Centro Volontariato, Gianesini e Rita Dal Molin: "Contro di noi si è messa in moto la macchina del fango"
Sabato 9 Maggio 2015 alle 00:03 | 1 commenti
«Una vera e propria macchina del fango, atto finale di un percorso iniziato molti anni fa». Non usa mezzi termini Marco Gianesini, presidente del Centro di Servizi per il Volontariato (CSV) della provincia di Vicenza, nel commentare la notizia della cancellazione dell'ente vicentino dall'Albo Regionale. E mentre dal CSV è già partito un ricorso al Tar, l'ex-presidente Maria Rita Dal Molin, verso la quale la delibera del Co.Ge. (l'organismo regionale di controllo dei centri servizi veneti) punta il dito, annuncia di andare per via legali: «Quello che è stato fatto è corretto e documentato e su tutto risponderanno i miei avvocati nella sede apposita».
Il parere di Gianesini è che il tutto sia frutto di un attacco personale a Maria Rita dal Molin, trent'anni di volontariato alle spalle e due mandati da presidente nel Csv. Uno dei punti chiave della delibera sottolinea infatti che Dal Molin è stata assunta all'interno del Centro come coordinatrice subito dopo la cessazione della sua carica da presidente. In violazione, secondo il Co.Ge, delle procedure. «L'assunzione di Rita Dal Molin - spiega Gianesini - non è contraria a nessuna normativa, anzi, in altri Csv è successo che il presidente è diventato direttore». Un attacco costruito in piena regola, secondo Gianesini, da qualcuno al quale l'ex-presidente "dà fastidio" «quindi adesso usano qualsiasi arma, ma il perché di tutto questo non ci vorrà molto a scoprirlo, a far venire a galla una verità che risiede nel fatto che persone come lei votate al volontariato hanno pestato i piedi di qualcuno, non certo per interesse personale ma per amore del proprio lavoro». In realtà Maria Rita Dal Molin non è stata assunta dal Csv ma da "Volontariato in Rete", il gruppo che gestisce il Centro. «Tutte le assunzioni sono sempre state fatte per chiamata diretta - spiega Dal Molin - le cose non sono andate come vengono descritte. I part-time non sono stati imposti per lasciare spazio a me, ma richiesti dagli stessi operatori e i costi non sono aumentati: tutto è documentabile e a disposizione nelle sedi competenti perché l'ente gestore ha operato in linea con le disposizioni nazionali».
Ma c'è qualcosa di più. Qualcosa che probabilmente riguarda l'attività di Dal Molin nel rappresentare il volontariato non solo a livello provinciale ma anche regionale e nazionale. «Ci siamo fatti dei nemici perché non abbiamo mai girato la testa dall'altra parte - lascia intendere Gianesini - se ci fossimo fatti solo "i fatti nostri" forse oggi saremmo tranquilli». Il punto, secondo il presidente è che la maggior parte delle contestazioni del Co.Ge. riguardano questioni che vanno dal 2010 al 2014. «Hanno sempre approvato tutto - spiega - e adesso se ne vengono fuori a infangare una gestione che è sempre stata regolare. Ma così fanno un autogol perché così facendo stanno dicendo che gli esponenti dei due Co.Ge., precedenti a loro, per lo meno dormivano».
Sia Gianesini che Dal Molin si dicono pronti a contestare uno per uno, con documenti, le "accuse" del Co.Ge. La questione delle spese di rappresentanza, per esempio, considerate eccessive, ed effettuate con quella carta di credito, in mano a Dal Molin, utilizzata in maniera impropria a parere della delibera. «Tutte spese solo ed esclusivamente connesse alle funzioni del centro - chiosa Gianesini - cene di rappresentanza dal costo di 10 euro a persona pagate con la carta di credito del Centro, non sprechi, ma spese fatte per non far pesare il costo ai volontari che dedicano il loro tempo alle persone». E se l'ente di controllo scende in dettagli come l'acquisto dei cellulari, anche l'ex-presidente dettaglia la sua risposta: «Abbiamo valutato varie offerte per telefono fisso, mobile e wifi. L'operatore che abbiamo scelto ci ha consigliato di acquistare i cellulari via internet per risparmiare sui costi. Ed è quello che abbiamo fatto. I cellulari servivano per il nostro lavoro e sono stati acquistati con la carta di credito, come da normale procedura».
