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Dal Lago, Lega Nord: Base Protezione Civile sull'area Dal Molin

Di Redazione VicenzaPiù Venerdi 21 Gennaio 2011 alle 11:05 | 0 commenti

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Manuela Dal Lago, Capogruppo Lega Nord Liga Veneta al Comune di Vicenza  -  Con la presente sottopongo alla Vostra attenzione, anche a nome del segretario provinciale Paolo Franco e del segretario cittadino Carlo Rigon della Lega Nord Liga Veneta, l'allegata "Proposta per costruire una grande Base di Protezione Civile sull'area ad est del vecchio aeroporto Dal Molin.", riguardo alla quale ho richiesto alle Istituzioni politiche, economiche e sindacali vicentine, di aprire un tavolo unitario, al fine di meglio mettere a punto il progetto e di sostenerlo insieme presso il Governo nazionale. 

Di seguito il testo della proposta.
 

Proposta per costruire una grande Base di Protezione Civile sull'area ad est del vecchio aeroporto Dal Molin

Premessa

Da tempo si è evidenziata la necessità di adeguare l'organizzazione di Protezione Civile a Vicenza. Le ultime vicende legate alle drammatiche esondazioni dei corsi d'acqua, ma anche le numerose altre manifestazioni di dissesto del territorio in Provincia, ci obbligano a rendere ancor più urgente l'assunzione di decisioni serie e importanti. Ricordo che numerose frane, che hanno messo in pericolo il patrimonio abitativo e le famiglie ivi residenti, sono passate in secondo piano a causa dell'emergenza creata dal Bacchiglione. Tuttavia siamo in presenza di casi ugualmente drammatici perché sono la spia di qualcosa che potrà manifestarsi in modo ricorrente a causa dei cambiamenti climatici, oltre che di un non corretto modo di utilizzare il territorio in molti siti del Veneto.

Le forze politiche e le istituzioni locali dovranno evidentemente rivedere le modalità di regolazione dei piani territoriali e, allo stesso tempo, dovranno varare un adeguato piano di intervento sul corsi d'acqua. La Lega in primis, per la responsabilità che consegue al progressivo, grande consenso popolare che sta registrando, dovrà esprimere analisi e proposte concrete immediatamente realizzabili puntando ad ottenere risultati nei tempi più brevi possibili. Tuttavia, questo è il classico tema sul quale le forze politiche dovrebbero costruire sinergie e azioni comuni che vadano al di là della consueta contrapposizione di partito.
Proprio per questo, credo di dover riprendere alcune proposte emerse nei mesi passati, e aggiornate in occasione dell'alluvione iniziata a novembre scorso, che chiedono di progettare e costruire una Base di Protezione Civile da collocare in una parte dell'area ad est dell'ex aeroporto Dal Molin.

Alcune recenti proposte

Per punti, desidero richiamare alcune argomentazioni, che non possono non essere condivise.

 Un anno fa, il cosiddetto "PATTO PER VICENZA", firmato da Mario Giulianati e Ubaldo Alifuoco a nome di associazioni non di partito ed anzi partecipate da persone di varia provenienza politica, propose di inserire tra le compensazioni da richiedere al Governo nazionale (per il sacrificio conseguente all'eliminazione della pista di volo dell'Aeroporto militare) una base per la protezione civile. Tale suggerimento è stato rilanciato in occasione dell'alluvione di novembre scorso con alcune considerazioni utili. Esse ricordavano le fragilità del territorio vicentino e veneto a causa di una serie di errori e sottovalutazioni, e sottolineavano la urgente necessità di interventi di salvaguardia e di piani regolatori (PAT) che non perseguano la via del consumo ulteriore di terreno agricolo. Il documento si conclude con la proposta operativa così formulata:

Per questo proponiamo di mettere al centro dei programmi amministrativi la costruzione di una base di protezione civile che raccolga le forze operative professionali e del volontariato. La lezione che ci è stata lasciata anche da quest'ultima esperienza vicentina testimonia che ci sono stati ritardi, incomprensioni nella catena comunicativa delle informazioni essenziali. Non è utile a nessuno sottovalutare questi aspetti negativi che vanno sottoposti a un severo esame al fine di porvi rimedio.
Alcuni fenomeni naturali, come i terremoti, non possono essere previsti con precisione di tempo e di luogo, altri, come le piene dei fiumi o le nevicate, sono assolutamente prevedibili e le moderne tecnologie consentono di agire anche sul piano della prevenzione.
In sostanza, il disastro vicentino era stato annunciato con notevole precisione ma vi sono state inadempienze e lacune che hanno impedito di salvare almeno una parte del patrimonio distrutto dall'alluvione (automobili, merci stivate nei negozi delle zone a rischio, ecc.). Proprio per questo bisogna potenziare la Protezione Civile, sia per quanto riguarda le strutture e i mezzi, sia per quanto concerne le informazioni dagli enti preposti. Senza di ciò si rischia di vanificare lo splendido potenziale di generosità espresso da migliaia di volontari.

