Confartigianato e Confcommercio ai politici: "E' l'ora di cambiare"
Lunedi 28 Gennaio 2013 alle 17:37 | 0 commenti
Confartigianato e Confcommercio Vicenza - Una giornata particolarmente significativa, quella di oggi in Fiera a Vicenza, dove si sono riuniti gli imprenditori della aziende dell’artigianato e del terziario di Confartigianato e Confcommercio in occasione della giornata nazionale di mobilitazione indetta da Rete Imprese Italia.
Con l’invito “La politica non metta in liquidazione le imprese†le due organizzazioni di categoria, che insieme rappresentano 35mila operatori vicentini, hanno infatti voluto tratteggiare il quadro della situazione e “consegnare†al mondo politico un messaggio forte e chiaro: è ora di cambiare rotta, dopo il rigore è il momento di avviare un percorso di crescita e di rilancio dell’economia.
Una giornata animata da spirito propositivo, quindi, come hanno sottolineato Agostino Bonomo e Sergio Rebecca, rispettivamente presidente Confartigianato e presidente Confcommercio.
Dopo i saluti e l’intervento (in streaming) di Carlo Sangalli, presidente di Rete Imprese Italia, e i discorsi di apertura dei due leader provinciali, la mattinata è proseguita con un talk show, moderato dal direttore di TVA Vicenza Luca Ancetti, in cui è stata delineata, dati alla mano, la situazione delle imprese dell’artigianato e del terziario. Un quadro non certo roseo: nel commercio e nella ristorazione il saldo negativo tra aperture e chiusure nel 2012 è stato di -758 attività (contro -268 del 2011); i fatturati 2012, secondo un’indagine congiunturale Confcommercio, sono calati mediamente più del doppio rispetto al 2011 (-9%); i consumi sono diminuiti del 5,3% rispetto all’anno precedente, mentre il ricorso agli ammortizzatori sociali è notevolmente aumentato. Anche l’artigianato è in sofferenza: ci sono meno aziende che sopravvivono, l’export che nel 2011 segnava un + 13,8% è ora al 2,7, l’accesso al credito è sempre più difficile e diminuisce la quota di finanziamento che le banche concedono.
E tutto questo mentre la pressione fiscale, tra imposte, tasse e contributi, raggiunge il 56% del reddito e gli obblighi burocratici assorbono 120 giorni lavorativi all’anno. Dopo la recente Imu, aumentata del 97% rispetto all’Ici, è prossima la Tares, che prevede prelievi in aumento rispetto all’attuale tassa sui rifiuti e che, slittata a luglio, non permette alle aziende alcuna previsione di spesa.
Allora, che fare? Ancora una volta commercianti e artigiani assieme hanno chiesto a gran voce che la politica torni a fare la sua parte in maniera concreta e responsabile.
Per questo ai candidati delle prossime elezioni politiche, e delle successive amministrative, verrà consegnato il documento “Le nostre ragioniâ€.
Minor pressione fiscale, ridare nuovo credito alle imprese, semplificazione normativa e snellimento burocratico, sviluppare le imprese per sviluppare il mercato del lavoro, investire su infrastrutture ed energia per competere, ripensare a attuare nuove politiche industriali e dei servizi, favorire i processi di internazionalizzazione, investire sull’imprenditoria femminile: questi sono alcuni dei punti chiave su cui il mondo imprenditoriale dell’artigianato e del commercio invita i politici a riflettere, pronto anche a dare il suo contributo.
Nel corso dell’incontro Sergio Rebecca ha messo l’accento anche su altre due questioni prioritarie per Confcommercio: il turismo “un patrimonio sul quale investire realmente, tutti assiemeâ€; e la tutela del territorio, “da realizzarsi attraverso politiche urbanistico-commerciali che preservino l’ambiente e la ricchezza dei centri storici e delle nostre città †. Agostino Bonomo dal canto suo ha sottolineato una delle questioni fondamentali per la competitività delle imprese, la fiscalità : “Oggi parte della competitività delle nostre imprese è determinata dalla fiscalità locale; abbiamo attivato strumenti di monitoraggio per IMU e Tares e le prime evidenze sono sconcertanti. Comuni limitrofi hanno, a parità di servizi, livelli di tassazione molto differenti; ciò alimenta ulteriormente quell’incertezza che oggi proprio non ci possiamo più permettereâ€.
A seguire l'intervento di Agostino Bonomo, presidente di Confartigianato Vicenza:
Colleghi imprenditori, signore imprenditrici, autorità ,
occasioni come la giornata di mobilitazione generale di oggi, non sono riti usuali per chi, come noi, più che a manifestare e gridare il proprio dissenso, pensa ogni giorno a lavorare duramente, investire capitali, cercare di innovare, assicurare occupazione, trovare nuovi sbocchi commerciali.