Un'altra contestazione fatta dal Co.Ge. alla gestione del Csv riguarda poi la nuova sede del Centro, inaugurata lo scorso anno e considerata "troppo costosa" (il Co.Ge parla di 215mila euro). L'apertura è avvenuta con tutti gli onori, con tanto di benedizione del vescovo Pizziol e dell'amministrazione del Comune di Vicenza che deliberò l'assegnazione al Csv di una ex-scuola. Una sede che, una volta ristrutturata è stata lodata da tutti e considerata un fiore all'occhiello, incensata dalla stessa stampa locale e da Stefano Tabò, presidente nazionale di Csvnet che riunisce i 78 centri servizi italiani, il quale, per l'occasione, disse che il nuovo Centro "rappresenta un esempio nazionale per un settore la cui missione principale è 'fare sistema'". Eppure, sulla delibera del Co.Ge. si legge che "lo stabile era già agibile", adducendo presunti sprechi per costi aggiuntivi. «Agibile? - risponde stupefatto Mariano Xausa, responsabile servizio prevenzione e protezione del Centro - forse come scuola, ma non certo per una struttura che voleva eliminare le barriere architettoniche. O volevamo lasciare le turche per i disabili e aule cadenti come uffici magari rischiando infortuni?». L'indignazione di Xausa è palese: «La ristrutturazione del fabbricato è stata fatta per rispettare il decreto sulla sicurezza e possiamo rendicontare tutte le spese. Come responsabile della sicurezza ho chiesto che ci fosse un cablaggio strutturato e la creazione di un server controllato per la sicurezza dei dati. Inoltre c'è stato l'adeguamento dei servizi igienici». Proprio Xausa, inoltre, aveva insistito perché Volontariato in Rete diventasse persona giuridica in modo tale che l'ente rispondesse con mezzi propri alle eventuali controversie. Ecco spiegato, quindi, anche quei 25 mila euro di spese accessorie che, secondo l'organismo di controllo, erano il risultato di una "carente progettazione". «I 25 mila euro - chiarisce Maria Rita Dal Molin - hanno trovato cspienza nelle spese correnti dell'anno 2014. La ristrutturazione è stata fatta pensando anche alle persone disabili, è stato fatto un ascensore e se poi vogliamo parlare dell'arredamento forse è meglio dire che l'arredamento del centro è stato fornito da Estel e Ares Line con uno sconto del 60%. La nostra sede è bella e piacevole e con gli stessi soldi, vista questa riduzione offerta, compravamo cose molto più brutte e magari più deperibili».
Al di là delle singole contestazioni che stanno alla base del commissariamento di un ente sociale, la domanda che sorge spontanea è: c'è stato un danno effettivo al servizio di volontariato vicentino? Le associazioni, interpellate, non sembrano essere di questo parere. E i diretti interessati, che si riservano di portare la questione nelle sedi idonee, non sono per niente decisi a mandare giù l'amaro calice. «Il Csv di Vicenza finanziariamente sta bene - conclude Dal Molin - ha oltre 400 mila euro di fondi e in questi ultimi sei anni ha dato quasi 4.500.000 euro per la progettazione sociale». Resta il fatto che il terzo settore a Vicenza si trova al centro di quello che sembra essere, a tutti gli effetti, un gioco di potere. Un gioco di "poltrone" in cui le uniche "poltrone", in senso metaforico, dovrebbero essere quelle che fanno riposare chi veramente ne ha bisogno.
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