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Direzione regionale Pd, Rolando: soluzione nostri problemi non verrà da Roma

Di Emma Grande Mercoledi 8 Luglio 2015 alle 20:56 | 1 commenti

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Giovanni Rolando, coordinatore regionale Area Progressista PD del Veneto, interviene sul dibattito dopo le due riunioni della direzione regionale sull'analisi della sconfitta elettorale alle Regionali del 31 maggio e ai Ballottaggi del 14 giugno 2015, e rende nota la relazione del Segretario regionale Roger De Menech (foto) e dell’On. Gianni Dal Moro sulla Direzione svoltasi il 3 luglio.

"In occasione della direzione regionale - afferma Rolando - sono intervenuto con traccia scritta  presentando la proposta di una Reggenza unitaria del PD regionale Veneto che gestisca la fase congressuale apertasi con le dimissioni del segretario  per una nuova proposta politica, culturale, organizzativa. E per dire che la soluzione ai nostri problemi non verrà da Roma". 

 

Roger De Menech

La Direzione regionale del Partito Democratico del Veneto, si è riunita in data 3 luglio 2015, dopo che il segretario ha ribadito la volontà di rimettere il proprio mandato insieme a quello di tutta la segreteria, confermando la volontà di avviare una fase di ampia discussione che porti al Congresso regionale, il PD Veneto  si è espressa negativamente con parere  pressoché unanime degli intervenuti al dibattito, all’insediamento di  un Commissario ritenendo che vi siano le condizioni per gestire autonomamente la fase transitoria. 

Il percorso dovrà riguardare il nuovo modello di partito e il programma con cui il partito si confronterà con le realtà sociali della nostra regione.

Questa fase non dovrà assolutamente trasformarsi in una mera conta interna delle varie componenti, ma ricercare posizioni che contrastino la marginalizzazione del partito nella dialettica politica regionale.

Il congresso si svolgerà secondo i tempi e le norme che il Partito si darà nei prossimi mesi in accordo con il Partito nazionale.

Alla presente si allega, su richiesta dell’interessato, l’intervento in Direzione regionale dell’On. Gianni Dal Moro.

 

