Stipendi dei politici, il Veneto secondo solo alla Sicilia
Lunedi 6 Marzo 2017 alle 08:58 | 0 commenti
«Nella vita ci sono cose ben più importanti del denaro. Il guaio è che ci vogliono i soldi per comprarle». La politica nostrana fa tesoro del verbo di Marx (Groucho, nella circostanza) e non lesina risorse ai suoi adepti. Così, la semplice istantanea degli stipendi elargiti al ceto dirigente del Veneto - comparati al resto d’Italia - rivela picchi ragguardevoli e primati assoluti. Così il presidente della Giunta, Luca Zaia, riceve un’indennità mensile lorda pari a 13.800 euro (che diventano 8400 al netto) in linea con i governatori di Trentino Alto-Adige, Lombardia, Liguria, Lazio, Molise, Campania, Puglia.
Inarrivabile la Sicilia di Rosario Crocetta - lui viaggia serenamente a quota 20 mila e nella capitale dell’isola persino la retribuzione del personale amministrativo è agganciata a quella del Senato - spiccano i 14 mila abbondanti incassati dal valdostano Augusto Rollandin, mentre la friulana Debora Serracchiani si ferma a 12.500. Il più austero? Stefano Bonaccini, al timone dell’Emilia-Romagna, che non arriva a 9800. Che dire? Chi amministra regioni popolate da milioni di abitanti riveste indubbie responsabilità e sarebbe fatuo indulgere al pauperismo. Colpisce però che anche i governatori dei minuscoli Molise e Val d’Aosta percepiscano più quattrini del capo del Governo, circostanza sottolineata a suo tempo, e con stizza, dall’ex premier Matteo Renzi nel bel mezzo di uno scontro sui tagli al bilancio della sanità . Tant’è. Tra polemiche e mugugni, nell’ottobre del 2012 la Conferenza delle Regioni approvò un documento che impegnava i contraenti a rispettare il tetto fatidico dei 13.800 euro mensili per i presidenti e di 11.100 euro per i consiglieri, entrambi comprensivi di indennità e spese. Ecco, nell’applicare la tabella il Veneto ha largheggiato, riconoscendo il massimo della cifra consentita non soltanto al presidente e ai componenti del Consiglio di Palazzo Ferro-Fini ma anche ai dieci assessori che siedono nell’esecutivo; Gianluca Forcolin (bilancio), Giampaolo Bottacin (ambiente), Federico Caner (turismo), Luca Coletto (sanità ), Cristiano Corazzari (cultura), Elisa De Berti(lavori pubblici), Elena Donazzan (istruzione e lavoro), Manuela Lanzarin(servizi sociali), Roberto Marcato (sviluppo economico) e Giuseppe Pan(agricoltura) introitano in media 13.500 euro (appena qualche spicciolo meno di Zaia), un trattamento economico che - ove si eccettui l’infinita cuccagna dello statuto speciale siciliano - non teme confronti in Italia; solo la busta paga dei campani (12.855) si avvicina al tesoretto veneto; all’estremo opposto, abruzzesi ed emiliani che navigano intorno ai novemila euro. Né hanno di che lagnarsi i 40 “soldati semplici†che compongono l’assemblea: siano in maggioranza o all’opposizione, i loro 11.100 euro (lordi, d’accordo) restano insuperati nel panorama nazionale perché il “trattamento indennitario†fissato dalla legge regionale prevede compensi “integrativi†sia per l’esecutivo che per il ramo legislativo. Nel dettaglio: se al vicepresidente di Giunta e Consiglio spettano 2400 euro di indennità di funzione, la stessa cifra compete ai presidenti dei gruppi e delle cinque commissioni, ai consiglieri segretari dell’Ufficio di presidenza, “limata†a 2100 per i loro vice. I gruppi d’aula, già . Una sorta di cornucopia ineguale che penalizza i più folti e rappresentativi - Lega, Lista Zaia, Pd, M5S - a beneficio dei minori. Anzi, dei monogruppi costituiti da un consigliere solitario: è il caso di Sergio Berlato (Fratelli d’Italia-An), Giovanna Negro (Il Veneto del fare-Flavio Tosi), Marino Zorzato (Area Popolare Veneto), Antonio Guadagnini (Siamo Veneto), Pietro Dalla Libera (Veneto Civico). Ciascuno dispone di budget e spazi proporzionalmente superiori a quelli dei gruppi maggiori, al punto che nell’ultima sessione di bilancio un accordo traversale leghisti-dem ha sforbiciato (ma non troppo) le risorse loro destinate. Che ora saranno nuovamente ripartite perché all’arcipelago dei gruppi già esistenti si è aggiunto quello misto, è il quattordicesimo, composto dal bersaniano Piero Ruzzante, uscito dal Pd, e da Stefano Valdegamberi, zaiano in libera uscita. «E io pago!», chioserebbe Totò. Da un talento comico all’altro, già . Ma c’è poco da ridere.
Di Filippo Tosatto, da Il Mattino di Padova
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