Ciambetti: imposte locali? La colpa non è (tutta) del decentramento
Mercoledi 13 Maggio 2015 alle 09:37 | 0 commenti
Roberto Ciambetti, Assessore al Bilancio della Regione Veneto
L’analisi sulle imposte locali di Antonella Baccaro (Corsera 10 maggio 2015) mette in evidenza una mappa della fiscalità locale italiana per molti aspetti fuorviante: da assessore regionale del Veneto, che ha quadrato i conti regionali mantenendo l’addizionale regionale Irpef  al minimo,  e da membro della Conferenza delle Regioni, devo fare alcune precisazioni, perché una parte non marginale di quelle che son dette imposte locali di locale spesso hanno ben poco, talvolta solo il nome.Nel 2001 lo stato trasferì a Regioni, Comuni e Province  funzioni e servizi che oggi non sono più coperti da trasferimenti statali. Logica avrebbe voluto che al trasferimento di funzioni e risorse al decentramento corrispondesse una analoga diminuzione negli apparati e nei conti dello stato. Ciò non è accaduto e così il prelievo statale non è diminuito, anzi, mentre Regioni, Comuni e Province per far fronte a funzioni e  servizi essenziali  sono costretti a recuperare, con imposte proprie, delle risorse che lo Stato non trasferisce più e che invece dovevano essere vincolate alle deleghe, alle competenze e alle responsabilità .
Torniamo alle imposte locali che tali sono solo in parte, come l’addizionale regionale Irpef. Le Regioni non hanno possibilità di influire sull’aliquota base, 1.23%, introitata dallo stato, da questi riversata alle Regioni e vincolata alla copertura del fabbisogno sanitario per la fornitura dei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea).  Solo nel caso di un aumento rispetto al tetto minimo, cosa che in Veneto non è accaduto,  si potrebbe parlare in senso stretto di addizionale regionale
Analoghe considerazioni si dovrebbero fare per l’Imu, imposta comunale che attualmente riserva allo Stato il gettito dagli immobili ad uso produttivo classificati nel gruppo catastale D, calcolato con aliquota standard dello 0,76%. Una quota dell’Imu di spettanza dei comuni, poi, alimenta un fondo nazionale di solidarietà comunale e va da sé che di municipale c’è il nome ma non tutto il gettito finisce nelle casse dei Comuni di residenza dei contribuenti.
Dal 2011 le province delle regioni a statuto ordinario possono variare l’aliquota dell’imposta gravante sui premi R.C. Auto, partendo dalla base fissata al 12,50%  fino ad un massimo di 3,5 punti, cosa che hanno fatto pressoché tutti, da ultimo,  in Veneto,  Vicenza per compensare in minima parte il prelievo di 24 milioni di euro pretesi dallo Stato per il 2015.
In sintesi: molte imposte locali crescono per compensare la diminuzione dei trasferimenti statali con i quali si pagavano servizi necessari, ma dobbiamo anche aggiungere che  una quota spesso non marginale di questi tributi viene incamerata dallo Stato.
Per le Regioni, la quota di spesa più rilevante, oltre il 70 per cento dei bilanci, riguarda la sanità , cioè un servizio imprescindibile. La quota di Pil italiano relativa alla spese sanitarie era del 9.2% nel 2012, pressoché pari alla media dei Paesi Ocse (9.3%), ma più bassa di quella degli Stati Uniti (17.7% del Pil) , Paesi Bassi (11.8), Francia (11.6), Svizzera (11.4) e Germania (11.3). In valori di spesa pro capite in dollari Usa a parità di potere d'acquisto, l'Italia, dato 2012, spende 3.209 dollari, mentre la media Ocse è di 3.484 dollari. Le Regioni, dunque, dimostrano di essere competitive rispetto la media internazionale.
Negli ultimi anni, buona parte del peso delle manovre di finanza pubblica, oltre il 48%, è stato sostenuto da Regioni, Province e Comuni, il 36% dai pensionati e solo il 15% dallo Stato. Il debito totale di Regioni ed Enti Locali è in diminuzione e ammonta al 31 marzo di quest’anno a circa 123 miliardi 222 milioni con una media pro-capite di 2027 € mentre il debito pubblico statale è di 2 mila 234 miliardi con una quota pro-capite di 36.031 €.
Come più volte notato da vari analisti ed economisti, margini di recupero sugli sprechi anche regionali ce ne sono, certo, ma prima o poi bisognerà affrontare inefficienze di uno stato che di colpe del dissesto ne ha ben molte, e ben più gravi,  di Regioni, Province o Comuni.
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