Caritas: disagio dei terremotati resta profondo
Lunedi 5 Aprile 2010 alle 20:41 | 0 commenti
Riceviamo dalla Caritas Diocesana Vicentina e pubblichiamo
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Terremoto dell'Aquila, un anno dopo. Sono passati dodici mesi dalla tragedia (6 aprile 2009) e se la ricostruzione e' iniziata, e' altrettanto vero che il travaglio degli aquilani è ben lungi dall'essere finito. Le Caritas del Nordest presenti da subito a L'Aquila
La presenza delle Caritas di Triveneto a fianco delle comunità terremotate era iniziata subito: dopo un primo sopralluogo del Delegato delle Caritas del Triveneto, don Giovanni Sandonà , gia' il 13 aprile, la presenza stabile di volontari era stata avviata il 22, nella zona di Bagno-Roio (comprendente le parrocchie di S.Rufina, Bagno, Civita di Bagno, Pianola,Colle Roio, Poggio di Roio, Roio Piano), a sud-ovest dell'Aquila, con operatori e volontari, che continuano la loro opera di prossimità anche oggi. Una presenza realizzata assieme a Caritas Campania e iniziata vivendo, fino al novembre scorso, in tenda, condividendo completamente le condizioni di vita e la quotidianità con i terremotati, ascoltando le loro paure, la rabbia, cercando di ridare speranza. Una presenza che continuerà fino a ottobre 2010 e che nei mesi ha significato anche sostenere i parroci nel mantenere vive le comunità parrocchiali e nel riattivare alcune iniziative pastorali. Un lavoro svolto in rete con Caritas Italiana.
L'impegno Caritas per la ricostruzione
Oltre alla presenza nelle tendopoli e nelle parrocchie, l'impegno delle Caritas del Triveneto prevede la realizzazione di opere permanenti, alle quali sono destinati i 3,5 milioni di euro raccolti nelle diocesi del Nordest, dei quali 650 mila frutto della solidarietà dei vicentini. Oltre che per sostenere le spese vive della presenza in loco, i fondi servono per ricostruire, burocrazia permettendo, cinque centri di comunità polivalenti, una chiesetta prefabbricata in legno, una scuola materna ed elementare, sei appartamenti per anziani soli e una canonica, ma verranno utilizzati anche per la creazione di strumenti di finanziamento (microcredito) in favore delle famiglie per la ristrutturazione di case e il riavvio di piccole attività produttive.
Ad oggi, sono state già ultimate due strutture edilizie: a Roio Poggio un complesso scolastico per 150 scolari comprensivo di cinque classi elementari e due per asilo d'infanzia completo di palestra, cucina, mensa scolastica, due laboratori tecnici e una sala di ritrovo. A Bagno e' stato ultimato un centro comunitario polifunzionale destinato a essere il punto di riferimento per le persone di ogni eta' della frazione.
In tutta Italia, grazie alla raccolta indetta in tutte le parrocchie e alla costante generosità degli offerenti (singoli, famiglie, associazioni, gruppi, parrocchie e diocesi) sono stati raccolti dal circuito Caritas circa 27 milioni di euro, ai quali si aggiungono i 5 milioni messi a disposizione dalla Cei. Sono 48 le strutture realizzate o in fase di realizzazione: centri di comunità , edilizia abitativa, scuole, servizi sociali e caritativi.
L'Aquila, fra speranza e incertezza
Ma a che punto è la ricostruzione de L'Aquila e il rientro nelle case degli aquilani? La demolizione non e' ancora iniziata, come dimostrano le proteste delle "domeniche con le carriole" dei cittadini de L'Aquila. Secondo i dati del Commissario delegato per la ricostruzione, al 22 marzo 2010, 14.657 persone hanno trovato alloggio nelle strutture ricostruite secondo il Piano Complessi Sostenibili Ecocompatibili (enormi caseggiati), e 1.837 nei moduli abitativi provvisori (casette di legno). Molti altri aspettano di poter riparare le loro case o di ricevere quelle nuove: 794 vivono in due caserme all'Aquila, 4.110 sono in affitto in appartamenti requisiti dal Comune, 4.608 vivono in strutture alberghiere in altre province, 27.316 hanno trovato autonomamente un appartamento in affitto e per pagarlo ricevono un contributo mensile dallo Stato che varia tra i 300 e i 600 euro. La disoccupazione colpisce oltre 17.000 persone, mentre gran parte delle piccole e medie attività economiche non hanno riaperto i battenti.
Dalle testimonianze dirette raccolte all'Aquila due settimane fa dalle Caritas del Triveneto, emerge una realtà che se da una parte conferma la concretizzazione di una, seppur parziale, ricostruzione, dall'altra evidenzia situazioni di disagio profondo vissuto dalla gente. Attesa, sradicamento, solitudine, perdita di riferimenti e di amicizie, relazioni spezzate, impotenza: sono queste le sensazioni che provano la maggior parte delle persone che per andare ad abitare nelle "new town" della ricostruzione hanno lasciato le loro zone natali. Vivono negli enormi caseggiati che sono però ancora privi di qualsiasi infrastruttura sanitaria, economica, sociale o aggregativa, in cui l'unico punto di incontro e' rappresentato da un centro commerciale. La preoccupazione per il futuro, il disagio di "subire" la ricostruzione della città e di non sentirla più propria, l'incertezza per un lavoro che non c'e' e con esso il pericolo di dover abbandonare la propria storia, la propria terra.
Anche l'immigrazione sta cambiando volto e oggi è rappresentata soprattutto da quello delle centinaia di operai delle ditte non locali che lavorano alla ricostruzione.
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