Caos Cis
Domenica 29 Maggio 2011 alle 17:48 | 0 commenti
Da VicenzaPiù e Ovest-Alto Vicentino n. 214 in distribuzione e scaricabile qui in pdf.
Caos Cis
Il dòmino urbanistico che esce da palazzo Nievo ha avuto come massimo terreno di scontro lo shopping centre previsto a Montebello. Ma sulla vicenda s'innesta una guerra intestina al centrodestra per assaltare la roccaforte del potere del Pdl.
La strada per un nuovo centro commerciale in zona Cis diventa sempre più irta di ostacoli. O almeno, lo shopping centre previsto a Montebello dalla famiglia del senatore leghista Alberto Filippi appare sempre più lontano.
La settimana passata dopo una tesa riunione a palazzo Nievo l'aula ha distillato un nuovo piano provinciale del territorio, il Ptcp, con qualche luce e con molte ombre. Un piano che allo stato vieterebbe il parco commerciale. Le baruffe consiliari hanno appassionato i lettori vicentini tanto che un argomento ostico come l'urbanistica è stato oggetto di chiacchiere e discussioni nei bar, nei circoli, nelle associazioni. Per di più le ampie cronache che i media locali hanno dedicato alla querelle hanno senza dubbio contribuito al dibattito. Ma passata la buriana delle liti in consiglio (delle quali già tanto hanno scritto i quotidiani) rimane da far luce sul cosiddetto affaire Filippi.
Si perché la domanda di fondo rimane la stessa. La grande area di vendita a Montebello si farà o meno? Come i politici di lungo corso sanno il diritto amministrativo è una brutta bestia. Quando le norme non sono scritte in modo chiaro dare risposte certe è complicato anche perché alla disciplina della provincia va sommata quella regionale, quella nazionale e quella Ue, senza dimenticare la disciplina municipale. Il sub-emendamento (vedi riquadro) che dovrebbe dire sì o no allo shopping centre per di più è scritto in modo poco lineare. Il fatto poi che su un eventuale area commerciale si dovrà pronunciare ancora una volta la regione mette la vicenda nella solita cornice per la quale i grossi soggetti economici che chiedono l'apertura di un grande punto vendita finiscono per interloquire solo con chi ha i poteri maggiori, la regione, che inevitabilmente autorizza solo formalmente in base alla legge vigente, ma in realtà in base alle circostanze politiche nonché alla capacità di lobbying della controparte.
E questo retropensiero da settimane ha preso ben piede nelle menti dell'entourage di Filippi. Quest'ultimo per parte sua infatti rischia su due fronti. Sul fronte politico infatti la sua posizione in seno al Carroccio è sempre più indebolita, tanto che se ne paventa una fuoriuscita non si sa bene verso che lidi. La frattura appena appena ricomposta in consiglio provinciale ha duramente provato «la compagine padana» la quale a palazzo Nievo è divisa tra gli aficionados del presidente della provincia Titti Schneck, tra quelli dell'onorevole Manuela Dal Lago e una rappresentanza dei dissenzienti che culturalmente fa riferimento all'eretico (o all'alfiere delle origini a seconda dei punti di vista) Davide Lovat, espulso di recente proprio dal Carroccio. Numeri e forze in campo del «Risiko leghista» peraltro sono tutte da valutare perché la battaglia che sta portando la Dal Lago ad assumere un ruolo di dominio in seno alla sezione provinciale del partito è tuttora in corso. Una battaglia che invece nel centrodestra vede in atto un inedito ma non troppo asse tra Dal Lago e il raggruppamento che nel Pdl fa riferimento all'europarlamentare Sergio Berlato, il tutto in antitesi a quella corrente «forzista» del Pdl che ha il massimo vessillo in un altro europarlamentare: la potentissima Lia Sartori. La prova del nove della manovra ordita contro «la forzista di Thiene» sta nel fatto che durante la discussione sul Cis le truppe di Berlato e Dal Lago hanno sempre agito all'unisono, mandando su tutte le furie Schneck ed alleati sartoriani.
Dal canto suo però Filippi, da anni affine a Schneck, è rimasto col cerino in mano perché ora deve fronteggiare anche lo spettro di una debacle immobiliare. La settimana scorsa infatti a palazzo Nievo durante la discussione del Ptcp nei corridoi fuori dall'aula cera stato un via vai infinito di esponenti di spicco del centrodestra provinciale «venuti a gustarsi lo spettacolo». Molti di loro avevano letto per filo e per segno le carte sul dossier Filippi rivelate da VicenzaPiù e a mezza bocca avevano parlato di una possibile batosta economica. Batosta che deriverebbe dai mancati introiti per la vendita dei 250.000 metri quadri potenzialmente destinati a parco per i quali di contro rimarrebbe sul tavolo la somma pagata da Filippi per entrare in possesso di quelle che un tempo erano aree agricole. Vero? Falso? Difficile a dirsi perché i rapporti economici tra la famiglia Filippi e l'Immobiliare Arco cui sono stati promessi i terreni in caso di autorizzazione definitiva al commercio sono ovviamente riservati.
Frattanto però la politica berica rimane in fermento. Il Pd, che in provincia è all'opposizione con la sinistra, i centristi e i venetisti, è pronto alla battaglia: «Politicamente andranno pesate le responsabilità della Dal Lago, perché il pasticciaccio brutto del Cis è cominciato proprio verso i primi anni Duemila, quando lei era presidente della provincia. La Dal Lago ci dovrà dire se è stata lei a coinvolgere Filippi in un'operazione molto chiacchierata. Qualcuno ci dovrà spiegare perché la provincia in zona Cis decise di comperare due grossi lotti staccati permettendo poi a qualcun altro di fare l'affare o di pensare di farlo». A parlare così è Matteo Quero, una delle punte di diamante del Pd in contrà Gazzolle. Intanto le elezioni provinciali del 2010 si avvicinano. La Dal Lago da parte sua si è affrettata a dire che non ha intenzione di scendere in campo alle prossime provinciali. Ma soprattutto ha clamorosamente ammesso di avere coinvolto Filippi nella vicenda Cis. Una novità che moltiplica i dubbi sulla vicenda e rende avvelenato il clima a palazzo Nievo.
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