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Convegno nazionale sul servizio civile, CSEV: oltre trecento partecipanti, politica assente

Di Edoardo Andrein Mercoledi 24 Dicembre 2014 alle 11:49 | 0 commenti

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Il Coordinamento spontaneo enti e volontari servizio civile del Veneto (CSEV) traccia un bilancio del convegno nazionale "Il nuovo servizio civile e riforma del Terzo settore” che si è svolto a Vicenza al teatro comunale (foto): "hanno partecipato oltre trecento persone e i giovani operatori civili hanno rivolto un appello per rendere il servizio civile più riconosciuto, meglio valorizzato e retribuito adeguatamentee". Ma denunciano anche che il convegno “è stato pressoché ignorato dalla politica, fatto salvo per gli amministratori del Comune di Vicenza”.

Ecco il racconto dettagliato della giornata con le parole degli intervenuti e le tante le proposte avanzate dagli operatori civili nei quattro tavoli di lavoro di Padova e Vicenza.

Tra gli oltre trecento partecipanti al convegno “Il nuovo servizio civile: la riforma, i giovani, il futuro. Noi ci siamo!” per discutere di come cambierà e dovrebbe cambiare il Servizio civile secondo le linee guida del Governo, nel quale sono stati affrontati  i temi delle emergenze sociali, i problemi occupazionali e i Corpi civili di pace, non si è visto nemmeno un rappresentante politico del Governo o di altre istituzioni, aldilà degli amministratori della città di Vicenza. Si è persa così un'importante occasione di dialogo per unire la proposta, partita totalmente dal basso, di discutere e confrontarsi su temi di cittadinanza attiva, volontariato, servizio civile e pubblico impiego. Ma il programma della giornata, che si è svolta mercoledì 17 dicembre al teatro comunale di Vicenza, non è stato per questo stravolto e ha offerto ai giovani partecipanti, oltre duecento, un'occasione di approfondimento dei temi analizzati il giorno precedente nei quattro tavoli di lavoro su servizio civile universale, lavoro, emergenze sociali e Corpi civili di pace. Quindici i relatori partecipanti, che nelle quattro sessioni sono stati preceduti dall'intervento dei rispettivi operatori civili, che hanno riassunto in breve quanto emerso nei laboratori di discussione.

 

Ad aprire i lavori il direttore del servizio Non autosufficienza e del dipartimento dei servizi sociosanitari e sociali della Regione del Veneto Franco Moretto che ha affermato: «I ragazzi ci stanno portando direttamente le loro istanze. Peccato perché il convegno era stato organizzato come provocazione politica, per dare un segnale di indirizzo alla prossima amministrazione regionale». Daria Zanocco, in quanto portavoce del Coordinamento spontaneo enti e volontari servizio civile Veneto (Csev), ha presentato il gruppo che assieme alla Regione del Veneto ha organizzato la due giorni, sottolineando che «mettersi insieme serve a darsi e a dare una direzione». Licio Palazzini, presidente della Conferenza nazionale enti servizio civile (Cnesc), ha affermato che «questo convegno deve essere d'esempio ad altre regioni», lamentando poi quanto sia «difficile lavorare dentro e con le istituzioni, alle quali si somma la burocrazia che non fa che complicare ancora di più lo spirito di integrazione, condivisione e collaborazione». Della stessa impressione è stato Giuseppe Guerini, presidente nazionale di Federsolidarietà-Confcooperative: «Alcuni processi sono troppo formalizzati, altri troppo burocratizzati. Bisogna difendere il lavoro. La nostra è una Repubblica fondata sul lavoro, la Patria però va difesa, quindi anche il lavoro va difeso».

