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BPVi muta anche sullo 0,65% in Nomisma, Dolcetta muto a lungo con Cda su richieste BCE su sofferenze. E 3 miliardi mutano banca

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Mercoledi 27 Gennaio 2016 alle 22:50 | 0 commenti

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Il presidente della Banca Popolare di Vicenza, Stefano Dolcetta - scriveva ieri, 26 gennaio, Sofia De Marchi su VeneziePost -, avrebbe comunicato ai consiglieri soltanto nella riunione del 15 gennaio le richieste che l'istituto di vigilanza, la BCE, «aveva inviato il 26/11 sulla situazione dei crediti deteriorati e sulle coperture da mettere in atto... Da qui il malumore di buona parte del consiglio di amministrazione. Il documento, infatti, sarebbe pervenuto già il 26 novembre ma reso disponibile solo il 15 gennaio, ben 50 giorni dopo. Perché? Non si sa ma il malumore è forte e non giovano alla salute della banca, già precaria, spaccature proprio nel Cda».

Mentre ieri Sofia De Marchi aggiungeva che «le casse della banca si stanno svuotando e il dato in nostro possesso racconta che solo negli ultimi 45 giorni la riduzione pare abbia toccato la soglia dei 3 miliardi di euro...», oggi la collaboratrice di VeneziePost rimarca le divisioni nel Cda attuale, sostanzialemnte quello che ha preso le decisioni per le quali oggi sono indagati solo due ex colleghi eccellenti, ex dg e Ad Sorato a parte, e cioè Gianni Zonin e Giuseppe Zigliotto: «...Altre fonti interne alla banca, infatti, ci hanno confermato la fondatezza delle indiscrezioni riguardanti la spaccatura in atto tra parte dei consiglieri e il vertice... Ma per un'altra vicenda. La ritardata comunicazione di Dolcetta del fascicolo Bce..., sarebbe, è la tesi di queste voci, solo un pretesto. In realtà, i malumori veri sarebbero da ricondurre proprio alla possibilità che il nuovo Cda, che nascerà dalla futura società per azioni, possa veramente intraprendere azioni di responsabilità verso amministratori che tuttora sono in sella e responsabili del dissesto che ha portato alle dimissioni dei vecchi vertici e di diversi consiglieri».

In questo clima di carenti informazioni al Cda, che è in agitazione "interna" per il rischio di essere portato in giudizio, e di "cassa in fuga" con 3 miliardi portati dai clienti fuori da una banca che già non brillava di suo per raccolta, si inseriscono le non risposte dei vertici vicentini alle nostre domande, alle quali ha invece esaurientemente risposto Veneto Banca.

Quanto al valore delle filiali da dismettere (150 per BPVi, 100 per l'istituto di Bolla e Carruss) i trevigiani hanno, infatti, già azzerato prudenzialmente la voce patrimoniale di tutte le filaili, non solo di quelle da chiudere; sui pegni al 100% di quote di aziende di nome (ad esempio Grotto spa, Boscolo Hotels spa, Pittarosso che hanno conferito le loro quote in pegno ad entrambe le banche a garanzia di finanziamenti) da Montebelluna ci hanno risposto che «sono operazioni strutturate con un pool di banche. L'assunzione del pegno è a garanzia dei finanziamenti (per piani di ristrutturazione del debito, acquisizioni, ecc) concessi dalle banche partecipanti al pool, tra cui Veneto Banca, che tra l'altro è coinvolta con quote contenute rispetto ai crediti complessivi accordati dall'intero pool...»); per le quote in pegno di società in amministrazione straordinaria o in liquidazione che lascerebbero presumere difficoltà di recupero dei relativi crediti Veneto Banca ha affermato con sicurezza che «gli importanti accantonamenti effettuati tengono già conto, in modo prudenziale, della diminuzione di valore di alcune delle garanzie in pegno fornite da aziende in difficoltà. In caso di eventuali difficoltà di recupero il valore è stato abbattuto, se non addirittura azzerato...».

A tutte queste domande, diverse anche per tipologia, i vertici vicentini, assertori della trasparenza, hanno risposto con un'unica frase: «Caro Direttore, il nostro ufficio legale mi fa sapere che, per prassi, non forniamo dati relativi alle esposizioni della banca se questi non sono stati resi pubblici in bilancio. La ringrazio per la pazienza che ha avuto nell'attendere questa risposta e la saluto con la consueta cordialità».

Detto che i vecchi soci impoveriti e  i futuri azionisti, di cui Iorio va a caccia a prezzi immaginabilmente sempre più bassi e lontani come un "Buco nero" dai 62,50 euro a cui decine gli ultimi soci, decine di migliaia, hanno comprato azioni poi subito deprezzate a 48 euro, non si accontentano nel valutare la credibilità BPVi della cordialità dei saluti del suo portavoce, ci rabbrivisce, per i vecchi e nuovi soci ma anche per i clienti che ancora hanno i loro depositi nei forzieri nebulosi di Via Btg. Framarin,  la stessa risposta... "cordiale" a quest'altra domanda: «tra le partecipazioni della BPVi spicca, anche se finanziariamente marginale, quella nel del Centro studi economici Nomisma, che fa riferimento all'ex premier Romano Prodi ed è presieduta dall'ex ministro Piero Gnudi. La partecipazione in Nomisma, che vede come azionisti molte aziende, piccole e grandi, italiane e straniere, ma anche numerose banche, di prestigio come Deutsche Bank o più discusse come Banca Etruria e del Lazio, ha motivazioni "politiche", essendo difficile immaginarne di reddituali, oppure era (è?) finalizzata a un migliore accesso ai suoi studi. In questa ultima ipotesi BPVi si è mai avvalsa e come degli scenari economici prospettati da Nomisma?»

Questa domanda potrà essere, come lo è, "politica" e maliziosa ma non "c'azzecca" nulla fornire quell'unica, ripetitiva, insulsa e sconcertante risposta: «non forniamo dati relativi alle esposizioni della banca se questi non sono stati resi pubblici in bilancio...».

Va bene che Dolcetta avrebbe omesso di informare gli altri membri del Cda, a  detta di VeneziePost, sulle richieste che l'istituto di vigilanza, la BCE, «aveva inviato il 26/11 sulla situazione dei crediti deteriorati e sulle coperture da mettere in atto», ma come si fa a lamentarsi della fuga di depositi dei clienti per oltre 3 miliardi di euro se non si risponde neanche su una quota minima dello 0,65% (per nominali 45.537 euro e un valore a libro di 190.887 euro) in uno dei salotti buoni dei pensatori economici del giro di Prodi e Gnudi?

E i mutismi BPVi non finiscono qui...


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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