Ciambetti e il niet europeo alla pesca della seppia
Domenica 30 Maggio 2010 alle 16:33 | 0 commenti
Roberto Ciambetti, Regione Veneto - "Il niet alla pesca delle seppie spiega perché In Europa ci vuole un Patto di stabilità anche enogastronomico. Quando si emanano Regolamenti e norme la Commissione, per evitare guai e stupidità , dovrebbe ascoltare le Regioni interessate"
"Risotto Nero: pulire bene le seppie, stando attenti a non rompere le sacche contenenti il nero ... la ricetta continua ma a dire il vero, sembra che l'Unione voglia proprio rompere le sacche, dopo aver dato prova di sé nella curvatura delle banane".
L'assessore regionale ai programmi comunitari FESR, Roberto Ciambetti non ha dubbi: "Difendere il mare ed evitare una pesca indiscriminata è una scelta logica e fondamentale"
"Chi vive il mare - ha proseguito Ciambetti -, chi va al largo per lavoro e non per divertimento sa bene quanto conti difendere il patrimonio ittico e l'ambiente: chiedete ai pescatori professionisti quanto allarmante sia lo stato del mare e ascoltandoli vedrete come le cause del degrado non vanno di certo cercate tra pescherecci e marinai. Con questo dico che l'Unione Europea ha ragione da vendere quando vuole mettere dei regolamenti, ciò non di meno commette un errore perché queste decisioni, giuste in via di principio, dovrebbero essere discusse, prima d'esser prese, con chi dovrà fare i conti con le disposizioni emanate. Voglio dire che un provvedimento che riguarda e colpisce la realtà veneta dovrebbe essere discusso e difese in sede comunitaria dalla Regione del Veneto e la Regione dovrebbe essere invitata formalmente, come interlocutore istituzionale, ad affrontare scelte che la riguardano. A Bruxelles, credo, ci sarebbe una sollevazione popolare, non solo dei ristoratori, se venissero messe al bando le cozze che la cucina belga, al pari di quella francese, riesce a preparare in modi squisiti: le seppie stanno alla cucina veneta come le cozze a quella belga o le ostriche a Galway in Irlanda. Il vero problema, oltre alle seppie, è permettere che le Regioni siedano al tavolo istituzionale quando la Commissione europea prende decisioni che la riguardano: agli scozzesi, ad esempio, è permesso, a noi no - ha continuato Ciambetti - e così spesso dobbiamo fare i conti con disposizioni che, come in questo caso, rischiano di colpire la tipicità regionale, cioè quel valore aggiunto che l'Europa, diversamente da altri, pensiamo agli Usa, può mettere non solo nel piatto ma in tanti settori della vita. Saperi e sapori sono da difendere e credo che l'Europa si potrà salvare non solo se farà barriera in difesa dell'Euro, ma anche se saprà difendere la propria identità che è fatta da mille culture regionali. C'è un Patto di Stabilità anche enogastronomico da difendere, tutelare rigorosamente: già il mondo è infestato da prosecchi allo zucchero a parmisan che non si sa cosa sia, da amaroni agghiaccianti a imitazioni di asparagi di Bassano per non parlare di latte in polvere o olio di oliva fatto chissà dove e via dicendo: nel Patto di stabilità dell'enogastronomia mettiamoci anche le seppie, le sarde in saor, il baccalà alla vicentina e quello mantecato e tutti i nostri prodotti. Discutiamone con l'Europa, chiariamo fin dall'inizio che la pesca delle seppie in Veneto non è devastante, ma soprattutto quando si discute di cose che riguardano il Veneto bisogna far sì che a Bruxelles si chiamino i veneti. A proposito, visto che un bel piatto stagionale sarebbe proprio seppie e bisi, qual è il calibro dei piselli secondo la Commissione europea"?
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