Quotidiano | Rassegna stampa | Categorie: Banche

Class action contro Bpvi e Veneto Banca: missione (quasi) impossibile

Di Rassegna Stampa Domenica 8 Marzo 2015 alle 18:25 | 0 commenti

ArticleImage

Col rischio molto concreto che il valore delle azioni delle due non quotate venete nei prossimi mesi subisca una forte svalutazione, alcuni soci si preparano ad azioni di responsabilità. Ma ottenere risarcimenti è molto difficile. Comunque vada saranno dolori. Nel senso che l'euro debole e il petrolio basso favoriscono senz'altro la ripresa dell'economia, ma in Italia e in particolare a Nordest nei territori dove sono più presenti Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, i tanti soci azionisti che in passato hanno investito una quota dei loro risparmi in azioni subirà una "tassa occulta": una svalutazione pesante del valore delle stesse.

Impossibile capire ora quanto ampio sarà il "taglio", ma la cosa è inevitabile. Anzitutto perché lo dicono i bilanci: al 30 giugno 2014, quando Bpvi comunicò il valore delle proprie azioni (62,5 euro cadauna, che moltiplicato per la quantità di 83,5 milioni di pezzi fa una capitalizzazione di 5,2 miliardi), il patrimonio netto era di 3,7 miliardi. Oggi, dopo aumenti di capitale per oltre 700 milioni e la conversione del bond convertendo, il patrimonio netto è ancora lì: 3,7 miliardi. Colpa di un bilancio 2014 che si è chiuso con una perdita netta di 758 milioni. Ma questo è il meno, lo scenario a bocce ferme, perché imporrebbe un taglio al valore dei titoli da votare in assemblea a seguito della solita perizia.

Le bocce però non sono ferme affatto. Si muovono velocissime e prevedono che alle prossime assemblee (e comunque entro 18 mesi) Vicenza e Montebelluna si trasformino in spa. A quel punto quasi nessuno immagina che le due banche restino arroccate nei loro fortini. O decideranno di quotarsi come le altre grandi popolari, oppure cercheranno di fondersi con altri istituti. In entrambi i casi l'effetto sarà quello di dover scendere dai trampoli. Perché ancora nel 2014, dopo sette anni di crisi, Bpvi e Veneto Banca si guardavano allo specchio con una lente che solo loro (non quotate) potevano permettersi: per Bpvi si è già detto che la capitalizzazione era al 30 giugno scorso di 5,2 miliardi a fronte di un patrimonio netto di 3,7. Per Veneto Banca le proporzioni non sono troppo diverse: 3,2 miliardi di patrimonio e capitalizzazione di 4,43 (39,5 euro ad azione per 112,3 milioni di pezzi). Peccato che una quotata come il Banco Popolare abbia un patrimonio netto di 8 miliardi e in Borsa capitalizzi oggi (dopo un ultimo mese in cui ha avuto uno sprint del +11%) la miseria di 4,9 miliardi. E sarà pur vero che col Banco gli investitori paiono particolarmente severi (per le altre banche a eccezione di Mps il rapporto capitalizzazione/patrimonio non è così penalizzante), ma è anche vero che l'istituto veronese ha superato gli stress test e l'Aqr Bce meglio delle altre popolari venete, e comunque nessuna quotata ha valutazioni così favorevoli.

Questo scenario, oramai chiaro a tutti, spinge gli azionisti a organizzarsi: sabato scorso a Mestre l'Adiconsum ha riunito i soci di Veneto Banca per valutare eventuali class action, e Federconsumatori ha annunciato che sta raccogliendo testimonianze di soci "illiquidi" per intraprendere iniziative simili contro Banca Popolare di Vicenza. Ma servono questi tentativi, sono utili per recuperare i soldi, o sono mosse un po' frenetiche destinate a produrre rumore più che risultati? La risposta di Giovanni Meruzzi, ordinario di Diritto Commerciale all'Università di Verona, è che la seconda alternativa è più verosimile della prima.

Professore, dopo il decreto Renzi e la trasformazione in spa, Bpvi e VB subiranno probabili svalutazioni. Fanno bene i soci a organizzarsi per intraprendere class action?
«Anzitutto bisogna chiarire una cosa: eventuali svalutazioni sui titoli non sono assolutamente un effetto del decreto Renzi sulle banche. Il decreto, coi suoi pregi e difetti, prevede una trasformazione in spa che tocca 10 banche di cui sette quotate e tre no. L'effetto diretto è quello di rendere le banche più contendibili, di favorirne il ricambio del management. Perciò l'effetto è quello di accrescerne il valore, come attesta la reazione della Borsa nelle ultime settimane».