Don Giovanni Sandonà, direttore della Caritas diocesana di Vicenza, ha insistito sul concetto che «il civilino non deve essere messo a fare le fotocopie, ma nemmeno a sostituire un operatore. Dovrebbe esser impiegato almeno sei giorni a tempo pieno con impegno gratuito a favore della comunità, per combattere l'esclusione sociale». Moretto ha poi ripreso la parola per ammettere che «io ho un percorso militare puro, quindi sono la persona meno indicata per parlare al Servizio civile», continuando poi con una metafora: «Se i nostri giovani credono ancora a Babbo Natale è soltanto colpa nostra. Le competenze dei civilini sono assolutamente spendibili nel mondo del lavoro e dovrebbero essere riconosciute dalla normativa. Quello che si impara in Servizio civile non si impara a scuola», per concludere poi con un'appello: «I salti nel vuoto non li facciamo più, è ora che la politica faccia la sua parte». Antonino Drago, primo presidente del Comitato ministeriale per la difesa non armata e non violenta, è stato la voce più fuori dal coro: «La leva è un diritto fondamentale della gestione democratica della difesa di un Paese. La leva non si può abolire: non si possono condannare a morte dei mercenari per salvare tutti. Le persone devono poter sacrificare la propria vita per il bene della loro Patria. Il problema è l'assenza di una difesa alternativa. Propongo alla Regione di rivendicare la gestione del servizio civile, che in questi termini non può restare in mano allo Stato». Primo Di Blasio, coordinatore delle attività estero della federazione Organismi cristiani servizio internazionale volontario (Focsiv), ha parlato per numeri: «Spendiamo 32 miliardi l'anno per la difesa militare e 115 milioni per il Servizio civile: è come dire che da una parte si spendono 100 euro, dall'altra 5 centesimi. Lo Stato dovrebbe pensare per coerenza almeno di investire di più nel servizio civile, inteso come difesa non armata e non violenta della Patria».

Le riflessioni discusse e condivise nei quattro tavoli di lavoro dagli operatori civili sono state raccolte in un unico documento e saranno inviate ad enti e istituzioni competenti per condizionare positivamente la discussione in materia di Servizio civile e riforma del Terzo settore.

 

Le istanze dei giovani operatori in servizio civile presentate al convegno del 17 dicembre a Vicenza e frutto di un percorso di avvicinamento ai lavori del convegno, con tre incontri preparatori svolti a Padova. Le sessioni, organizzate e coordinate dallo Csev (Coordinamento spontaneo enti e gestori servizio civile in Veneto) ha visto la partecipazione attiva di giovani operatori civili di tutte le province. Il 16 dicembre, sempre a Vicenza, i documenti sono stati sistematizzati in quattro gruppi di lavoro che hanno visto la partecipazione anche di rappresentanti degli enti gestori di progetti di servizio civile sia del Veneto sia delle altre regioni.

Per la provincia di Belluno sono stati attivi in tutto il percorso gli operatori civili Lorenzo Giazzon (Comune di Santa Giustina), Leonardo Marchet (Cooperativa Dumia), Valentina De Gasperin (Cilp) per tutto il percorso preparatorio, nelle ultime due giornate di Vicenza si sono rese attive anche Martina Pasa (Comune di Seren del Grappa) e Chiara Mondin (Comune di Quero Vas). Per gli enti sempre presenti i referenti del Csv di Belluno Paolo Capraro e Angelo Paganin, che è anche componente dello Csev e della Consulta regionale servizio civile e in quanto tale ha seguito tutte le fasi organizzative del convegno. Al convegno hanno partecipato anche Marika Viel, referente servizio civile della Cooperativa Portaperta, e Francesca Valente, responsabile dell'ufficio stampa  del Comitato d'Intesa – Csv di Belluno e dello Csev.

TAVOLO 1. Servizio civile e futuro: il Servizio Civile Universale

Il Servizio civile nazionale è gestito dallo Stato, ma non può proseguire senza i finanziamenti dello Stato. Va definito lo status del “volontario” in Servizio civile. I progetti devono essere monitorati. Vanno garantite le esperienze all'estero. I progetti devono partire nei tempi prestabiliti e con risorse certe. Nessuno dei giovani crede ai 100 mila posti in servizio civile proposti nella bozza di riforma del Terzo settore del Governo Renzi: i parlamentari vanno adeguatamente alfabetizzati sul tema. Il servizio civile va aperto agli stranieri.

