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Da Graziano Stacchio a Mario Cattaneo, fino al tabaccaio di Civè di Cozzerola. Quando la legittima difesa corre lungo un sottile filo rosso.

Di Alessandro Cascino Giovedi 16 Marzo 2017 alle 09:15 | 0 commenti

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"A cena a Casaletto Lodigiano all'Osteria 'Dei Amis' del signor Mario, brava persona aggredita. Ha difeso se stesso, la sua famiglia, i suoi nipotini: non merita un processo ma comprensione e solidarietà.Venite a trovarlo, sono una bellissima famiglia e la cucina è fantastica. Io sto con Mario, io sto con chi si difende, sempre". Musica e testi, per mezzo del sempre di moda Facebook, di Matteo Salvini. L'occasione che richiama il segretario federale della Lega Nord è la sua puntata presso la locanda sopracitata. Il proprietario è Mario Cattaneo, il quale nella notte tra giovedì e venerdì della settimana scorsa ha ricevuto la "visita" di una banda di malviventi rumeni, i quali hanno tentato una rapina, terminata con la morte di uno di essi per mezzo di un colpo di arma da fuoco sparato dal signor Cattaneo durante la colluttazione che ne è seguita.

La storia di Mario Cattaneo, però, non è un caso isolato di questi tempi. Di qualche giorno fa è, infatti, la notizia che la Corte di Appello di Venezia, ribaltando la sentenza di primo grado, ha assolto dall'accusa di eccesso colposo di legittima difesa un tabaccaio di Civè di Cozzerola, paesino della provincia padovana. L'uomo, Franco Birolo, infatti, aveva sparato un colpo di pistola, uccidendo il moldavo Igor Ursu, che si era introdotto all'interno del negozio per mettere a segno una rapina. In primo grado il giudice, riconoscendo la sproporzione tra legittima difesa e danno cagionato, aveva condannato il Birolo a due anni e otto mesi di carcere e a risarcire la famiglia di Ursu con 325.000 euro. Spostandoci verso esempi più mediatici, famoso è diventato Graziano Stacchio, il benzinaio di Ponte di Nanto, il cui caso è stato archiviato, che per impedire una rapina alla gioielleria di Robertino Zancan, poco distante, sparò a uno dei malviventi che avevano tentato il colpo, uccidendolo. Gli esempi sono innumerevoli, alle volte con sfaccettature diverse, ma accomunati dallo stesso quesito: dove finisce il diritto di difendersi e dove inizia il danno altrui? Il confine tra le due cose non è sempre così scontato, tanto che in molti casi l'opinione pubblica ha saputo dividersi di caso in caso. Quel che è capitato a Ermes Mattielli, in questo senso, ne è un esempio significativo. L'artigiano di Arsiero, piccolo paesello della provincia di Vicenza, infatti, il 13 luglio 2006 sparò a due malviventi che si erano introdotti nel suo deposito per tentare un furto di alcuni pezzi di rame. Il piccolo rigattiere, deceduto l'11 novembre 2015 in, era stato poi condannato a 5 anni e 4 mesi di carcere e l'obbligo di risarcire economicamente i ladri per i danni fisici subiti.

A differenza del caso Stacchio, però, per il quale i giudici avevano appurato la legittima difesa e letto una "extrema ratio" nel gesto di sparare del benzinaio di Nanto (tanto da portare a una più che ragionevole archiviazione del caso), per quanto riguarda Mattielli la dinamica dei fatti ha raccontato una storia diversa. Stando alle conclusioni degli addetti alla balistica, infatti, l'artigiano di Arsiero avrebbe sparato sui malviventi quando essi avevano già mollato la refurtiva e si erano già dati alla fuga, il che fa pensare che più che per immediatissimo pericolo, l'uomo avrebbe sparato sull'onda dell'esasperazione per l'ennesima visita poco amichevole. E' bene ricordare, infatti, che di tentativi di rapina Mattielli ne aveva subiti più di uno in passato. Nei giorni immediatamente successivi ala morte di Mattielli Matteo Salvini, sempre attraverso Facebook, aveva dichiarato che "Ermes è una vittima dello Stato, uno Stato amico dei delinquenti". A prescindere dal fatto che se la giustizia in Italia non brilla per efficienza la colpa è anche di una classe politica che, spesso e volentieri, è autrice di leggi ingiuste che costringono magistrati (che sono tenuti ad attenersi a queste) ad applicarle così come partorite e poi a subire l'affibiazione della figura di carnefice, è bene che su temi delicati come la violenza privata la pubblica opinione si acculturi e impari a giudicare caso per caso, per non ritrovarsi in un prossimo futuro a discutere se tornare a far valere e mettere in pratica il principio dell' "occhio per occhio, dente per dente".


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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