Docenti, nonostante... un sistema criminale che coltiva l'analfabetismo emotivo di adulti e giovani
Lunedi 17 Novembre 2014 alle 22:09 | 1 commenti
Dal 26 settembre ad oggi 17 novembre 2014 in servizio presso un Istituto Superiore a Bassano non compare l'ombra di un euro nel portale degli stipendi della Pubblica Amministrazione. Le segreterie delle scuole alzano le mani, esclamando "non ci sono soldi, abbiamo sollecitato il sistema, restiamo in attesa", nessuno ne parla, se non qualche sito specializzato sulla scuola, e i docenti continuano ad entrare in classe, portando con loro un silenzioso, quanto alienante senso di frustrazione di un'energia ormai ridotta al minimo sindacale.
E' la storia di una docente abilitata, precaria e che spera di rientrare nelle 150 mila immissioni in ruolo il prossimo settembre 2015, dopo anni di esperienza nella scuola. La passione per il suo lavoro e per i suoi studenti e l'amore per la sua materia d'insegnamento sono l'unico motore che la motiva ad andare avanti, nonostante tutto e tutti. Insegna diritto, e si impegna a trasmettere il valore della legalità , della cittadinanza attiva e consapevole, dello spirito critico, nonostante quotidianamente le sue lezioni vengano smentite da quegli stessi rappresentanti del popolo che dovrebbero costituire esempio di "buone pratiche".
Precaria sì,ma fosse solo rispetto al posto di lavoro...La precarietà che più dilania è, probabilmente, quella nelle relazioni con gli studenti: ogni anno si cambia scuola, a volte si è docenti di materia, a volte di sostegno, a seconda delle disponibilità delle cattedre. L'approccio è molto diverso e, in quest'ultimo caso, gli ostacoli più elevati si incontrano tra i colleghi, tra coloro che, invece di garantire l'apprendimento anche agli alunni in difficoltà , scaricano le loro frustrazioni sui soggetti più deboli, rendendo l'ambiente scolastico ostile e inadeguato.
In questi quasi due mesi di scuola molti insegnanti hanno incontrato e lavorato in più scuole, in attesa delle graduatorie definitive. In questi giorni sono ripartite le convocazioni per chiamate fino al 30 giugno 2015 e i docenti che hanno portato avanti classi o singoli alunni fino ad oggi, si ritrovano sostituiti dal cosiddetto avente diritto, che, a sua volta, ha lasciato altre classi o alunni in difficoltà , senza nemmeno avere il tempo di salutare colleghi e studenti. Cosa rispondere al ragazzo diversamente abile, con tratti autistici, che, a ricreazione, ti chiede: "Professoressa, noi ci vediamo il prossimo martedì, lei ci sarà non è vero?" o alla classe che ti chiede "accetta volontari per l'interrogazione di domani?". Cosa rispondere a un tale sistema criminale che coltiva l'analfabetismo emotivo di adulti e giovani?
E cosa di dire di alcune dirigenze e segreterie che operano non sempre in assoluta trasparenza e regolarità nelle convocazioni perché tanto, a detta dei sindacati, se anche ledono un diritto di un docente, quest'ultimo non farà ricorso perché troppo oneroso in termini economici e di tempo?
Le cose da dire sarebbero ancora tante perché tante sono le cose che non vanno nella scuola, anche rispetto all'impianto educativo, non solo in quello burocratico.
E questa non è la storia di una docente, quella che scrive, ma e' la storia di migliaia di docenti precari che lavorano, in silenzio, senza stipendio e nonostante, e che, con il loro lavoro svolto con serietà e professionalità , rendono la scuola una buona scuola.
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