Gianni Dal Moro

Una sconfitta così eclatante obbliga tutto il partito e la sua classe dirigente ad un'analisi non superficiale o rituale, ma ad un esame profondo, fuori da logiche rivendicative o dalla ricerca di colpevoli sui quali scaricare le uniche responsabilità. Quando la sconfitta assume queste dimensioni, dobbiamo dire con sincerità, che questa e' una sconfitta del partito veneto, di tutta l'attuale classe dirigente, con pesi e misure certamente diverse, ma tutti siamo responsabili. Come ha affermato il segretario la presunzione di potercela fare e' stata per noi drammatica. Dobbiamo amaramente constatare: o che non sappiamo più ascoltare i veneti, o che ci siamo troppo esaltati. D'altronde la nostra presunzione si è vista da subito nella modifica della legge elettorale. Si è rinunciato, anche se era molto difficile, ad un tentativo forte e convinto di modificarla, prevedendo il doppio turno; pensavamo che tutto sommato ce la potevamo giocare al primo turno. Abbiamo pensato che sulla forza del voto europeo saremmo stati trascinati alla vittoria regionale. Ma ahimè quell' innamoramento si è dimostrato un amore estivo o forse ancora meglio e' stato l'innamoramento dei veneti con Renzi e non con il Partito Democratico Veneto. Ora oltre alla nostra sconfitta e il dato doloroso e negativo della Liguria, possiamo dire che si è riaperta (ma in realtà mai si era chiusa) la frattura tra il nord del Paese e il centro sinistra. Siamo dentro fino al collo ad una questione settentrionale, da tempo irrisolta e per questo per noi ancora più drammatica rispetto a 15 anni fa. Oggi tre Regioni del Nord: Lombardia, Veneto e Liguria, sono governate dal centro destra, e se dovessimo ritornare al voto in Piemonte non sarebbe semplice riconquistare la Regione. Per non parlare dell'Emilia Romagna dove l'anno scorso sotto la massima spinta di Renzi abbiamo vinto, ma con un astensionismo che ha superato il 62%. La mia convinzione, se non ancora certezza, è che siamo di fronte a un dato strutturale che investe tutto il nord, siamo di fronte ad una crisi profonda della nostra rappresentanza veneta, sia in termini di proposta che di classe dirigente. Ora soffermarsi sulle tante ragioni della sconfitta, o sui tempi e modi delle primarie, della comunicazione, delle liste, e' certamente legittimo, ma ci farebbe perdere sia il baricentro della riflessione che l'orizzonte della prospettiva futura. La nostra crisi è molto più profonda di quella che possiamo immaginare è molto più grave rispetto a qualche errore di percorso. Questa grave sconfitta rappresenta un dato allarmante, che investe profondamente le ragioni della nostra rappresentanza territoriale, forse anche le ragioni della presenza del nostro partito così come oggi è riconosciuto e percepito dai veneti. Abbiamo bisogno di una riflessione interna ed esterna al nostro partito, di alto profilo, non
formale, ma straordinaria, che metta anche in discussione le nostre ragioni di essere un partito riformista nel veneto: nei contenuti, nei modi e nella rappresentanza. Liturgie del passato, assunzioni di responsabilità a metà, o il mantenimento dell'attuale classe dirigente con l'impegno di un prossimo congresso ravvicinato, penso siano soluzioni che non possano essere utili al nostro partito. Dobbiamo ritornare a ragionare seriamente anche sulla classe dirigente, superando schematismi semplicistici che hanno mostrato tutti i limiti e le insufficienze. Ritorniamo a puntare sulle competenze, sul merito e sull' impegno. Dobbiamo aprire "un nuovo cantiere veneto" aprendoci alle tante professionalità ed esperienze disponibili ad aiutarci a superare questo difficile momento e poi presentare un nuovo progetto veneto. Pensatoi delle migliori intelligenze riformiste venete, centro studi di elaborazione, una task force delle migliori nostre esperienze amministrative, possono essere punti di partenza con i quali iniziare a ragionare e riflettere. Il mantenimento invece di uno status quo e un'analisi tutta interna che si limiti ad un coinvolgimento dei circoli sulle ragioni della sconfitta e poi l'apertura della fase congressuale, sarebbe in questo momento una scelta errata e controproducente, una nuova conta interna oltre a non risolvere i problemi, non darebbe un segnale di nuovo orizzonte sul quale atterrare. Dovremmo anche osare di più trovando una nuova dimensione tra stare dentro un partito nazionale e al contempo cercare di rappresentare quel respiro autonomistico che alimenta grandiparti della nostra popolazione. Apriamo il cantiere, senza remore o pregiudizi. Più saremmo innovativi anche nella riflessione e nella proposta di ripartenza è più dimostreremo ai veneti, ai nostri elettori, ai nostri iscritti di aver capito la lezione e di voler cambiare. Per questo il mio consiglio al segretario regionale e con lui a tutta la segreteria del partito veneto perché valutino l'opportunità di rassegnare da subito le proprie dimissioni in modo definitivo e irrevocabile nelle mani di Matteo Renzi. Poi toccherà al nostro segretario nazionale, valutare modi e forme per riprendere un nostro nuovo cammino, attraverso una fase di commissariamento, che non va vista come una lesa maestà, o come un declassamento della nostra rappresentanza, ma invece come un sostegno, come un impegno nazionale ad aiutarci e ne abbiamo francamente bisogno, per riprendere la nostra proposta senza preoccupazione di equilibrismi interni oramai credo insignificanti. Lo dico anche con tristezza ma cosa deve ancora succedere perché tutti si faccia un passo indietro. So bene che non sarà un norma procedurale come il commissariamento ad avere funzioni salvifiche, ma nemmeno correre velocemente ad un congresso, per l'ennesima conta interna, sarebbe la soluzione. Di fronte a questi risultati non è possibile limitarci ai tatticismi. Serve un segnale forte: perché la ricostruzione deve avvenire senza limiti dettati dalla gestione precedente o senza i vincoli di una gestione unitaria che ci ha accompagnato sin qua'.
Un commissariamento con un tempo massimo definito di sei mesi, per aprire il cantiere, costruire il nuovo progetto veneto, la nuova rappresentanza e anche un nuovo posizionamento. Perché prima dell' inizio dell'anno prossimo non sarà possibile fare il congresso regionale, perché se non vogliamo fare solo interventi di facciata, abbiamo bisogno di una riflessione programmatica seria e approfondita che avrà bisogno a partire da settembre di qualche mese di lavoro, e poi non sarà possibile prima dell'anno prossimo fare il congresso perché con l'autunno il partito nazionale affronterà il tema delle nuove norme statutarie, congressuali e delle primarie, che segneranno un punto di svolta rispetto oggi. A meno che non riteniamo di volerci contare velocemente andando ad ottobre ad un congresso con le vecchie regole. Francamente farei fatica a capire. Dopo la pausa estiva dovrebbe essere invece il momento del confronto e del dibattito dentro e fuori il partito interagendo con i tanti soggetti della rappresentanza veneta, accompagnati dalle migliori intelligenze ed esperienze venete che possano aiutarci nell'elaborazione politica e programmatica. Per questo il nuovo congresso dovrà essere la tappa conclusiva di un percorso, non il punto di partenza di una mediazione, perché da oggi dobbiamo iniziare una nuova fase di rifondazione del nostro Partito Veneto, senza doverci preoccupare di intaccare appartenenze e posizionamenti attuali. Lo dico con la stima e l'amicizia che mi legano a Roger, il tempo delle dimissioni a metà per rimanere fino a un veloce congresso a ottobre affiancato da un direttorio, credo non sia una scelta utile al nostro partito, anche in termini di rappresentazione esterna. Di fronte a queste sconfitte lo scandalo per me non è il commissariamento, ma è far finta di niente, traccheggiando con formule dal sapore antico. Ho voluto essere franco e diretto perché credo che la gravità della situazione lo imponesse. Poi essendo prima di tutto uomo di partito, se alla fine del dibattito la mia proposta dovesse rimanere isolata, mi adeguerò alla decisione finale che verrà assunta, senza conflittualità, nello spirito di collaborazione che penso ci debba tutti contraddistinguere. Dobbiamo riprovarci, con generosità, lo dobbiamo prima di tutto a quanti fra mille difficoltà ci hanno accompagnato sino a qua, senza preoccuparci di tutelare singole rendite di posizione, perché diversamente fra poco non ci sarebbe più nulla da difendere.


Commenti

Inviato Giovedi 9 Luglio 2015 alle 07:34

Si chiede un segnale forte per la ricostruzione? Eccolo: le dimissioni di chi ha determinato la sconfitta : Alessandra Moretti, che, altrimenti continuerà a produrre danni al Partito Democratico.
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Commenti degli utenti

Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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