Se il Servizio civile è un diritto, rischia di venire inficiato il senso delle selezioni, che vengono in questo modo private della loro funzione di indagare le vere motivazioni di chi fa domanda di accesso. La crisi impatta anche sul numero delle domande e non tutti coloro che hanno fatto e faranno richiesta sono veramente e sinceramente motivati a fare questa esperienza.

TAVOLO 2. Servizio civile e lavoro: Certificazione delle competenze

Il Servizio civile per molti giovani è la prima esperienza “lavorativa” post laurea o post diploma. I giovani hanno bisogno di fare networking e di “approfittare” della lettera di presentazione dell’Ente che fa da garante. È un’opportunità di esperienza pratica in cui farsi notare e riuscire a darsi valore nel mondo del lavoro. Bisogna trovare le modalità per educare il mondo esterno a conoscere il Servizio civile, in modo che si parta alla pari dal punto di vista comunicativo. Il Servizio civile diventa lo strumento con cui lo Stato e le istituzioni forniscono ai giovani un’opportunità formativa ed educativa di crescita, che deve diventare trampolino di lancio per il mondo del lavoro e che deve essere riconosciuto nel mondo del lavoro.

In vista dell’istituzione della Commissione nel 2015 per definire le competenze del Servizio civile, alla quale parteciperanno diversi esponenti (Isfol, Lavoro, Sociale, volontari, etc.), sarebbe opportuno prendere in considerazione i seguenti punti: riconoscere il Servizio civile nei concorsi pubblici; inserire il corso di primo soccorso come formazione obbligatoria, con attestato spendibile; ideare un attestato di valutazione al termine del servizio per rendicontare il lavoro svolto; riconoscere ai volontari crediti formativi universitari riconosciuti universalmente; prevedere un modulo di orientamento al lavoro in prossimità del termine del servizio; stendere una lettera di presentazione del volontario dall’Ente su richiesta del volontario; aprire un canale diretto tra Enti accreditati e Cpi (privati e pubblici, ad esempio con invio di curriculum prima del colloquio).

TAVOLO 3. Servizio civile e società: le nuove emergenze sociali

Sono molte le situazioni di crisi sociale che stiamo attraversando, come immigrazione, disabilità, tossicodipendenza e ludopatia, che non rispondono ai caratteri dell’emergenzialità, ma si caratterizzano piuttosto per aspetti di cronicità, presentandosi come problemi strutturali. Quello che ad oggi risulta più attinente all’essere emergenza sociale è invece l’allargarsi a “macchia d’olio” dell’isolamento sociale, che va a colpire anche fasce di popolazione che forse dieci anni fa non sarebbero state toccate da tali problematiche. Questo stato comporta una crisi del “noi” a favore dell'esaltazione dell'“Io”, un impoverimento dei servizi, una ricerca di “benessere” che non sempre coincide con i veri bisogni dell'uomo e della comunità. In questo senso il Servizio civile si può porre come agente di prevenzione delle emergenze sociali, come opportunità vincente per ricostruire il tessuto sociale disgregato e cercare di coltivare la cittadinanza attiva, soprattutto tra i più giovani. Il Servizio civile va portato nelle scuole per portare all’attenzione dei ragazzi i valori e le riflessioni che porta con sé, come il concetto di Patria, di difesa e quindi dei corrispettivi pericoli che minacciano oggi la nostra società.

TAVOLO 4. Servizio Civile e Corpi Civili di Pace

I Corpi civili di pace e il Servizio civile concorrono alla difesa civile, non armata e non violenta della Patria. Andrebbero pertanto finanziati con una percentuale della spesa della Difesa interna, garantendo continuità di finanziamento. Andrebbero rappresentati, organizzati e strutturati in modo stabile e definito e potrebbero contrastare forme di criminalità e di violenza sociale come la mafia o i conflitti sociali. La progettualità andrebbe prolungata e collegata, gli interventi andrebbero fatti in contesti specifici. La formazione andrebbe ben distinta tra i partecipanti ai Corpi e al Servizio civile, puntando al riconoscimento delle proprie e altrui abilità, alla guerra “moderna” e alle caratteristiche dei conflitti, al metodo non-violento, alla mediazione e al dialogo.

 


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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