Dire tutto. Anche su Giannino Ma...rzotto
Domenica 15 Luglio 2012 alle 14:52 | 2 commenti
Dire tutto non è sempre semplice ma è un dovere, almeno per chi scrive per professione, che vuol dire serietà verso il mezzo su cui si scrive e rispetto per il lettore che, più o meno consapevole che sia, associa maggiore credibilità a un articolo proprio perchè tale. Quindi non di un singolo ma, di fatto, di una comunità a cui si appartiene, se si è solidali col mezzo che si legge, o che si avversa, se quel mezzo lo si legge per contrastarne la linea con le proprie opinioni e le proprie convinzioni.
Giannino Marzotto, allora, di sicuro è stato quello che di lui si legge in tutte le "commemorazioni" funebri di cui sono ricchi i media locali e nazionali se non internazionali, vista la dimensione del personaggio e del casato. E gliene diamo, umilmente, atto.
Ma bisogna aggiungere qualcosa a quel "quasi" tutto che si legge di lui. Voglio farlo oggi perchè rimanga più impresso e perchè, quando l'ho conosciuto, ero più abbagliato dalle apparenze di quanto non lo sia ora, dopo tre anni di prima linea.
Io l'ho incontrato Giannino Marzotto il 19 giugno 2010 in occasione della Festa dell'accoglienza (qui le foto che allora non pubblicammo perchè non avevamo lo strumento tecnico per farlo e che ora gli dedichiamo) e nella mia prosa incerta di allora scrissi tra le altre cose: «Erano 368 i nuovi italiani provenienti da 50 diversi Paesi seduti tutti insieme stasera sotto i portici della villa "La Colombara" a Trissino per la "Festa dell'accoglienza", una cena-happening organizzata in onore degli immigrati dal conte Giannino Marzotto e da Matteo Quero del circolo Nessuno Escluso...».
Bella serata ma, anche se mi aveva colpito, una cosa non la scrissi, magari per rispetto di chi, Quero di Nessuno Escluso, mi aveva invitato a quell'vento salvo poi escludermi in futuro dalle sue frequentazioni una volta appurato che magari sbagliavo, certo, ma lo facevo con la mia testa. Giannino Marzotto, rimedio adesso a quella mancanza del cronista di allora, aveva ospitato 358 nuovi italiani ma ... Ma il tavolo in cui si era seduto per cenare era quello dei soli notabili, nell'altra ala della villa.
Altre cose, non bellissime come gli elogi odierni, ho visto dopo associate a quel nome e a quel cognome, tra cui quegli orrendi capannoni a Trissino lungo la statale e, peggio, il comportamento dei Marzotto verso chi, morto o ammalato tra i lavoratori della Marlane Marzotto, fa ancora oggi fatica a sapere da un tribunale se è morto per un raffreddore o per i materiali tossici della fabbrica di Praia a Mare.
Ora Giannino, per chi crede, è lì, per vedere dall'alto (speriamo) quei capannoni e per discutere direttamente con quei morti. Per chi non crede il futuro di quei capannoni e delle famiglie dei morti è nelle mani, anche, dei suoi discendenti.
C'è sempre un ma, ho imparato da allora ad oggi.
Sta, quindi, ai Marzotto che sono ancora quì a fare in modo che Giannino Ma...rzotto si possa riscrivere senza i puntini separatori. Dalla stima completa.Per quel nome e quel cognome.
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L'ultimo ricordo che la famiglia Marzotto ha impresso in Valle Agno (per quanto mi è dati di sapere) è la devastazione del territorio e dell'ambiente di coloro che rimangono, visibile a Trissino davanti alla Miteni!
Comunque, pace alla sua anima! Ora... può anche esserci il rispetto!
Alessandro Schiavo