Busin, segretario UILM Vicenza: "Askoll non informa, i lavoratori vicentini si preoccupino". Novità a Castell'Alfero
Mercoledi 9 Aprile 2014 alle 22:33 | 0 commenti
«La Askoll non ha relazioni sindacali a Vicenza per un atteggiamento padronale per cui, non avendo notizie su piani e progetti della proprietà , è lecito che i lavoratori vicentini del gruppo, ad oggi praticamente non sindacalizzati, comincino a preoccuparsi anche per la propria sorte dopo la chiusura dello stabilimento di Moncalieri e quella annunciata di Castell'Alfero ...»
Questo in sintesi è quanto ha dichiarato a VicenzaPiu.Tv, oltre ai suoi programmi da segretario provinciale riconfermato della UILM di Vicenza, Carlo Busin in occasione del congresso provinciale che si è tenuto oggi, mercoledì, all'Alfa Hotel.
Le sue sono preoccupazioni crescenti che la chiusura nel 2001 della Askoll di Moncalieri e la durissima situazione che dal 7 giugno prossimo attenderebbe i 223 licenziati dall'altra Askoll piemontese, quella di Castell'Alfero, siano la premessa per un peggioramento anche a Povolaro e Breganze in vista di ignoti sviluppi, che oscillano tra delocalizzazioni (l'Ad di Castell'Alfero, Alessandro Beaupain, secondo il sindacalista Fim Cisl Tiziano Toniolo, com e da noi rivelato, avrebbe preannuncaito al sindaco astigiano la chiusura anche dei capannoni di Vicenza in tre anni) e vendite societarie.
La sua espressione di solidarità per i lavoratori astigiani alla cui testa c'è anche il suo collega della UILM di Asti, Silvano Uppo, dopo tanti silenzi del mondo mediatico e sindacale vicentino è totale e spiega il suo perchè dei silenzi del mondo operaio vicentino: «siamo con i colleghi di Castell'Alfero e non potrebbe essere diversamente ma la situazione ci preoccupa di riflesso anche a Vicenza. Loro sono tradizionalmente sindacalizzati, proveniendo da una ditta che prima era americana, e nonostante ciò rischiano di soccombere di fronte alle volontà ignote della proprietà , che a Vicenza "utilizza" i sindacati solo per gli accordi sugli ammortizzatori sociali mai coinvolgendoci in scelte e visibilità sul futuro. Sarà necessario che a Povolaro i dipendenti Askoll capiscano che in pochi e senza sindacato si è ancora più indifesi in un'azienda che, a differenza della gran parte del mondo imprenditoriale vicentino, è arroccata nella sua negazione di reali ed efficaci relazioni sindacali».
A Castell'Alfero, lo informiamo, in questi giorni, dopo l'arrocco aziendale anche al Mise, le organizzazioni sindacali stanno dicendo la loro come ci racconta Giuseppe Morabito della Fiom Cgil: «Stiamo continuando le trattative e potremmo essere ad una svolta. Tra giovedì e venerdì potremmo firmare un accordo che prevede la continuazione dell'attività produttiva con l'utilizzo dei contratti di solidarietà fino al prossimo anno. Ma per ora questi sono solo buoni intenti, ancora non abbiamo in mano fatti concreti, ma speriamo che tutto vada per il verso giusto. Anche grazie alla visibilità che avete dato voi di VicenzaPiù alla nostra lotta».
Se un'operaia ci conferma che le trattative sono continuate anche sabato e domenica presso l'Unione Industriali di Asti, anche Tiziano Toniolo della Rsu per Fim Cisl apre a una prudente speranza: «giovedì 3 aprile siamo stati a Roma al Ministero del Lavoro per un incontro tecnico sugli ammortizzatori sociali. Il confonto prosegue da giorni ma abbia pazienza per il silenzio: siamo in una fase davvero delicata della trattativa, forse conclusiva. Anche se non so come andrà a finire».
Completiamo le informazioni più in dettaglio riportando quanto scritto dalla collega Elisa Ferrando su La Nuova Provincia martedì 8 aprile.
Askoll, prime aperture dalla proprietà . Si lavora a due ipotesi di accordoÂ
Comincia ad allentarsi la tensione sul caso Askoll, l'azienda di Castell'Alfero intenzionata a cessare l'attività dal prossimo giugno per trasferirisi all'estero. Dopo quasi due mesi di sciopero, è arrivato il primo vero segnale di apertura da parte della proprietà , il Gruppo Askoll di Vicenza. Venerdì pomeriggio ha presentato un documento ai sindacati in cui si diceva disponibile a superare la posizione rigida di chiusura a giugno, proponendo alle parti sociali due percorsi alternativi su cui trovare un accordo. Documento discusso sia sabato pomeriggio sia domenica, per tutto il giorno, in occasione del tavolo di confronto tra sindacati e proprietà ospitato all'Unione industriale.
«Il primo - spiega Isidoro Gioiello (Fim Cisl) - prevede un anno di contratti di solidarietà al 60% (il massimo consentito) durante cui l'azienda farà un ulteriore tentativo per verificare se riesce a superare un periodo di difficoltà che dura ormai da anni (adducendone le cause alla crisi economica generale e a quella del settore elettrodomestici in particolare) e rendere economicamente sostenibile lo stabilimento. Anche in vista della possibilità , la prossima estate, di accedere nuovamente agli ammortizzatori sociali, che per ora ha terminato (a disposizione, appunto, ci sono solo i contratti di solidarietà ). Il secondo è il concordato preventivo che porterebbe con sé un anno di cassa integrazione straordinaria ad accompagnare la complessa gestione del passaggio».
Al contempo, dall'azienda arriva la richiesta ai sindacati di sbloccare il presidio delle merci in entrata/uscita dallo stabilimento che, accompagnato dallo sciopero per il 50% del turno, sta creando non pochi problemi all'azienda nei confronti di clienti importanti dell'intero Gruppo. Già nelle scorse settimane si era arrivati ad accordi per far uscire delle spedizioni, cosa che è capitata nuovamente ieri. «Stamattina (lunedì per chi legge, ndr) - continua Gioiello - si è svolta l'assemblea dei lavoratori, al termina della quali i dipendenti hanno votato per il "via libera" alle merci. Anche se, fino a quando non sarà firmato un accordo, la gestione delle entrate e delle uscite dallo stabilimento dovrà essere concordata con le Rsu (Rappresentanze sindacali unitarie), mentre successivamente lo sciopero e il blocco cesseranno, per cui la situazione sarà normalizzata».
Collegato all'accordo ci sarà poi un canale di mobilità incentivata aperto dal prossimo giugno fino al 31 luglio, per i lavoratori che volessero comunque lasciare l'azienda in anticipo. «E' un'esigenza che è stata espressa da alcuni, soprattutto tra gli impiegati - indica Gioiello - che prevede un incentivo di 23mila euro di buonuscita più un preavviso pagato che, a seconda della qualifica del lavoratore, va da due a quattro mesi di stipendio. Ovviamente, comunque, questa intesa diventerà operativa solo dopo che sarà firmato l'accordo».
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