di proporre uno schema nazionale di alleanze che non imponga difficoltà alla Lega o al PDL. Oltre a ciò, ci si limita a proporre una discussione sul tipo di primarie per eleggere il leader del futuribile centrosinistra, che non affascina, ma che al limite accontenta i giornalisti, che ci scrivono qualche mezza pagina. Si badi bene, non è ovviamente mia intenzione offendere i professionisti della carta stampata; mi limito a una semplice riflessione. Questo atteggiamento non risponde ad una richiesta di cambiamento che i vicentini, popolo moderato, hanno manifestato con così tanta radicalità , come si è visto per i referendum nazionali sull'acqua, il legittimo impedimento e il Nucleare.
Ed allora? Qual è il punto? Non si fa così dappertutto in Italia? Sì, forse si fa così ovunque in Italia, ma a Napoli, a Milano, a Cagliari c'è stato il coraggio di andare contro corrente e di dire no. Nonostante i bookmakers dessero per scontata una sconfitta del centrosinistra, la popolazione, insieme al quadro dirigente locale, ascoltando il vento di cambiamento che era richiesto dal basso, sono riusciti a investire su una novità , su una rottura degli schemi. In questo modo il "banco da gioco" si è ribaltato, le carte si sono rimescolate e senza alcun imbroglio chi ci ha creduto sin dall'inizio ha vinto con abilità la partita della gestione di città date ormai definitivamente per perse.
Chi non ci ha creduto è rimasto fuori ed è stato sonoramente bastonato.
Per raggiungere questo obiettivo sono state forse fatte delle esclusioni aprioristiche? Si sono viste chiusure nei confronti degli schemi dei soggetti politici che promuovevano il cambiamento? Nulla di tutto ciò si è verificato. Non è nella proposta delle Primarie, di candidati fuori dagli schemi, che si riassume il cambiamento: altrimenti, come si spiegherebbe il caso di Napoli?
Al contrario, è l'unione che fa la forza. E allora, cari amici del centrosinistra, ci state a provare a vincere tutti insieme, con un progetto comune, o volete che governino ancora PDL e Lega in Provincia a Vicenza? O avete deciso di perdere per forza?
Noi vogliamo provare a vincere, come altrove, con il rispetto, la dignità , l'orgoglio, l'umiltà di chi non ha nulla da perdere, ma vuole tentare di essere aperto alle esigenze e alle necessità del popolo berico.
In sostanza possiamo provare a rompere lo schema che a Vicenza non esiste un quadro dirigente autorevole, che si mette in gioco, che rischia. Se un quadro dirigente è sicuro di sé, non deve temere di essere messo in discussione, non deve sfuggire al confronto. Al contrario deve aspirare a questo per cambiare in meglio le condizioni economico, sociali e culturali di chi vorremmo amministrare.
Il popolo rosso vuole provarci!
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