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Don Lorenzo Milani: un mito. Riflessioni in occasione della pubblicazione delle opere complete.

Di Italo Francesco Baldo Venerdi 28 Aprile 2017 alle 10:08 | 0 commenti

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Vi sono miti che vengono costruiti più per essere strumentalizzati che per effettivo loro valore propositivo. Vi sono personaggi che assumono e non se ne comprende il perché, un'esemplarità che a ben conoscere non se ne intende la ragione. E' il caso di del Reverendo Lorenzo Carlo Domenico Milani Comparetti (Firenze, 27 maggio 1923 - Firenze, 26 giugno 1967), presbitero della Chiesa cattolica, che è considerato il vero riformatore della scuola italiana. Di lui si ricorda il contrasto con il Cardinale di Firenze, quel vicentino Elia Dalla Costa, un prelato di alto valore e apertamente antifascista che dovette anche risolvere il problema del contrasto tra il giovane sacerdote e la curia, anche a causa del libro Esperienze pastorali, lo inviò parroco a Barbiana.

Qui delineò il suo modello pedagogico, che si trova riassunto in "Lettera a una professoressa" ad opera di otto ragazzi della scuola di di Barbiana stessa, che il parroco propose, nell'epoca in cui Gesulado Nosengo (1906-1968), oggi beato della chiesa Cattolica, da grande umanista, impegnato a diffonder il Vangelo tra la gioventù studentesca, proponeva una Scuola media unificata. Lui che fu animatore di Animatore di gruppi giovanili guardati con sospetto dalle autorità fasciste e che sosteneva che l'insegnamento non è un mestiere, ma una missione e non politica per la precisione. Fondò l'UCIIM, ma di lui oggi quasi nessuno si ricorda, eppure ebbe ben chiaro che il centro della formazione educativa è la persona, cristianamente intesa come corpo e anima.
Invece, nel nome e nello spirito di don Lorenzo Milani, generazioni di maestre e di professori hanno inteso che la scuola non è quel luogo di istruzione di cui parla la Costituzione della Repubblica Italiana all'art. 33, ma un luogo di formazione emancipante soprattutto per l'età adolescenziale e giovanile, quella della Scuola media più che di quella Primaria, come oggi si chiama la vecchia Scuola Elementare. Infatti, l'età "più adatta per impadronirsi della parola è tra i 12 e i 15 anni e dai 15 ai 21 per usarla nei sindacati e nei partiti". Scopo quindi della scuola è quello politico. La scuola italiana è diventata dal 1967 in poi ed in forma sempre più crescente un luogo di scuola di partito e di una determinata visione politica, dove l'essere di parte è considerato «intelligente». La scuola, infatti non deve essere piena di comprensione per le esigenze dei giovani, come fanno i salesiano, dando una classe per un corso mascherato in sintonia con un preside di terza media che concede l'aula per un ballo, ma deve essere seria: leggere il contratto dei metalmeccanici. Soprattutto debbono cambiare gli insegnanti che lavorano poco (738 ore i maestri e un minimo di 478 i professori di matematica e di lingua straniera) e che si scusano dicendo che hanno da rivedere i compiti a casa e da studiare «non vale»... Voi cari insegnanti "i compiti potreste non darli. E se li date potreste correggerli coi ragazzi nel tempo che li fanno". Luoghi comuni di oggi si dirà, ma che hanno fatto ben presa nell'immaginario sociale, dove gli insegnanti sono considerati dei nullafacenti. Ma poco importa a loro questo giudizio, hanno una missione politica da compiere e in classe parlano più volentieri di Santoro che non di Manzoni o Kant. Tutto è politica questo è il mitico messaggio, anche quando si fa matematica: ogni scolaro ne deve sapere "per le necessità immediate di caso o di lavoro" ossia poca matematica e si devono escludere "le espressioni matematiche" ovvero le operazioni complicate. Insomma non disturbiamo con difficoltà la fondamentale formazione politica. Per questo motivo: 1.Non bocciare; 2. A quelli che sembrano cretini dargli la scuola a tempo pieno; 3. Agli svogliati dargli uno scopo: è la "Buona scuola" di Renzi? dove tutti debbono essere EGUALI, guai a parlare di diversità seppur di attitudini. Abolire ogni differenza tra le scuole, quella confessionale non esiste più: I preti hanno chiesto la parificazione e danno voti e diplomi... Anche loro propongono ai ragazzi il «Dio Quattrino» e naturalmente "La scuola comunista proporrebbe qualcosa di un po' meglio", si è visto!
Citazioni sparse, certo, ma significative come quella che considera le maestre "mamme a mezzo servizio" e che "sono come i preti e le puttane. Si innamorano alla svelta delle creature. se poi le perdono non hanno tempo di piangere" Dei "maestri" non si parla, forse vi è un po' di misoginia nel presbitero?
Ma ciò che è piaciuto di più è statala lotta viscerale contro il latino, quando parla della formazione all'Istituto Magistrale e in ciò anche a dispetto di quanto il grande latinista Concetto Marchesi del Partito Comunista Italiano affermava. Il latino, una materia che "non dovremo mai insegnare" e dove si pretende "perfino che si traduca dall'italiano in latino." La matematica, già si è detto,è la seconda materia sbagliata. La filosofia dovrebbe avere un docente che si schiera per un filosofo"parli solo di quello, dica male degli altri"Infatti si parlò e si parla solo di Marx, anzi si spiega Hegel filtrato da Marx. La pedagogia, da togliere, essa produce solo "scimmie" che ripetono l'ideologia degli insegnanti al servizio dei padroni. la formazione religiosa deve essere fatta solo con il Vangelo e con una discussione magari "con un professore non credente". Oggi nell'Insegnamento della religione cattolica, si guardano film e si parla più di Islam e di formazione sociale solidaristica quando va bene che non di Vangelo, a dire il vero, tanto che gli studenti non sanno nemmeno i rudimenti della religione cattolica. Della storia non si parla bene, perché narra di re e di guerre mai delle sofferenze dei lavoratori che sono "ignorate o messe in un cantuccio". L'educazione civica non esiste, dovrebbe essere centrale per sapere che cosa è il sindacato, ecc.
Insomma un mito, una rivoluzione che dura ad oggi, il mondo però è cambiato, ma non ce ne siamo accorti, almeno nella scuola italiana.


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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