Ecomafia del cemento: Vicenza la "gomorra" del Veneto
Giovedi 2 Luglio 2015 alle 23:59 | 0 commenti
Certo, non sono i numeri della "provincia del cemento", cioè Avellino (257 reati) ma comunque il Rapporto Ecomafia 2015 di Legambiente, presentato nei giorni scorsi, mostra una realtà vicentina al primo posto in Veneto della triste classifica che riguarda gli ecoreati legati al mattone. Sono 55 le infrazioni accertate a Vicenza. Accertate, appunto...
Anche per quanto riguarda l'illegalità in materia ambientale la nostra provincia ha poco di cui vantarsi, con un terzo posto dopo Venezia e Treviso, ma con un trend in crescita.
La Regione Veneto è la nona regione in Italia, con il 3,3% sul totale nazionale, nella classifica che registra il maggior numero di infrazioni accertate nel 2014, salendo di un posto rispetto al rapporto dello scorso anno relativo al 2013. Tra le regioni del Nord, la più colpita da infrazioni, denunce e arresti è la Liguria che - novità di quest'anno - è seguita dal Veneto che ha sorpassato la Lombardia.
Vicenza è invece la provincia dove, sempre secondo il Rapporto Ecomafia 2015 di Legambiente, si è verificato il maggior numero di infrazioni legate al ciclo del cemento. Nel 2014 sono state 55, cioè l'1% del totale nazionale, con 98 denunce e 2 sequestri. Ma nessun arresto. Venezia, al secondo posto, distanzia di molto Vicenza con 29 infrazioni accertate.
Se Vicenza è la regina nera del cemento, Venezia ha il primato di violazioni accertate legate al ciclo dei rifiuti nel 2014: 89 infrazioni accertate (l'1,2% del totale nazionale), 152 denunce, 2 arresti e 78 sequestri. Seguono Treviso, Vicenza e Verona. A Vicenza, per i rifiuti, sono state notificate 36 infrazioni, 45 denunce e 9 sequestri. Ma sempre nessun arresto.
Infine, sempre a Vicenza c'è l'unico caso, assieme a Piove di Sacco, citato da Legambiente nazionale per quanto riguarda le storie "sporche". La vicenda risale al 2013 ma è ancora tutta in sospeso. Al tempo ha fatto parlare noi (fin dal 7 marzo 2012 e poi con servizi fotografici e documentati) e poi, L'Espresso ma ben poco gli altri media locali, ma oggi è un po' scivolata nel dimenticatoio. Oggi, della Valdastico si parla solo in relazione alla volontà di finire la parte nord. Il marcio, invece, è venuto a galla sotto il manto della parte sud. Nel 2013, in seguito a segnalazioni e alla morte di un cane, gli investigatori si sono convinti ad aprire un fascicolo. Solo nel febbraio 2015 si è venuto a sapere il risultato di quell'investigazione. I periti nominati dal giudice Gomez hanno confermato che dal 2009, sotto alla Valdastico Sud, sono stati versati circa 155 mila metri cubi di scorie e di rifiuti non bonificati e potenzialmente nocivi per la salute. La Direzione distrettuale antimafia di Venezia ha iscritto nel registro degli indagati 27 persone.
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