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Corte Ue, FQ: l’Italia recuperi 4 miliardi di Ici della Chiesa, stop ai "santi privilegi"

Di Rassegna Stampa Mercoledi 7 Novembre 2018 alle 09:57 | 1 commenti

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La scuola elementare Montessori di Roma e un Bed&Breakfast di San Cesareo hanno vinto, almeno sulla carta, la battaglia legale contro Santa Romana Chiesa. Dopo 12 anni di ricorsi, sentenze e di leggi "salva decime" per mettere al riparo i conti del Vaticano dal fisco italiano (qui un vecchio articolo di inchiesta de L'Espresso mentre la foto è del Centro Sportivo don Orione della Chiesa, ndr), la Corte di Giustizia europea ha dato loro ragione e ha sentenziato che lo Stato dovrà recuperare arretrati sulla vecchia imposta comunale sugli immobili stimati intorno ai 4 miliardi di euro. I due piccoli esercizi commerciali tentano di obbligare lo Stato italiano a far pagare l'Ici sullo sconfinato patrimonio immobiliare del Vaticano dal lontano 2006.

È allora che presentarono, con il sostegno del Partito Radicale, il primo ricorso a Bruxelles.

I giudici dell'Unione hanno annullato la decisione della Commissione del 2012 e ribaltato la sentenza dello stesso Tribunale Ue del 2016 che avevano riconosciuto all'Italia "l'impossibilità di recupero dell'aiuto a causa di difficoltà organizzative" nei confronti degli enti commerciali, come scuole, cliniche e alberghi ecclesiastici, per mancanza di banche dati attendibili. I giudici oggi hanno ritenuto che tali circostanze costituiscano mere "difficoltà interne all'Italia" di natura "esclusivamente a essa imputabili" e non idonee a giustificare la decisione di non recuperare, anche soltanto parzialmente, le somme. La Corte di Giustizia ha respinto invece la parte del ricorso che riguardava le esenzioni godute dall'Imu, l'imposta succeduta all'Ici, introdotte dal governo Monti.

La questione, politica prima ancora che giudiziale, si trascina dal 1992, quando il "padre" dell'imposta, il primo governo Amato, inserisce gli immobili di proprietà della Chiesa in una lunga lista di esenzioni. Nel 2004 una sentenza della Corte di Cassazione stabilisce che almeno le attività "oggettivamente commerciali" sul territorio italiano dovessero pagare l'Ici. Nel 2005, però, il governo di Silvio Berlusconi, alla vigilia delle elezioni torna all'esenzione totale "a prescindere dalla natura eventualmente commerciale" delle attività svolte. A ingarbugliare di nuovo la situazione arriva poi il governo Prodi decidendo che dovessero essere esentati solo gli edifici adibiti ad attività "con finalità non esclusivamente commerciali". E proprio l'avverbio "esclusivamente" ha permesso alla Chiesa di usufruire dell'esenzione anche per le strutture turistiche, scolastiche o sanitarie purché avessero almeno una cappella. Nel 2010 l'Antitrust Ue apre un'indagine e conclude che quelli concessi dal 2006 al 2011 dall'Italia al Vaticano sono aiuti di Stato illegali. La questione si chiude nel 2012, quando il governo Monti, con l'abbandono dell'Ici per l'Imu, limita l'esenzione solo alle strutture prive di attività commerciali. Nel 2014 il governo Renzi ha esonerato dal pagamento di Imu e Tasi (servizi) le cliniche convenzionate e le scuole paritarie (in gran parte della Chiesa) e molte strutture commerciali ecclesiastiche hanno continuato a non pagare. A Roma la giunta Marino scoprì che il 40% degli immobili del clero aveva un arretrato, tra Ici, Imu, Tasi e Tari (rifiuti) di 20 milioni. La rivendicazione non migliorò la popolarità del sindaco Oltretevere. Ma caduto Marino, la giunta Raggi ha promesso di farsi dare il dovuto. Finora senza successo.

Maurizio Turco, rappresentante legale del Partito Radicale italiano, fa sapere che stanno preparando una denuncia preventiva allo Stato per danni erariali nel caso non si proceda celermente al recupero. "Siccome non si va in prescrizione - spiega Turco - faremo il necessario perché il provvedimento si estenda a partire dal 1992 e avviseremo la Corte dei Conti che ci sono 3 miliardi e 600 milioni ballerini, come minimo". Per l'Anci, l'associazione dei Comuni, la sentenza non è applicabile: ci vorrà una legge.

di Luciano Cerasa, da Il Fatto Quotidiano 


Commenti

Inviato Mercoledi 7 Novembre 2018 alle 11:46

Anche i no profit laici sono compresi in questa sentenza, magari ci sarà anche qualche no profit radicale.
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Commenti degli utenti

Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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