Crisi del sistema bancario e la Popolare di Vicenza fa shopping
Domenica 6 Luglio 2014 alle 15:18 | 1 commenti
				
		Da VicenzaPiù n. 271 - La crisi che ormai sta investendo da sette anni la nostra economia non ha risparmiato praticamente nessun settore e stilare una classifica dei comparti che hanno dovuto subire i maggiori danni è operazione praticamente improponibile. C'è però un "misuratore", magari non valido in assoluto, ma assolutamente razionale, per capire dove la crisi ha "picchiato" di più: le quotazioni dei titoli di Borsa.
Dall'inizio della  crisi allora qual è stato il settore che ha visto scendere maggiormente  le proprie quotazioni? Su questo non ci sono dubbi, è il comparto  bancario, limitando l'analisi solo ai titoli presenti sul nostro indice  principale, il calo registrato dal maggio 2007 ad oggi è risultato in  media del 71%. E questo nonostante dal 2007 alla fine dello scorso anno  ci siano state ricapitalizzazioni del sistema (cioè soldi freschi che  sono entrati) per un ammontare globale di circa 40 miliardi di euro. Non  sono bastati, anzi, nei primi sei mesi dell'anno in corso il comparto  bancario è ricorso a diverse operazioni di aumento di capitale per un  ammontare complessivo superiore agli 11 miliardi, una cifra pari a tre  volte l'Imu sulla prima casa!
Ecco l'elenco delle operazioni in  ordine di importo: Banca Monte dei Paschi di Siena 5 miliardi, Banco  Popolare 1,5 miliardi, Banca Popolare di Vicenza (non è quotata, ndr) 1  miliardo, Banca Carige 800 milioni, Banca Popolare Emilia Romagna 750  milioni, Veneto Banca 500 milioni, Banca Popolare di Bari 500 milioni,   Banca Popolare di Milano 500 milioni, Credito Valtellinese 400 milioni,  Banca Popolare di Sondrio 350 milioni e Banca delle Marche (un Istituto  commissariato) per 300 milioni. 
Tutti questi soldi "freschi" servono  principalmente per presentarsi  con i conti in ordine alla "vigilanza  unica europea" il nuovo organismo che dovrà monitorare i maggiori  Istituti a livello continentale. Ma Banca Monte dei Paschi di Siena  potrà così rimborsare, almeno in parte, i Monti-bond, ai quali aveva  fatto ricorso negli anni scorsi, nel momento più duro della crisi.  
Altri  Istituti, però, ed è proprio il caso della Banca Popolare di Vicenza,  oltre ad "irrobustirsi" patrimonialmente potrebbe utilizzare parte degli  introiti per possibili acquisizioni. L'offerta per la Popolare  dell'Etruria, Istituto aretino il cui neo vice-Presidente è il padre  dell'avvenente Ministro per le Riforme Costituzionali, Maria Elena  Boschi, è stata rifiutata (fortunatamente), quindi ora le attenzioni  verranno rivolte verso altre realtà. Naturalmente occorre guardare ai  "saldi", a quelle banche cioè con i conti ... "in disordine" ed ecco  che, se qui vicino c'è la Banca Popolare di Marostica, poco sotto al Po  c'è proprio una bella "svendita": la Cassa di Risparmio di Ferrara. Se  ne era già parlato diverso tempo fa, ma ora i colloqui si sono  intensificati e si sta arrivando alla stretta finale, il prossimo mese  verrà formula l'offerta ufficiale da parte della Banca Popolare di  Vicenza. L'Istituto emiliano, ricordiamolo, è stato commissariato, dopo  che sono emersi ammanchi ed una contabilità "creativa" non proprio  ortodossa,  ma sembra proprio che i Commissari abbiano fatto un bel  lavoro e si possa trattare con ampi margini di successo. Anche perché il  Presidente Zonin si è rivolto all'intera comunità ferrarese in maniera  più che conciliante, parlando della salvaguardia totale dei livelli  occupazionali, sia per quanto riguarda la sede che per quel che concerne  le filiali, ma non solo, ipotizzando anche un forte investimento per  l'intero territorio. Insomma Zonin anziché il vino stavolta ha messo sul  tavolo miele a profusione e Ferrara non vede l'ora che arrivi "l'uomo  della provvidenza" in grado di far tornare un po' di fiducia nel futuro  di una comunità che da troppo tempo ormai vive solo di ricordi.
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