Conti dormienti per miliardi di euro da svegliare, Miatello: vadano subito nel Fondo di ristoro della legge 205 a favore dei soci BPVi, Veneto Banca e altre banche disastrate
Domenica 4 Marzo 2018 alle 12:00 | 0 commenti
La vicenda dei conti correnti dormienti, che ora ha risvolti molto più concreti perché di mezzo ci sono i rimborsi dovuti ai soci truffati dalle banche, dalle nostre parti Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, riguarda decine di migliaia di depositi dimenticati, di assegni circolari non incassati, di premi assicurativi non riscossi e, quindi, un fiume di soldi, chem lasciando quelle più o meno avide e comuqnue conservative di banche, Poste e compagnie di assicurazione, devono confluire nelle casse dello Stato con finalità diverse tra cui, come prevede ora la legge 205 del 27 dicembre 2017, quella di rimborsare i risparmiatori vittime dei reati finanziari.
Facciamo, prima un po' di storia su questi fondi.
La legge 266/05 aveva già istituito un Fondo alimentato dai conti dormienti con l'obiettivo di indennizzare i risparmiatori vittime di frodi finanziarie.
Il DPR 116/07 aveva poi specificato i criteri in base ai quali un conto viene definito "dormiente".
Per conti dormienti si intendono quei rapporti contrattuali (depositi di somme di denaro e strumenti finanziari) che non sono stati movimentati per un periodo di 10 anni e che hanno un importo superiore a 100 euro.
Rientrano in questa categoria i libretti di risparmio, i conti correnti, anche postali, le azioni, obbligazioni, i titoli di Stato presenti da oltre 10 anni su depositi inattivi di cui, però, c'è il modo di rientare in possesso nei dieci anni successivi.
Per le altre tipologie il periodo di dormienza prima che finiscano nel Fondo è differente: 2 anni per le rendite delle polizze, 3 anni dalla loro emissione per gli assegni circolari.
Decorsi i suddetti termini il deposito "dormiente" viene considerato estinto e le somme devolute al Fondo.
La legge 205 appena approvata ha, quindi, dotato il Fondo di ristoro per le vittime di reati finanziari di 100 milioni di euro in 4 anni a rotazione legato appunto alla legge 266/2005.
L'importo sembra poca cosa pensando che solo con Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza il danno, al valore massimo delle azioni poi azzerate, è di circa 11 miliardi di euro, ma a dare ragione alla associazioni che l'hanno fortemente voluto, coordinate da Patrizio Miatello, ecco la sorpresa: per alimentare la "rotazione" di questo fondo in ballo c'è un vero tesoro, che valeva al 31 dicembre 2006 tra i 10 e i 15 miliardi di euro solo per i depositi bancari. "I calcoli esatti - ci dice Miatello - si faranno fra qualche mese, c'è da augurarselo, per i depositi bancari, poi toccherà ai libretti e i conti alle Poste".
Che questo calcolo dei conti dormineti già disponibili sia fondamentale per i soci di BPVi e Veneto Banca lo si capisce, a questo punto, subito perchè l'apposito Fondo gestito dal Tesoro li dovrà usare per alimentare il Fondo di ristoro finanziario e rimborsare i risparmiatori traditi vittime del sistema bancario.
"Per il neonato Fondo di ristoro finanziario - aggiunge Miatello, presidente dell'Associazione Ezzzelino III da Onara - ci potrebbero essere molte sorprese perché la dimensione del fenomeno è difficile da quantificare, anche se le stime fanno pensare a cifre di tutto rispetto: tra banche, finanziarie e Poste, il numero dei depositi abbandonati al loro destino potrebbe essere di oltre un milione. Tutti i risparmi che per anni sono rimasti nel ventre di banche e uffici postali e assicurazioni tra pochi mesi dovranno essere utilizzati dal Tesoro, per alimentare il neonato Fondo di ristoro finanziario".
Se appare difficile, magari e senza magari, che gli enti che hanno nelle loro casse questi soldi, si ricorda, non loro, non facciano melina se non addirittura catenaccio, per cui non sarà facile calcolare e rednere disponibile l'entità del tesoro dormiente, che deve essere risvegliato da chi ha diritto ad accedere al neonato Fondo di ristoro, toccherà agli aventi diritto e alle loro associazioni spingere sui politici che oggi verranno eletti sotto qualunque bandiera perchè tra i primi atti da loro compiuti, oltre all'approvazione entro il 30 marzo dei decreti delegati della legge 205 di istituzione del Fondo di Ristoro, operino subito perchè, in tempi di vacche magre per i conti pubblici che dall'utilizzo dei fondi dormienti non vengono intaccati, i soldi ora parcheggiatos enza proprietari nel ventre del sistema finanziario vadano a risarcire i danni generati dallo stesso sistema bancario.
"Oggi - conclude Patrizio Miatello - non si sa esattamente, assurdo!, quanti depositi dimenticati saranno messi in libertà dalle banche: si potrebbe arrivare a oltre trecentomila posizioni. Tanto per dare un'idea, il gruppo Intesa Sanpaaolo segnalava a febbraio 2010 quasi 27 mila conti nominativi e 54 mila rapporti anonimi non movimentati, come libretti al portatore e certificati di deposito. Sempre nel 2010 Il Banco popolare 32.400 conti dormienti, Unicredit Banca altri 27.000, Ubi banca 19.500 conti, il Monte dei Paschi di Siena 14.000 posizioni. Nel 2010 anche le Poste Italiane, soltanto nei Comuni capoluogo, hanno oltre 840 mila libretti dormienti".
Se quei soldi si trascinanno dietro anche storie vecchie e vicende umane che risalgono spesso agli anni Cinquanta, quando i guadagni degli immigrati tornavano in Italia sotto forma di migliaia di libretti postali, e se raccontano tra le righe contabili di risparmi destinati nei decenni successivi alle singole famiglie italiane, se ne faccia ora l'uso migliore per tutto il Paese e per le aree, qualle veneta in primis, disastrate da gestioni a volte truffaldine, facilitate da istituzioni pubbliche complici se non promotrici dei disastri e ora in parte rimediabili da soldi che non sono di chi li detiene ma della comunità .
Darli ai risparmiatori senza costi per lo Stato sarebbe il modo migliore per restituire a loro una parte della dignità stuprata e per, più prosaicamente, reimmetterli nel circuito economico e produttivo.
Ma va fatto subito: il 65% dei risparmiatori azzerati supera l'età della pensione.
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