Caro Mario Rigoni Stern leggo e rileggo i tuoi libri che mi consolano dinnanzi al presente del mio Veneto... diviso dal referendum
Domenica 22 Ottobre 2017 alle 11:52 | 0 commenti
Caro Mario Rigoni Stern, ieri ho preso in mano una tua lettera e, con tristezza e malinconia, ho notato che l'inchiostro della tua penna stilografica sta sbiadendo lasciando sempre più spazio al bianco foglio.
La custodisco con cura ma di fronte al tempo che passa non c'è nulla che può. Ed anche di fronte al vuoto della tua assenza mi trovo impotente e piccola e allora leggo e rileggo i tuoi libri, per piacere ma soprattutto per cercarti e ritrovare i valori che hai disseminato di qua e di là e che mi consolano dinnanzi al presente del mio Veneto!
Oggi qui si vota per una non ben chiara autonomia che in questi giorni ha seminato odii, rancori, divisioni, parole violente e cattive, volontà di prevalere e la stoltezza di voler a tutti i costi umiliare che la pensa diversamente.
Francamente ora mi appare marginale conoscere il risultato, tanta è l'amarezza che mi porto dentro per essermi sentita circondata da tanto livore. E da tante bugie vendute come verità . Abbiamo già perso: tutti!
Ovunque tu sia, caro Mario, spero tu non veda questo scempio fatto sulla pelle e sull'anima dei veneti; c'è chi si è fatto abbindolare da coloro che traggono un tornaconto personale dal creare divisioni e chi, piuttosto di scegliere da che parte stare preferisce l'assoluto silenzio e la banalità del male ritorna... ritorna senza armi e scarponi, senza divisa e senza trincea. Ma ritorna: è qui!
E quasi mi consolo nel sapere che non sei qui a vederla, a toccarla con mano. Tu che ben più di me, di noi, l'hai vista e sperimentata: eppure sei rimasto uomo ricco di calore e umanità !
E ora Mario mi chiedo dov'è l' uomo? Cosa gli manca in questo opulento Veneto? Perchè non sa godere di ciò che ha? Perchè cerca il conflitto anche dove non ce ne è ragione né motivo? Perchè è sempre alla ricerca di qualcuno da odiare, come se non potesse o riuscisse a vivere nella pace?
E tutto questo non è casuale, c'è chi lo alimenta con astuzia e sadica furbizia, salvo poi ritirare la mano.
Che triste questo mio Veneto, non mi capacito! Avevamo una terra ricca e feconda e ce l' hanno ricoperta di capannoni e strade e lo sfregio del territorio sembra non fermarsi mai. Avevamo una bella lingua che ora sembra essere un vanto solo per pochi, tutti gli altri dimentichi che ogni più piccola parola dialettale ha una sua profonda storia. E nessuno se ne può appropriare!
Abbiamo avuto nel passato come nostri concittadini, uomini e donne che della parola e del loro agire hanno segnato, con le loro impronte, di sapienza, saggezza e umanità il nostro cammino. Ma è come se li avessimo dimenticati. Come se avessimo rimosso la loro lezione di vita!
E così siamo tutti più poveri, non di ipotetici soldi che Roma ci deve lasciare ma di un' umanità che nessuna moneta saprà mai comperare: e così siamo irrimediabilmente miseri, seduti sul fondo della piccolezza umana.
Le lettere, caro Mario che mi avevi scritto sbiadiscono eppure continuano a darmi coraggio; non posso lasciarmi abbattere dalla miseria che mi circonda, devo farmi forza e riprendere un cammino positivo e umano in questa mia terra veneta: altrimenti mi parrebbe di fare un torto al tuo, ben più lungo, travagliato e sofferto cammino di ritorno dalla guerra e alla quotidianità della vita.
Ciao,
tua Irma Lovato
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