Electrolux: tra banditismo padronale e complicità politiche e sindacali
Giovedi 30 Gennaio 2014 alle 15:48 | 0 commenti
Riceviamo da Luc Thibault Delegato Rsu/Usb Greta alto vicentino - "Vogliamo dei lavoratori sempre più simili a schiavi, devono costare poco e produrre molto di più, altrimenti ce ne andiamo dove è possibile farlo". Questo è in estrema sintesi il ricatto fatto dai vertici dell’Electrolux ai lavoratori degli stabilimenti dell’ex Zanussi, ma è una minaccia rivolta a tutti i lavoratori.
La proposta infame prevede che i salari medi di circa 1400 euro mensili, siano ridotti a circa 700/800 euro. A questa miseria ci si arriva sia attraverso la riduzione di 3 euro della paga oraria e sia attraverso la riduzione della giornata lavorativa a sei ore.
In aggiunta, ci sono il taglio dell’80% dei 2700 euro di premio aziendale, il blocco dei pagamenti delle festività e la riduzione delle pause per gli addetti alla catena di montaggio, lo stop agli scatti di anzianità . Poiché nell’azienda del futuro c’è poco spazio per i diritti i dirigenti Electrolux hanno messo sul tavolo il taglio del 50% dei permessi sindacali per le RSU.
Questo scempio però non è la sola richiesta messa sul piatto della bilancia dall’Electrolux. Come tutti gli industriali, infatti, hanno richiesto aiuti sotto forma di fondi, di incentivi al mercato, di defiscalizzazione e una riduzione dei costi che a loro dire gravano in maniera indebita sulle imprese; sull’altro piatto c’è il trasferimento delle produzioni in Polonia dove il costo del lavoro è pari a 7 euro l’ora.
L’accettazione di questo ricatto, però non salverebbe i lavoratori del sito di Porcia e non darebbe garanzie sul mantenimento dei livelli occupazionali degli altri stabilimenti di Solaro, Forlì e Susegana per i quali si parla di oltre 800 esuberi.
Dopo decenni di politiche concertative, che hanno dato mano libera agli industriali, non c’è da stupirsi se oggi di fronte alla crisi economica che rende ancora più aspra la competizione sui mercati, gli speculatori e gli industriali non si fanno nessuno scrupolo nel ridurre i lavoratori in carne da macello e di impoverire il paese.
Di cosa si lamentano i sindacati Confederali, istituzioni locali e i dirigenti del PD come Deborah Serracchiani ?
Sono lacrime la cui ipocrisia viene immediatamente smentita dai fatti e dalle dichiarazioni di personaggi come il Ministro dello sviluppo Zanonato che insiste sulla riduzione del costo dei salari in Italia che rendono poco competitiva l’industria.
La minaccia di delocalizzare non è una novità , l’hanno fatto molti industriali seguiti e assecondati dalle istituzioni con finanziamenti e dai sindacati complici con accordi in perdita.
E’ accaduto anche in Electrolux; è la storia del declino del tessuto industriale italiano, fatto di privatizzazioni e vendite che hanno coinvolto gruppi come la Zanussi, e altre importanti aziende del settore chimico, della metallurgia, dei trasporti, dell’alimentare, della distribuzione e della meccanica.
La macchina del consenso ha sempre sostenuto queste operazioni, presentandole come dure necessità utili a rendere competitivo il prodotto finale e a rafforzare gli assett industriali nel nostro paese.
Questa volta è diverso: il ricatto fatto dai banditi dell’Electrolux è devastante e carico di ricadute sociali e politiche. Aggiorna in peggio la filosofia della FIAT di Marchionne che già si era spinto molto avanti con l’operazione FIAT Chrysler e con il progetto Fabbrica Italia.
La famiglia Wallemberg proprietaria di Electrolux coglie il momento politico offerto dalle ricette di stampo liberista come il Jobs Act di Renzi o come quelle di Sacconi.
Tutte politiche che concordano nel sostenere che l’uscita dalla crisi può avvenire solo riducendo i salari e aumentando la flessibilità e che questo deve passare attraverso un sistema di relazioni sindacali blindato da CGIL CISL e UIL.
Da anni ormai affermiamo che la crisi rappresenta un alibi formidabile per ridisegnare non solo i rapporti di forza tra il capitale e lavoro, ma anche tra i paesi ad economia forte e paesi più deboli, riducendo i lavoratori in questi ultimi a schiavi dell’era moderna.
Cosa aspettiamo per capire che su questa strada il peggio non avrà mai fine?
Cosa aspettiamo per capire che bisogna mutare la paura in rabbia, rompere la gabbia in cui ci hanno rinchiusi sindacati complici, governi antipopolari e un’Europa Unita il cui unico mantra è salvaguardare i mercati finanziari mentre c’è un’unica soluzione: rompere con l’Europa dei tecnocrati e dei Trattati e con tutti quelli che li sostengono.Accedi per inserire un commento
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