Cromo esavalente, Borghesi (Idv) a Ministro Giustizia: Tricom, sono emerse anomalie?
Sabato 16 Luglio 2011 alle 13:41 | 0 commenti
On. Antonio Borghesi, Idv - «Il ministro della Giustizia, rispondendo ad una mia precedente interrogazione, aveva detto che si era appena conclusa un'ispezione ministeriale, i cui risultati erano al vaglio degli uffici. Ora è giunto il momento di sapere se siano emerse anomalie e se non si debbano fare ulteriori accertamenti». Così il vicecapogruppo di Italia dei Valori alla Camera, Antonio Borghesi, ritorna sulle morti per inquinamento da cromo esavalente degli operai a Tezze sul Brenta, con una nuova interrogazione al ministro Alfano sulla Tricom P.M. Galvanica.
Nell'interrogazione, molto dettagliata, Borghesi ricostruisce minuziosamente i passi principali della vicenda, rilevando come la storia dell'azienda inquinante «è emblematica di significativi atteggiamenti di acquiescenza tanto del potere politico quanto di quello giudiziario».
«Recentemente - esordisce Borghesi - il tribunale di Bassano ha mandato assolti gli imputati accusati della responsabilità della morte di 15 operai della citata fabbrica, a causa della presenza di massicce quantità di cromo esavalente. La sentenza del Gup sembra scaricare la colpa sul fumo di sigaretta e ribalta il giudizio sulle motivazioni di morte di un operaio espresse due anni fa dal giudice del lavoro di Bassano, che parlava invece di nesso causale tra il lavoro svolto e l'insorgenza della malattia che portò al decesso».
«Nel 2006 - ricorda il deputato veronese - il tribunale di Cittadella condannò il proprietario della fabbrica a 2 anni e 6 mesi di reclusione e 2 milioni 250 mila euro per il delitto di avvelenamento colposo plurimo. Più di trent'anni per acclarare che il danno ambientale era stato provocato dalla Tricom - P.M. Galvanica che, il 24 dicembre 2003, aveva decretato il proprio fallimento, accettato dal Tribunale di Bassano nonostante il procedimento penale in corso. Così, oltre a non pagare i 2 milioni 250 mila euro per avvelenamento colposo, i 160 milioni di euro necessari per le operazioni di bonifica del territorio non ricadono su chi ha commesso il reato, ma sulla collettività . Un'umiliazione per un comprensorio dalla falda avvelenata e ulteriore danno a una collettività che già ripetutamente è dovuta ricorrere alle autobotti per l'acqua».
«All'interno della ditta - racconta Borghesi - si registrarono un numero considerevole di decessi per tumore e molti esperti di medicina del lavoro hanno più volte dichiarato che le cause di tali morti potrebbero essere associate al tipo di lavoro a cui gli operai erano sottoposti. Se la mortalità all'interno della fabbrica era tripla rispetto alla media nazionale, adesso risulta quintuplicata, considerando le morti degli ex-operai deceduti nel frattempo».
