Gideon Levy a confronto con i cittadini di Vicenza
Giovedi 3 Dicembre 2015 alle 16:29 | 0 commenti
 
				
		Alla fine della conferenza di Gideon Levy martedì 1 dicembre sulla questione isreliana/palestinese si è aperto un dibattito che ha viste coinvolte molte persone. La maggior parte si è complimentata con Levy per il coraggio con cui espone le sue idee, senza avere paura, senza temere ripercussioni. Il giornalista israeliano ha confessato di avere avuto bisogno di una guardia del corpo per un periodo. Ma non per questo si è fermato o ha “abbassato il tono†della voce.
Molti hanno chiesto delucidazioni, chiarimenti: è sempre difficile  capire i meccanismi di un’occupazione, le motivazioni e le ideologie che  spingono persone a inneggiare una guerra e a considerarla giusta. Levy,  con grande disponibilità, ha ascoltato tutte le domande e cercato di  risolvere i dubbi e le perplessità. 
C’è stata una voce, tra le  tante, fuori dal coro: quella di una donna che si è definita perplessa  riguardo alle parole di Levy. E gli ha posto una domanda: "perché, invece  di nascondersi dietro queste stesse parole, invece di criticare e mettere alla  gogna il governo israeliano, non scende in campo - nello specifico  suggeriva la striscia di Gaza - e non combatte in prima persona le brutalità  che accadono ogni giorno?"
Domanda lecita, peraltro posta pochi  giorni fa da una nostra lettrice che scriveva: “Palese dimostrazione che  Israele è un paese democratico. Fosse vissuto in un paese islamico oggi  non sarebbe in giro per il mondo a raccontare le "sue verità". Quello  che di lui mi sono sempre chiesta è perché non si trasferisce a Gaza, a  dare un concreto contributo alla popolazione?â€. Levy, nonostante la rabbia che trapelava dalla voce della donna, ha risposto: "sono pronto a parlare con lei", e ha affermato che effettivamente, stare in prima linea, è cosa difficile e che richiede coraggio.  
Le ragioni stanno in entrambe le parti. Noi siamo grati che ci siano giornalisti che abbiano il coraggio di dire espressamente ciò che pensano. Non cambierà di certo il mondo, ma è pur sempre un piccolo inizio.
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