CUGI
Martedi 19 Gennaio 2010 alle 18:33 | 0 commenti
È indubbio che una comunità organizzata ha bisogno di regole, o se preferiamo usare un termine meno dittatoriale, di ‘istruzioni per l'uso'. Però, è altrettanto vero che esse vanno inventate ed applicate con juicio, come diceva Don Lisander, ovverosia con quel minimo di buon senso che tenga conto non solo delle motivazioni imprescindibili della ragione, ma anche di quelle più flessibili delle abitudini e della quotidianità . Non è possibile dirigere la vita dei cittadini a colpi di bilancino e decimetro, e spiace sempre quando si vede questo metodo esercitato proprio dal quel Centrosinistra che, almeno nelle sue premesse teoriche, dovrebbe privilegiare proprio l'attenzione ai bisogni ‘normali' dei cittadini, di fronte alla fredda ‘tolleranza zero' della Destra. È questo il caso, per esempio, del CUGI, "Centro unificato gestione iscrizioni", l'ultima idea dell'Assessore Moretti per razionalizzare le scuole cittadine. In pratica funzionerà così.
Dall'anno prossimo, i genitori non saranno più liberi di iscrivere i bambini nella scuola che preferiscono. Tornano i vecchi ‘bacini d'utenza', e le famiglie saranno obbligate a scegliere la scuola in base alla residenza. Non solo. Sarà il Comune a gestire il tutto per via informatica, assegnando "ad ogni scuola un determinato numero di iscritti, in relazione anche agli spazi e al numero di aule a disposizione" (GdV, 15/1/10).
Apparentemente, tutto giusto, tutto bello. Ma nella realtà è diverso, e le cose non funzionano così. Mi è capitato, in tanti anni di insegnamento a Vicenza, di vedere situazioni incredibili, bambini che provengono non solo dagli antipodi della città , ma addirittura da Comuni limitrofi. Assurdità ? Solo in apparenza. Sono innumerevoli le ragioni che possono spingere una famiglia a sobbarcarsi complicati ed onerosi spostamenti più volte al giorno solo per portare il figlio in una scuola piuttosto che in un'altra. La presenza, per esempio, di cuginetti, con cui il bambino ha già un forte legame affettivo e la cui vicinanza lo rassicura e gli rende più agevole l'esperienza scolastica. La presenza, tra i genitori, di adulti amici - anche questo molto importante dal punto di vista psicologico - che possono incaricarsi degli spostamenti e custodire il bambino nelle ore di lavoro dei genitori. La presenza in zona dei nonni o di altri parenti, che possono prendersi cura del bambino. L'ubicazione del posto di lavoro proprio in quella zona della città , per cui, magari, può risultare più semplice attraversare tutta la città col figlio che non dover prima andare alla scuola sotto casa per poi correre al lavoro. A volte anche una certa ‘tradizione di famiglia', ed è commovente a volte vedere ex allievi universitari che vengono a chiedere informazioni sul rendimento del piccolino di casa, appena entrato in prima. Oppure, la ‘fama' di certe scuole piuttosto che di certe altre: nella maggior parte dei casi leggendaria, ma anche qui bisogna tener conto di quanto sia psicologicamente importante, per un genitore, esser convinto di aver fatto la scelta giusta. È vero che, a volte, quell'assoluta libertà di scelta causava ingorghi problematici, ma è vero anche che in un modo o nell'altro li abbiamo sempre risolti, con soddisfazione di tutti. Cosa succederà adesso? Staremo a vedere, ma sono convinto che, a fronte di un'indubbia razionalizzazione del sistema, ci saranno l'insoddisfazione e forse veri e propri problemi di molte famiglie, con le quali il Comune si troverà a dover fare i conti. Forse anche questo si sarebbe dovuto considerare, quando si è messo mano a questa riforma. Non c'è Brunetta che un giorno sì e uno anche ciancia di flessibilità ? Forse ogni tanto bisognerebbe ascoltare perfino lui.
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