Come evitare la serie C? Si parta da una seria lotta all'evasione
Lunedi 19 Marzo 2012 alle 10:50 | 0 commenti
Da VicenzaPiù n. 230, di Gigi Copiello già segretario provinciale Cisl Vicenza
Non c'è niente di peggio delle previsioni sbagliate. E, se ci fosse posto, sarebbero i primi che manderei a lavorare, parlo di quelli che sbagliano le previsioni. Perché o non sono capaci o barano. E fanno male soprattutto a chi è messo male. Prendi uno che già se la passa poco bene, lavoratore o pensionato che sia. Se qualcuno gli promette qualcosa, quello magari si permette qualcosa. Quando poi le promesse o le previsioni risultano sbagliate, quello è rovinato del tutto.
E allora e ancora: cosa ci si può aspettare da un'Italia che non cresceva da dieci anni e che entra in una crisi mondiale (2008) e poi in un'altra (2011)? Che le cose vadano di male in peggio. In barba a tutte le previsioni di Tremonti (Natale 2008: "usciremo per primi e meglio"), che godeva di buona compagnia fino a qualche mese fa. Le cose vanno male, altro che storie. Ma non ho nessuna voglia di fare il menagramo. E' facile dire che il Vicenza andrà in serie C, fischiare Cassingena, maledire i giocatori, cambiare un allenatore dopo l'altro. Anche allo stadio è così. Già : ma come evitare la serie C? Qualcuno me lo spiega? Io butto lì qualche idea. Intanto vediamo di non prendere goal. Siamo giù anche e soprattutto perché ne prendiamo troppi. Teniamo allora la squadra più unita, più corta. Altro che attaccare da destra e da sinistra, che poi ci infilano sempre nel mezzo. Se poi impariamo a non beccare goal, magari ci verrà la voglia di provare a segnare. In ogni caso, se ognuno va per conto suo, è serie C. Per tutti: da Cassingena (che dovrà portare i libri in tribunale), ai giocatori e a noi tifosi che resteremo in strada, fuori dallo stadio. Per tornare al tema principale. O l'Italia cresce, torna a crescere, o non ce n'è per nessuno. Molte fabbriche chiuderanno e salteranno capitali e posti di lavoro. E non ci saranno diritti, né vecchi né nuovi. Ma crescere è dura. Non ci aiuta nessuno. Il debito è sempre lì, da ridurre. E nessuno prometta o preveda che con la lotta all'evasione faremo chi sa che. Se arriveranno soldi, serviranno a ridurre il debito. E siccome il debito è alto, spero e voglio che si faccia una seria lotta all'evasione. Per ridurre il debito. E la crescita, di occupazione e salari? Chi la fa e come si fa? Si fa con la crescita. Se ognuno di noi si guarda attorno, non vede altro che difetti, distorsioni, cattivi modi di produrre, cattivi prodotti. Un sacco di cose che non funzionano o funzionano male. Sono questi i motivi che spiegano come e dove siamo arrivati: ad essere un Paese che non cresce da 15 anni. Ma sono anche tutte le occasioni per riprendere a crescere. Qualche esempio: la macchina amministrativa frantumata in migliaia di Comuni, centinaia di Province, decine di Regioni: non funziona. E allora cambiamola e vedrete che funziona. Fabbriche che campano sul costo del lavoro, qualifiche basse e prodotti poveri. Le teniamo o le cambiamo? Continuiamo? Non occorre. Ma non è facile. Siccome non l'abbiamo fatto fino ad ora, evidentemente non l'abbiamo fatto perché era difficile. Cambiare è sempre difficile. La parola più usata in questi quindici anni? Riforme! E non è cambiato niente. Questa volta "dovremo" cambiare. Non è una previsione. E' un obbligo, questa volta. E per questo, rimango ottimista
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