Caso Marlane Marzotto: screening di chi vive a ridosso dell'area dismessa
Domenica 26 Febbraio 2012 alle 17:59 | 0 commenti
Se c'è stato ancora un rinvio al 30 marzo della prima udienza per il processo penale intentato alcuni anni fa nei confronti della Marzotto da lavoratori dello stabilimento di Praia a Mare determinarlo stavolta dallo sciopero proclamato dagli avvocati, decisi a respingere i tentativi di liberalizzazione voluti dal governo attualmente in carica, la mortalità non ha, invece, tregua.
Per gli ex lavoratori e per la popolazione residente, nell'indifferenza mediatica e istituzionale, a nulla è servita l'ordinanza emessa dalla procura sullo screening di chi vive a ridosso dell'area industriale dismessa. Non si registrano dell'ASL, né dei politici d'ogni colore intenti a gestire le imminenti amministrative di maggio. Sul processo intanto incombe la prescrizione e cosa importa se i primi ricorsi SLAI Cobas sono datati 1999; tredici anni non sono bastati a scuotere le coscienze di un paese che si reputa avanzato, ne a sensibilizzare giudici distratti e avvocati forse ottimisticamente impreparati. Questo processo ha le carte in regola per assurgere a riferimento nazionale, al di là dell'inerzia e della partecipazione passiva degli stessi ricorrenti. Ora occorre proseguire spediti, al pari dei processi celebrati per la Tyssen Krupp e per l'amianto della Eternit, facendo tesoro delle esperienze di coloro che li hanno vissuti in modo diretto e senza risparmiarsi.
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