Ci sono, però, momenti in cui l’orgoglio dell’imprenditore della nostra collettività sociale, economica e produttiva che ha partecipato nei fatti ad assicurare il progresso e il benessere in questi decenni, è messo a dura prova.
Sono particolarmente felice che le due maggiori Organizzazioni imprenditoriali di settore vicentine come Confcommercio e Confartigianato abbiano voluto organizzare questo appuntamento; è il segno concreto della responsabilità che assumiamo insieme, per contribuire fattivamente con le altre grandi Associazioni al futuro del nostro territorio.
“Lasciateci lavorare†abbiamo detto per anni e “continueremo ad assicurare valore al grande capitale sociale che rappresentiamo, a garantire occupazione a collaboratori che, insieme alle nostre famiglie, sono il vero patrimonio delle nostre piccole aziendeâ€.
La crisi finanziaria italiana ed internazionale, è per noi imprenditori, solo una cruciale aggravante di un mondo economico e produttivo in profonda trasformazione strutturale che, in questa fase di recessione, chiama a nuove responsabilità .
Se è vero che una quota importantissima della popolazione della nostra provincia dipende direttamente dal futuro delle oltre 35.000 imprese commerciali e produttive che noi oggi qui rappresentiamo, allora non possiamo più sottacere che la crisi profonda della politica, l’inefficienza degli apparati pubblici, il degrado di un rapporto eticamente corretto tra imprese, amministrazioni ed enti, rischiano di trasferire le difficoltà economiche a livello di vera e propria emergenza sociale.
Nessuno discute il rigore di scelte e comportamenti necessari della finanza pubblica (noi imprenditori lo pratichiamo ogni giorno nella finanza privata) ma non possiamo assistere passivi a decisioni che non incidono drasticamente sulle inefficienze, duplicazioni, improduttività e sprechi presenti a tutti i livelli nell’amministrazione pubblica.
La politica, è ormai, a distanza siderale dalla realtà ; come comete riappare con la sua lucente coda solo in prossimità di solari appuntamenti elettorali per poi eclissarsi e non mantenere alcun contatto con chi, come noi, è chiamato a contribuire al progresso e allo sviluppo.
Viviamo un periodo in cui tutti siamo chiamati alla responsabilità di contribuire al cambiamento per assicurare un futuro economico e sociale per non spostare nel tempo il momento di una sofferta chiusura o, per sopravvivere, ricercare il trasferimento delle nostre aziende e famiglie altrove.
Lo diciamo con forza ed orgoglio: rimetteteci nelle condizioni di lavorare senza dover impazzire nell’inseguire adempimenti burocratici spesso non solo incomprensibili ma, in alcuni casi, senza senso.
“Lasciateci investire†perché vogliamo continuare a competere con i mercati senza soccombere per una fiscalità ormai inaccettabile, burocrazia da 73°posto mondiale e con condizioni di accesso al credito finalmente in grado di sostenere sani progetti imprenditoriali.
La responsabilità delle nostre organizzazioni è, oggi, anche quella di sorvegliare tali comportamenti, assicurando, d’altra parte, la totale disponibilità al confronto ed al dialogo per costruire percorsi virtuosi.
Saremo, peraltro, i primi controllori nell’evidenziare e nello stigmatizzare decisioni che scaricano sul cittadino e sulle imprese le proprie inefficienze.
Il caso della fiscalità locale è emblematico; l’introduzione dell’IMU ha portato un aggravio del 97% rispetto alle precedenti entrate dell’ICI e ha visto solo 3 comuni su 121 riconoscere agevolazioni alle imprese. Siamo alla vigilia dell’introduzione della TARES con ulteriori richieste in aumento che saremo puntuali nel monitorare e giudicare nelle sue motivazioni di applicazione.
Non si può continuare a chiedere sempre più senza prima rendere efficienti, semplificare, unificare e sburocratizzare procedure che hanno solo l’effetto di allungare il “rimborso a piedi listaâ€.
Gli imprenditori “ci sono†nonostante tutto, le nostre organizzazioni sono, come mai, impegnate responsabilmente a contribuire al superamento della congiuntura negativa, ma un vero nuovo patto sociale deve considerare nuove regole del gioco; costante confronto sui temi del lavoro, delle scelte infrastrutturali, del ridisegno del territorio e dei driver della crescita quali promozione del turismo, dell’innovazione, della formazione del capitale umano e dell’accompagnamento all’internazionalizzazione.
Noi imprenditori e noi organizzazioni di categoria “ci siamo†con responsabilità , impegno e con grande determinazione.
Ci aspettiamo che la politica, sia con la P maiuscola, sia quella con la p minuscola, senta ma, soprattutto, ascolti.
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