 Il 18 dicembre scorso scorso si è svolto l'importante convegno tecnico promosso dall'Associazione dei Popolari Europei e coordinato da Chiara Garbin, che peraltro è ella stessa un tecnico della Protezione Civile della Provincia, che ha promosso un confronto tra varie istituzioni preposte a vario titolo alla protezione civile, nonché associazioni del Volontariato impegnate su questo fronte da sempre con grande competenza. In tale convegno, intitolato "Un Centro polifunzionale di Protezione Civile a Vicenza", si sono sviluppate numerose importanti argomentazioni che suggeriscono di investire molto sul tema, e di collocare la nuova base negli spazi ad est del Dal Molin. La proposta così è stata sintetizzata:

L'alluvione che ha colpito Vicenza ed il Veneto ha dimostrato quanto vulnerabile sia il nostro territorio e quanto siano importanti i servizi di protezione civile, nella loro funzione di prevenzione, allarme e intervento. L'ambito in cui opera il Sistema di Protezione Civile è costituito dalla concertazione di una pluralità di componenti e strutture con competenze diverse, ne consegue la necessità di rafforzare il raccordo tra questi soggetti. La condivisione di procedure, linguaggi e tecnologie rappresenta lo strumento per rendere il sistema di P.C. sempre più funzionale alla necessità di tutela delle persone, dell'ambiente e degli insediamenti.
Tali servizi debbono essere contigui anche logisticamente, ed è opportuno realizzare a Vicenza un Centro polifunzionale di rilievo regionale nella zona ad est del Dal Molin che sta per essere acquisita al demanio comunale, impiegando i fondi che la città attende come compensazione al sacrificio sopportato con la realizzazione della nuova base americana.

 Infine, cito un estratto dei lavori della Commissione ambiente del Consiglio regionale che offre una testimonianza scientifica su ciò che non si è fatto e si poteva fare:

"L'alluvione e i danni causati dall'esondazione del Bacchiglione e degli altri fiumi veneti all'inizio di novembre erano prevedibili e l'allarme si poteva dare con anticipo.
Il dipartimento di idrodinamica dell'Università di Padova ha sviluppato e perfezionato accurati modelli matematici che, partendo dalle previsioni meteorologiche elaborate dai maggiori centri europei, simulano con largo anticipo (da uno a quattro giorni) le quote idrometriche massime dei singoli fiumi, prevedendo quindi l'onda di piena e la sua propagazione a valle. (Prof. Luigi D'Alpaos, Università di Padova).

Conclusioni

Desidero quindi proporre alle istituzioni locali e alle forze politiche, nonché economiche e sociali, di rappresentare al Governo nazionale e a quello regionale la necessità di costruire una grande Base di Protezione Civile da localizzare nell'area del ex Aeroporto Dal Molin. Tale base, da inserire nel quadro delle compensazioni previste per la dismissione dell'aeroporto, dovrebbe avere le seguenti caratteristiche:

• operare in un'ottica di intervento non solo provinciale ma regionale e nazionale;
• ospitare le istituzioni e le organizzazioni del volontariato preposte agli interventi di protezione civile, le quali oggi sono collocate in ambiti diversi e spesso inadeguati o in condizioni addirittura precarie (VV.FF., ARPAV, Organizzazioni del volontariato come quella dell'Associazione Nazionale Alpini, ecc.);
• collegarsi costantemente con le strutture nazionali e regionali preposte alla materia e in grado di fornire i dati necessari all'attività di previsione e di intervento;
• raccordarsi con le strutture dell'Università (Padova e altre) in grado di fornire i dati e i suggerimenti utili per l'attività della base;
• prevedere spazi adeguati anche per le attività di addestramento e per l'eventuale utilizzo in situazioni di emergenza;
• avere una dotazione di mezzi e strutture moderne ed efficienti;
• prevedere la presenza di un eliporto che possa avere funzioni anche adeguate ad emergenze sanitarie, ivi compreso il servizio per il trasporto urgente di organi per i trapianti.

Inoltre:

• tale struttura, previo accordo ad hoc, potrebbe anche creare sinergie con la vicina Base militare degli Stati Uniti per gli interventi di natura civile (Protezione Civile, Urgenze sanitarie, addestramento, ecc.). Scelta, quest'ultima, che sanerebbe concretamente una frattura che si è creata con quella comunità, spesso con forzature ideologiche, nel corso degli ultimi anni;
• l'ampia area disponibile, consente anche di realizzare un parco al servizio della città. Ovviamente, conoscendo bene le difficoltà già ora presenti nella manutenzione dei parchi cittadini e nella gestione della loro sicurezza, la dimensione di quest'ultimo dovrà essere realisticamente valutata. Ciò anche in relazione ai progetti complessivi del verde pubblico e alla futura realizzazione del Parco dell'Astichello, in zona tangente l'area di cui parliamo.

Propongo anche che si apra un tavolo unitario con le rappresentanze delle istituzioni e associazioni del volontariato impegnato sul tema della protezione civile, al fine di meglio mettere a punto il progetto e di sostenerlo insieme presso il Governo nazionale.


Manuela Dal Lago
Paolo Franco
Carlo Rigon


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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