De Menech: «Zaia non "ignori" il Mose». Ma se fossero coinvolti anche esponenti del PD?...
Domenica 12 Ottobre 2014 alle 12:01 | 0 commenti
Secondo un sondaggio della SWG, definito affidabile anche se ovviamente indicativo e riferito al momento attuale e citato oggi sul GdV da Piero Erle, «il governatore uscente Luca Zaia, posto alla guida dello schieramento di centrodestra, nella misura del consenso al voto distanzia del 15% l´eurodeputata Alessandra Moretti, indicata come la più probabile candidata del centrosinistra». Anche alla luce di questi dati previsionali, che, però, assumono un valore maggiore perchè ad essere in vantaggio è il Governatore uscente, ci si aspetta una campagna al calor bianco per "recuperare" consensi.
L'articolo di oggi su Il Corriere del Veneto, che riprendiamo di seguito, non ne è che un esempio contingente anche se l'argomento, lecitamente, tirato in ballo contro Zaia dal segreatrio Regionale del Pd Roger De Menech rischia in futuro di essere un'arma a doppio taglio.
Se sarà verificato dalla magistratura, come molti osservatori, anche indipendenti, sostengono, che sia trasversale ai partiti e, quindi, coinvolga anche esponenti del PD locale, il sistema corruttivo che oggi chiama letteralmente in causa soprattutto la galassia che fa riferimento a Giancarlo Galan e a cui De Menech si richiama per stigmatizzare l'azione e i "distinguo" di Zaia.
Chi vivrà vedrà ...
De Menech: «Zaia non può chiamarsi fuori dal Mose»Â
di Alessio Antonini*
C'è poco da fare. C'è poco da proporre di togliere i vitalizi ai politici condannati e da prendere le distanze da quelli corrotti. La campagna elettorale non perdona. Ecco quindi la mazzata (che è anche un dato di fatto): Luca Zaia ha governato con Giancarlo Galan per almeno cinque anni ed è stato il suo vice (dal 2005 al 2008) a Palazzo Balbi prima di prendere il suo posto. Non basta?
E allora ricordiamo anche che Renato Chisso è stato un suo assessore e sempre suoi sono i dirigenti arrestati e indagati per il Mose. Insomma, il Pd fa sapere che non accetta «la versione di Zaia». «Stiamo assistendo al crollo del sistema di potere istaurato dal centrodestra - interviene il segretario dei democratici Roger De Menech -. Zaia non può chiamarsi fuori, almeno politicamente». Perché nessuno accusa Zaia di niente, sia chiaro. Ma quando si governa con qualcuno bisogna anche vigilare. E quindi «Zaia deve rispondere perché ha una chiara responsabilità politica». «Il suo ex presidente (Galan) patteggia 2 anni e 10 mesi e deve restituire oltre 2,6 milioni di euro allo Stato, un suo assessore finisce in carcere (Chisso), un suo consigliere di maggioranza (Conta) viene indagato e non contiamo i dirigenti accusati di reati gravissimi - continua De Menech -. Se questo è il lascito della giunta Zaia è meglio voltare pagina il più velocemente possibile». Visto che il centrodestra guida la Regione da vent'anni «Zaia non può fingere di essere all'oscuro di quanto è accaduto». «Non intendo dare giudizi che spettano ai giudici - rincara la dose De Menech -. Però dico che ci sono responsabilità politiche a cui il presidente di una delle più importanti regioni italiane non può e non deve sottrarsi». L'equazione di De Menech è semplice: «o Zaia ha perpetrato il sistema di potere costruito da Galan, oppure non è stato capace di cogliere i segnali deboli che pure arrivavano». «Le indagini su molti uffici regionali si susseguono da anni e sono state segnate da arresti eccellenti - conclude -. Cosa è stato fatto per prevenire la corruzione, la malversazione, il peculato e l'abuso di ufficio? A leggere le cronache giudiziarie sembra davvero molto poco e di questo i cittadini veneti chiedono e chiederanno conto»
*Da Il Corriere del Veneto
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