Venerdì 15 luglio 2011
Di seguito il testo integrale dell'interrogazione di Borghesi:
Atto Camera
Interrogazione a risposta scritta 4-12647
presentata da
ANTONIO BORGHESI
lunedì 11 luglio 2011, seduta n.498
BORGHESI. - Al Ministro della giustizia.- Per sapere - premesso che:
rispondendo all'atto di sindacato ispettivo n. 4-00100, riguardante anomali comportamenti della procura e del tribunale di Bassano del Grappa, il Ministro rilevava come si fosse appena conclusa un'ispezione ministeriale, i cui risultati erano al vaglio degli uffici;
recentemente il tribunale di Bassano ha emesso una sentenza in una delle vicende citate in quell'atto di sindacato ispettivo, e cioè la questione della società Tricom P.M. Galvanica. Tale sentenza ha mandato assolti gli imputati accusati della responsabilità della morte di 15 operai della citata fabbrica, a causa della presenza di massicce quantità di cromo esavalente;
la sentenza pronunciata dal Gup Deborah De Stefano, che sembra scaricare la colpa sul fumo di sigaretta, ha ribaltato il giudizio sulla motivazioni di morte dell'operaio Domenico Bonan espresse nella sentenza di due anni fa, emessa sempre dallo stesso tribunale di Bassano presso il giudice del lavoro Monica Attanasio, che parlava invece di nesso causale tra il lavoro svolto e l'insorgenza della malattia che portò al decesso;
nel 2006 il tribunale di Padova sezione distaccata di Cittadella (quindi al di fuori della competenza del tribunale di Bassano) si pronunciò con una condanna per il proprietario a 2 anni e 6 mesi di reclusione e 2 milioni 250 mila euro per il delitto di avvelenamento colposo plurimo. Più di trent'anni per acclarare che il danno ambientale era stato provocato dalla Tricom - P.M. Galvanica;
ma il 24 dicembre 2003, dopo una serie di modifiche di denominazioni sociali, scorpori, trasferimenti di quote e cessioni e dopo delibere di anticipato scioglimento e messa in liquidazione, la ditta decretava il proprio fallimento, accettato il giorno stesso (la vigilia di Natale) dal Tribunale di Bassano e depositato tre giorni dopo, nonostante il procedimento penale in corso;
motivo per il quale, oltre a non pagare i 2 milioni 250 mila euro per avvelenamento colposo, a stima del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sono stati calcolati costi per 160 milioni di euro necessari per le operazioni di bonifica del territorio che non ricadono su chi ha commesso il reato, ma sulla collettività . Un'umiliazione per un comprensorio dalla falda avvelenata e ulteriore danno a una collettività che già ripetutamente è dovuta ricorrere alle autobotti per l'acqua;
ma la storia di questa azienda è emblematica di significativi atteggiamenti di acquiescenza tanto del potere politico quanto di quello giudiziario;
già nel 1971 una ditta, allora denominata Junior Costruzioni Meccaniche, con sede nel comune di Tezze sul Brenta in provincia di Vicenza, fece richiesta per costruire un edificio ad uso industriale in un'area sino ad allora usata prevalentemente in agricoltura;
il comune (delibera del 22 giugno 1971) acconsentì a tale richiesta;
successivamente venne concessa l'autorizzazione (previa domanda della ditta Junior) ad un ampliamento con la seguente clausola «Il terreno ceduto deve essere destinato alla costruzione di capannoni industriali, in caso di mancato adempimento di tale obbligazione o di cambiamento di destinazione dell'area o di parte di essa, la vendita dovrà intendersi risolta senza bisogno di formalità alcuna». Il consenso venne espresso dai consiglieri, purché non venisse installato un impianto galvanico e venissero rigorosamente rispettate le destinazioni del nuovo complesso;
con una lettera del 25 giugno 1973 la ditta «Junior» chiese di eseguire la costruzione di un impianto galvanico in netta opposizione alle condizioni poste dal comune l'anno precedente. Alla ditta viene concessa la costruzione dell'impianto a patto che vengano rispettate e siano presenti tutte le norme sulla sicurezza ambientale e che su eventuali scarichi di liquido non vi siano più di 50 mcg/l di cromo esavalente;
nel 1974 inizia l'attività della ditta di cromatura. Successivamente la società assume denominazione di «Tricom SPA». A febbraio dello stesso anno vengono rilevati 7200 mcg/l di cromo totale e 3700 mcg/l di nickel, valori altamente fuori dai valori massimi consentiti per legge (valori rilevati dalla perizia 5 giugno 2006 del dottor Morando Soffritti);
nel 1979 l'amministrazione provinciale revoca alla ditta l'autorizzazione allo scarico di liquami industriali (19 settembre 1979), ma la Tricom, grazie a 2 proroghe (dell'allora sindaco Rocco Battistella, dipendente Tricom) di tre mesi ciascuna, continua gli sversamenti in deroga alla revoca provinciale;
