Dalla Pozza e Corò: mettetevi d'accordo
Martedi 24 Novembre 2009 alle 13:08 | 0 commenti
Si mettano d'accordo: o si è a favore della liberalizzazione del servizio idrico secondo il decreto Ronchi (centrosinistra, do you remember?) convertito in legge la settimana scorsa dal governo Berlusconi, o si è contro. Invece qui a Vicenza da una parte c'è una giunta targata Pd che giovedì 19 novembre ha detto senza mezzi termini di non volerne sapere di soci privati nella comunale Acque Vicentine, e dall'altra questa stessa società che è di avviso opposto. E che non manca di farlo sapere sulla prima pagina del maggior quotidiano locale appena tre giorni dopo.
Basta mettere a confronto le rispettive prese di posizione, per rendersi conto di come l'indirizzo politico dell'esecutivo Variati sia platealmente smentito dal presidente di Acque Vicentine, l'economista Giancarlo Corò, che è stato messo lì proprio da Variati.
«L'amministrazione comunale è contraria alla gestione privatizzata dell'acqua», ha chiarito l'assessore all'ambiente Antonio Dalla Pozza. Che spiega come meglio non si potrebbe il pericolo insito nella legge privatizzatrice: «Noi abbiamo scelto la gestione in house perchè è importante che sia la proprietà che la gestione dell'acqua stiano in mani pubbliche. Laddove la gestione è già privata i problemi sono notevolissimi e sono relativi o alla tariffa o al servizio. Rispetto al pubblico, del resto, il privato ha l'obiettivo di massimizzare i profitti, per cui le strade per lui sono due: o riduce gli investimenti o aumenta le tariffe. In ogni caso non è un buon affare per i cittadini». Domenica 22 novembre gli ribatte Corò sul Giornale di Vicenza sostenendo la bontà dell'ingresso dei privati nel settore dell'acqua: «il piano d'ambito per il bacino del Bacchiglione - voluto dai Comuni dell'area - prevede oltre un miliardo di investimenti entro il 2026. Chi è in grado di mettere in campo risorse finanziarie di tale portata? Le società che gestiscono nel vicentino il servizio idrico attraverso affidamenti diretti possono contare, in realtà , su un'unica fonte di finanziamento: le tariffe pagate dai cittadini per il servizio, che oggi sono le più basse d'Europa. Una famiglia vicentina paga per acquedotto e fognatura circa 20 euro al mese, corrispondenti alla metà di quanto paga, per lo stesso servizio, un cittadino francese, addirittura un quarto di un tedesco. (...) la riforma offre anche una possibilità interessante: quella di rafforzare le attuali aziende di gestione del servizio idrico con la partecipazione di capitale e competenze tecniche provenienti dal mondo dell'industria e della finanza (banche e fondazione bancarie). (...) I timori di una "privatizzazione dell'acqua" dovrebbero essere scongiurati attraverso la fissazione di obiettivi di interesse generale - come la tutela delle falde e dei fiumi, nonché chiari limiti nei rincari tariffari - e regole di massima trasparenza gestionale. Perché in un'area come il vicentino non si dovrebbe accettare questa sfida?».
Alla domanda di Corò ha già risposto egregiamente Dalla Pozza. Belle parole? Probabile, visto che - ormai lo abbiamo imparato - quando si arriva al dunque la politica è raramente capace di concretizzarle in atti contrari agli interessi dei privati. Resta il nodo della coerenza: il sindaco non ha niente da dire riguardo al presidente di una società controllata che sconfessa apertamente la linea, ufficialmente così netta e senza equivoci, presa dalla sua giunta su un tema così delicato come l'acqua, risorsa primaria e vitale?
Alessio Mannino
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.