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Cantone: Rosy Bindi ha sbagliato su De Luca. Il prof. Ellero: io lo boccio, torni all'Università
Giovedi 4 Giugno 2015 alle 00:57 | 0 commenti
«Bindi ha sbagliato». A dirlo, come ci si aspetterebbe, non è soprattutto Vincenzo De Luca, finito nella lista degli "impresentabili" resa pubblica dalla Presidente della "Commissione Antimafia", l'on. del Pd Rosy Bindi, in prima linea contro il premier fiorentino. Ma a puntare il dito contro la politica veneta di lungo corso è un altro autorevole rappresentante delle Istituzioni, il numero uno dell'Anticorruzione, Roberto Cantone.
Il magistrato nominato in quel ruolo da Matteo Renzi, che lo voleva già prima come suo Ministro della Giustizia se non fosse stato bloccato dalla reazione dei colleghi togati per incompatibilità con la permanenza nei ruoli, ha aggiunto perentorio: «questa vicenda degli impresentabili è stato, per me, un grave passo falso, un errore istituzionale».
Abbiamo interpellato il prof. Renato Ellero, già docente di Diritto penale a Padova e conoscitore delle "cose" parlamentari da ex senatore, sull'argomento, che tante polemiche politiche ha suscitato e che di più, anche legali, ne sta alimentando dopo l'annunciata querela contro la Bindi dell'appena eletto presidente della Campania, De Luca, che per la legge Severino, quella che ha "colpito" anche Berlusconi, rischia di dover subito abbandonare la poltrona su cui è stato issato, comunque, dai voti provenienti da ambienti che lui stesso condanna e che l'altro campano Cantone ben conosce.
E il penalista e parlamentare Ellero su Cantone e, prima ancora, sulla pronuncia contestata è tranciante: «Cantone ha preso un granchio tanto più grave tanto più immaginifico è il ruolo che ricopre nella lotta alla corruzione. Il responsabile dell'Anticorruzione lo boccerei se si presentasse a un esame di diritto e, perciò, gli consiglio di tornare a studiare all'Università prima di emettere altri giudizi così errati».
Perchè errato?
«Cantone, intanto, dimentica che tra i compiti affidati dal Parlamento alla Commissione Antimafia c'è proprio quello, puramente tecnico, che ha portato all'elencazione dei cosiddetti "impresentabili", qualifica che non ne impedisce nè ne limita la candidabilità o l'eleggibilità ma è la segnalazione agli elettori che per quei candidati esistono dei "carichi pendenti" per reati che rientrino tra quelli di mafia. E il reato di concussione è tra questi».
Ma De Luca non é stato condannato...
«"Dagli atti trasmessi per legge alla Commissione Antimafia dal procuratore della Repubblica di Salerno risulta che pende un giudizio a carico di De Luca in un procedimento del 2002 per il reato di concussione continuata commesso dal maggio 1998 e con “condotta in corso†e altri reati come abuso d’ufficio, truffa aggravata, associazione per delinquere...â€. Così scrive anche Il Fatto Quotidiano e così è, perchè per quel procedimento De Luca ha rinunciato, è vero, alla prescrizione ma, stranamente, tutto poi si è fermato neanche ci fosse un accordo sotteso alla rinuncia... Ma questa ultima è una supposizione e non è tecnicamente e giuridicamente rilevante...».
E cosa lo è che le fa affermare con certezza che non è Bindi ad aver sbagliato ma il responsabile dell'Anticorruzione ad aver preso una... cantonata?
«Semplice, basta conoscere la legge che impone che la Commissione esamini tutti i candidati alle varie elezioni per valutare se i loro profili siano o meno esenti da procedimenti in corso per reati ascrivibili alla fattispecie mafiosa, come il reato di concussione imputato a De Luca che non può non rientrare, quindi, nella lista che la Commissione ha l'obbligo di compilare e divulgare su basi esclusivamente giuridiche».
Ecco, quindi, perchè il prof. Ellero avrebbe bocciato Cantone...
Ma le critiche, pesanti dal punto di vista politico, mosse a Rosy Bindi da Renzi & c. riguardano anche la tempistica della pubblicità resa alla lista degli impresentabili, a ridosso delle votazioni...
«A questo riguardo, mi scusi, si potrebbe, caso mai, solo dire che Bindi ha di fatto avvantaggiato De Luca e gli altri presenti nell'elenco diffondendo la lista solo il venerdì precedente la domenica del voto. Se l'avesse resa pubblica prima probabilmente l'opinione pubblica avrebbe avuto il tempo di metabolizzare meglio quella definizione di "impresentabili" traendone forse conclusioni di rigetto...».
Ma allora Bindi avrebbe aiutato gli "impresentabili"?
«No, la mia era una provocazione dialettica per confermare l'assurdità delle critiche politiche, perchè la Presidente della Commissione Antimafia ha fatto solo quell che doveva e... poteva».
Cioè?
«I candidati sono stati ufficializzati trenta giorni prima del voto e i 4.500 loro nomi con i relativi dati anagrafici sono stati trasmessi, da procedura e con i relativi tempi tecnici, alla Commissione che ha dovuto chiedere per ognuno il Casellario giudiziario, che, forse Cantone ma, soprattutto, Renzi non lo sa, viene rilasciato, sempre con i tempi necessari anche se magari accelerati, dal tribunale competente, che è quello che ha giurisdizione sul luogo di nascita di ognuno dei 4.500 candidati. Una volta ricevuti i dati di ogni candidato la Commissione deve individuare, e ha dovuto farlo per 4.500 nominativi, chi abbia procedimenti in corso per reati che rientrino tra quelli di mafia. Come, ripeto, quello di concussione per il quale De Luca è sotto accusa dal 2002 per fatti del 1998. La Commissione non deve valutare nè giudicare nulla, deve solo elencare chi rientra nei paletti "etici" fissati dalla legge, che non impediscono, ripeto, la candidabilità nè l'eleggibilità , perchè si parla di carichi pendenti e non di condanne comminate...».
Rosy Bindi ha pubblicizzato l'elenco il venerdì precedente la domenica del voto...
«La presidente e la Commissione hanno svolto solo il loro compito riuscendo a scremare in poco meno dei 30 giorni concessi la lista dei 4.500 candidati e "fissandone" solo 16 col profilo negativo individuato dalle leggi. Questo non vuol dire nulla di diverso da quello che la lista significa e non esclude che altri abbiano caratteristiche complessivamente peggiori ma per l'Antimafia questo era il dovere da compiere. Istituzionale e non politico».
Come, a questo punto, rischia di apparire il "disappunto" del governatore, in forse, della Campania, del premier contestato anche in casa sua e del numero uno dell'Anticorruzione, che, se per Ellero non "sa quel che ha detto", per altri è andato oltre il suo ruolo. Tecnico.
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