Don Biz e la pace della spada
Giovedi 27 Agosto 2009 alle 10:56 | 0 commenti
Un costruttore di pace che non ama le pacificazioni ipocrite. Siamo andati (ieri 26 agosto, n.d.r.) a trovare don Albino Bizzotto, accampato nella sua roulotte circondata da bandiere arcobaleno all'ingresso di viale Ferrarin, dove sorgerà la nuova base militare americana. All'ottavo giorno di digiuno, don Biz è allegro, sorridente, lucidissimo e con la battuta pronta, benché i movimenti gli si siano un po' allentati. Introdotti da Giancarlo Albera, anima del fronte più moderato dei No Dal Molin, il prete padovano nativo di Vicenza ci accoglie dandoci subito del tu. «In questi giorni è venuta a trovarmi tanta gente, e ognuno di loro mi ha portato un pensiero», ci dice pregandoci di lasciarne scritto uno nostro su un quaderno pieno di ringraziamenti e brevi riflessioni. Assessori (Cangini, Moretti), missionari, fedeli cattolici, contrari alla Ederle 2 si sono succeduti a testimoniargli la propria solidarietà per un gesto vissuto sulla propria pelle, che fa vergognare quanti si riempiono la bocca di parole e di promesse al vento. Il pacifismo di Don Biz non è quello fatuo del "volemose bene", della pappa del cuore, dei facili sentimenti. La sua pace non è una spilletta da appuntarsi sul petto o una scampagnata a piedi con cui lavarsi la coscienza. Né tanto meno è quell'imbroglio affaristico fatto passare da illustri propagandisti nostrani per patto di pacificazione.
«Lo sostenevamo già nel 2007», ci fa leggendo un documento della sua associazione, «non può esserci pacificazione se la verità viene sostituita dalla menzogna. Questa base è frutto della negazione della verità , ai cittadini di Vicenza non è stata detta la verità ». Ripete spesso questa parola, "verità ", il cofondatore, con Alex Zanotelli, dei Beati Costruttori di Pace. Ai politici di destra e sinistra e a certi giornalisti di regime staranno fischiando le orecchie, pensiamo. Ma ciò che più ci colpisce di don Biz è quanto ci risponde a proposito della dignità , altro valore fondamentale calpestato senza remore da chi si mette al servizio dell'imperialismo americano. «Valori come la dignità e la verità non sono negoziabili, non sono pacificabili. Ci possono essere accordi, non pacificazioni. Ma gli accordi si fanno se prima si rispettano questi beni irrinunciabili». Noi, che non siamo né pacifisti (semmai pacifici) né cattolici, vorremmo che tutti i cattolici pacifisti fossero come lui. Anche perché è uno dei pochi che lega il diktat del Dal Molin alle esigenze di un modello di vita e di sviluppo economico-politico che ha negli Stati Uniti la sua punta di lancia. Insomma, don Biz vede chiaro. E parla chiaro. «Noi stiamo lavorando perché sia fatta verità . E' giusto farlo per i cittadini di Vicenza ed è giusto farlo ora, in questo tempo: a cosa serve uscire da questa crisi con gli stessi metodi che l'hanno prodotta? Per l'Occidente è tempo di altre scelte, di altre priorità ». Gli mostriamo il nostro Appello che denuncia la svendita di dignità per gli evangelici trenta denari, e lui annuisce. «Fare quello che si sta facendo a questa città è fare mercimonio. E' un meretricio». Non ha peli sulla lingua, Albino Bizzotto, prete di strada, prete combattente, prete che non chiude neanche mezzo occhio e che anzi fa letteralmente la fame pur di rimanere coerente con le proprie convinzioni. Per questo, dopo la nostra illuminante chiacchierata, sul quadernetto scriviamo una frase del Vangelo che ci sembra adatta a riassumerne il senso: "Non sono venuto a portarvi la pace, ma la spada". La pace che nasconde l'ottundimento degli ideali e che copre miseri vantaggi economici lasciamola ai finti pacifisti, pare voler dirci il digiuno di don Biz. Una testimonianza estrema che divide. E che dovrebbe far riflettere quanti vivono animalescamente indifferenti. Come un automobilista che mentre eravamo lì ha sfrecciato nell'altra corsia invitando tutti noi presenti ad "andare a lavorare". Ai vicentini medi, mediocri, menefreghisti di tale risma, che magari vanno tutti ossequiosi a messa la domenica, chiederemmo solo se vivono per lavorare, o lavorano per vivere. Se si sentono esseri realmente umani, o automi che accettano ogni imposizione. Sono proprio loro quelli per cui don Albino sta compiendo un'azione, meditata e supportata da argomenti, da vero essere umano, prima che da cattolico. Grazie, don Biz.
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