Però le non quotate fino a ieri si potevano concedere perizie più morbide rispetto al mercato, in futuro non più. Lei non pensa ci saranno svalutazioni?
«Il decreto indubbiamente innesca processi che mettono a nudo eventuali scelte gestionali sbagliate, ma non metterei in collegamento diretto la trasformazione forzosa in spa con le magagne».

Se però le magagne determineranno un deprezzamento dei titoli, i soci di Bpvi e VB potranno rivalersi in sede civile?
«Anche in questo caso bisogna distinguere perché le due situazioni sono molto diverse. Partiamo da Vicenza. Mi sembra di capire che Bpvi abbia collocato presso i clienti le partecipazioni. Ora tenuto conto degli accantonamenti e delle perdite sui crediti, queste partecipazioni varrebbero meno perché il mercato è illiquido. Questo però è la naturale conseguenza del fatto che stiamo parlando di una società non quotata. Se però l'attività di collocamento è ottenuta in modo lecito e onesto (e al momento non c'è notizia di inchieste di alcun tipo), credo sia difficile trarre da ciò responsabilità civili. Un'azione è infatti un bene di secondo grado definito come "capitale di rischio": se non c'è all'origine un dolo come una distorta rappresentazione dei valori del gruppo, i ribassi sono dovuti alla naturale alea dei corsi azionari. Forse c'è un equivoco di fondo perché alcuni investitori pensavano di aver messo i soldi in una specie di cassaforte che garantiva una rendita, ma non è così. Le azioni sono per loro natura rischiose».

Perciò nessuna azione civile è pensabile verso Bpvi?
«Ad oggi non ci sono indagini, non ci sono fascicoli in procura, c'è solo una difficoltà a essere liquidati. Ma se non emergono precise responsabilità del management è difficile immaginare azioni civili. Se gli azionisti sono scontenti possono cambiare il management: questa sarebbe la linea da seguire».

A Montebelluna però l'indagine c'è eccome. Lì gli azionisti possono rivalersi?
«In questo caso serve cautela. In Veneto Banca c'è stata un'ispezione Consob che contesta la vendita di titoli a soggetti con profilo di rischio non coerente, più un'ispezione di Bankitalia. Qui occorrerebbe entrare nel merito degli atti per capire come stanno realmente le cose. In linea generale occorre chiarire che per una popolare collocare alla clientela partecipazioni azionarie non è cosa disdicevole. Addirittura per le Bcc è un obbligo. Se ciò avviene sulla base di una sollecitazione che lascia libertà di scelta al cliente, il tema non si pone. Se però emergessero forzature gravi in termini di "do ut des" sarebbe diverso. Il tema è capire se questa eventualità si è verificata, e anche se può essere dimostrata».

Ci sono però anche altre contestazioni che portano la procura di Roma a indagare su ostacolo alla vigilanza e aggiotaggio. Questo non apre alla possibilità di rivalsa?
«In questo caso la potenziale rilevanza penale delle contestazioni è plausibile. Tuttavia la non corretta rappresentazione non equivale per forza a un danno. Mi spiego: se si dimostrasse che il prezzo delle azioni è gonfiato, cioè non congruo rispetto ai valori patrimoniali sottostanti, e se si traducesse tutto ciò in un danno quantificabile al momento dell'acquisto, allora il risarcimento sarebbe possibile. Però solo per la differenza all'atto dell'acquisto, non per le eventuali ulteriori perdite conseguenti ad eventi di altro tipo».

Conclusione?
«Mi pare del tutto comprensibile l'apprensione degli investitori che temono per i loro risparmi, ma bisogna evitare di soffiare sul fuoco, perché le responsabilità non diventano evidenti per il fatto che c'è una perdita. Occorre dimostrare che il danno è conseguenza di un illecito. Su quello si può agire. Sul danno che è conseguenza del rischio no».
di Davide Pyriochos, da VeneziePost


Commenti

Ancora nessun commento.
Aggiungi commento

Accedi per inserire un commento

Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.





Commenti degli utenti

Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
Gli altri siti del nostro network