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I media locali hanno descritto con dovizia di particolari scena e retroscena del cosiddetto caso del dispaccio fantasma rimosso dal sito del Pd della città di Vicenza: per cui non entrerò nel dettaglio di cronaca. Ora al di là del bene e del male e al di là di ogni considerazione sulla democrazia interna e sull'etica che con la politca, berica e non, ci azzecca meno di una fava acida, rimane da capire una cosa.

Ma veramente credeva quella birba partitica del segretario del Pd vicentino Enrico Peroni che nell'era di internet h24 nessuno avrebbe immediatamente copiaencollato, twittato, googolato e spiattellato il post maldestramente rimosso? «Peso el tacon del buso» dicono a Venezia: ora rimane da capire quanto il buco ascrivibile a Peroni sia meglio del rattoppo. Un rattoppo fornito in versione bis anche da tal Valter Bettiato Fava (Pd) che su nuovavicenza.it del 9 febbraio declama: «Le nostre discussioni si fanno nelle sedi opportune, senza uscire nei mass media, come sono abituati altri gruppi. All'interno, nel passato, ci sono state divergenze anche più sentite, ma da buoni democratici, abbiamo sempre trovato, al nostro interno, una convergenza. Anche questa, non è nulla di che, se non per chi ci vuole costruire un romanzo. Per carità, siamo democratici, e lasciamo fare. Tanto era dovuto». L'uomo è veramente avveduto: pontifica del fatto che il Pd, come fanno in certune zone del Meridione, lava i panni sporchi in casa e non si accorge che uscendo pubblicamente in questa maniera sbertuccia il Peronino suo segretario cittadino. Insomma fa il contrario di quello che dice. La politica è una cosa sporca, ma certe volte sembra più scema che sporca.