dal 1980 sino al 1982 vengono rilevati pozzi d'acqua inquinati da cromo esavalente in località Tombolo (località a Sud di Tezze sul Brenta) della vicina provincia di Padova. Vengono emessi provvedimenti dai NAS a carico della Tricom per varie omissioni:
a) non aver indicato il luogo di destinazione dei fanghi scaturiti dalla depurazione dei reflui industriali;
b) aver continuato a scaricare i fanghi nonostante la revoca della provincia, anche dopo la scadenza delle proroghe temporanee emesse dal sindaco di Tezze sul Brenta;
c) aver continuato ad aumentare l'inquinamento a seguito del continuo peggioramento qualitativo dei reflui industriali senza adottare tutte le misure necessarie ad evitare tali inconvenienti;
d) aver omesso di far sottoporre i propri dipendenti alle visite mediche trimestrali contro i rischi di malattie professionali;
nel 1982 alla pretura di Bassano del Grappa perviene la richiesta di rinvio a giudizio per: Forlin Pietro, Scalco Giovanni, Scalco Roberto, Sgarbossa Adriano, Bonifaci Pietro, Battistella Rocco e Brogli Adelchi; (procura della Repubblica 28/82 R.Gen. del 16 febbraio 1982);
nel 2002 vengono effettuate delle indagini approfondite della polizia giudiziaria di Cittadella (anche questo paese vicino a Tezze sul Brenta ma in provincia di Padova) e viene identificata come fonte inquinante la società Galvanica PM (nuova denominazione assunta dalla «Tricom spa») di Tezze sul Brenta;
a seguito delle indagini nel 2003 viene avviato un processo che si concluderà nel 2006 con la dichiarazione di colpevolezza e condanna in via definitiva di Paolo Zampierin, proprietario della Ex Galvanica PM (il 23 dicembre 2003 la Galvanica PM dichiara fallimento) in quanto colpevole del delitto di avvelenamento colposo. La pena è di 2 anni e 6 mesi di reclusione (abbonati grazie all'indulto) e al pagamento di tutti i danni cagionati, per un totale di 2 milioni 250 mila euro;
all'interno della ditta Galvanica lavorarono molti operai: tra di essi si registrarono un numero considerevole di decessi per tumore (21 registrati sino al 1994). Molti esperti di medicina del lavoro hanno più volte dichiarato che le cause di tali morti potrebbero essere associate al tipo di lavoro a cui gli operai erano sottoposti;
nel 2006 la procura di Bassano del Grappa apre un fascicolo sulle morti sospette (ne furono accertate 14) tra gli operai della Galvanica PM. Le ipotesi di reato sono: omicidio colposo plurimo, lesioni colpose gravi e omissioni di difese e cautele contro disastri e infortuni sul lavoro e violazione sulle norme di sicurezza ed igiene negli ambienti di lavoro mentre gli indagati sono Sgarbossa Adriano (legale rappresentate della società Tricom); Zampierin Paolo (legale rappresentante della società Galvanica PM); Zampierin Adriano (responsabile del reparto cromatura); Battistella Rocco (impiegato nel reparto cromatura, ex-Sindaco di Tezze e all'epoca assessore provinciale);
nel 2008 viene richiesta per la prima volta l'archiviazione, da parte del pubblico ministero Giovanni Parolin, del fascicolo aperto 2 anni prima per determinare le causa delle morti sospette all'interno della galvanica. L'archiviazione viene chiesta in base al fatto che alcuni degli operai fumavano;
la richiesta di archiviazione viene rigettata in base a nuovi elementi e studi presentati dai legali dei famigliari delle vittime, che dimostrano che la mortalità all'interno della fabbrica era triplicata rispetto alla media nazionale. Attualmente tale mortalità risulta quintuplicata, considerando le morti degli ex-operai che, nel frattempo sono deceduti;
successivamente, il giudice Massimo Morandini (incaricato di analizzare i nuovi elementi e fare le nuove indagini), dopo quattro udienze preliminari per decidere o meno l'archiviazione del fascicolo lascia nuovamente al pubblico ministero Giovanni Parolin la decisione sul procedere o meno alla celebrazione del processo. Quest'ultimo, sempre adducendo alle motivazioni della prima richiesta d'archiviazione ripresenta una seconda richiesta di archiviazione;
all'archiviazione si sono opposti i legali dei famigliari delle vittime e da qui è scaturito il giudizio di assoluzione citato all'inizio -:
se il Ministro è a conoscenza dei fatti;
se dall'ispezione ministeriale citata in premessa siano emerse anomalie qui riportate, e se non ritenga di dover dar luogo ad un supplemento ispettivo al fine di valutare quanto esposto in premessa.
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