Campo Marzo, i pusher non abitano qui
Sabato 27 Dicembre 2008 alle 17:35 | 1 commenti
L’insicurezza percepita nel parco più grande della città è dovuta all’abbandono: pulito,
in ordine, ma non “vissuto�. Criminalità ? Solo qualche clandestino
Campo Marzo, luogo dimenticato da Dio, dagli uomini ma anche, per fortuna, dagli spacciatori. Il ritratto a tinte fosche di un giardino in mano a pusher di droga e balordi senza scrupoli non è la realtà : basta farsi un giro a piedi e parlare con le forze di polizia per rendersene conto (o farsene una ragione). Nessun toxic park, spiacenti: solo una landa deserta che in questi giorni di duro inverno mette paura per l’atmosfera di desolazione e di solitudine che vi si respira.
Ordinanze-tristezza
C’era una volta un’area verde popolata da anziani amanti delle panchine e dei piccioni, bambini che correvano, ragazzi che pomiciavano, libri aperti sul prato e cani a spasso coi padroni. Bene, se tutto questo bel quadretto idilliaco non c’è più, i motivi possono essere due. Uno, banalmente, è stagionale e climatico: in questo periodo, col freddo e le giornate corte, i temerari che passeggiano restano soltanto coloro che sono obbligati a far sgranchire Fido e fargli fare i bisogni all’aperto. L’altro è politico. Con l’ordinanza attualmente in vigore, un povero cristo non può sdraiarsi sulle panchine (a qualsiasi ora del giorno) o sull’erba (dalla sera fino all’alba). Modificata la scorsa estate dalla giunta Variati, la grida anti-bivacchi è già meglio rispetto alla sua versione originaria, di stampo hullweckiano, che vietava persino di leggersi in santa pace un libro per terra. L’effetto proibizionista tuttavia è rimasto, perchè la gente s’è abituata a pensare al parco della stazione come a uno spazio interdetto, incupito dai divieti ed evitato dai giovani ai quali, stante la multa per chi beve alcolici in luogo pubblico, non è permesso di pascolare con una birretta in mano.
Un po’ di vita
Un grigiore che si somma alla “percezione d’insicurezza�. Tutto questo ce lo spiega molto bene un signore che abbiamo incontrato passeggiando lungo il viale alberato del Campo, col fiatone per dover correre dietro al suo scatenato labrador. «Paura? Sicuramente, ma solo perché questo posto è spettrale». In effetti, dando un’occhiata in giro lo scenario mette i brividi: una tetra foschia, un silenzio rotto solo dal rumore delle auto in lontananza, la luce dei lampioni che smorza il buio fino agli alberi. Ma siamo nel tardo pomeriggio di un giorno di gennaio, in primavera e in estate, invece… «Quando arriva la bella stagione, almeno di giorno, si ripopola. Ma una volta c’era più vita, più tosi, più gente… Poi non so, forse quelle ordinanze…». O forse sono gli extracomunitari che mettono paura alle vecchiette. «Ma sì, ce ne sono, e in estate magari si ubriacano e c’è qualche rissa. I poliziotti però io li vedo quasi sempre, devo dire la verità ». E spacciatori, se ne vedono? «Mah, sinceramente ci saranno pure, ma non vedo persone che fanno il viavai per comprarsi le droghe». Questo signore sulla sessantina, insomma, si sente «abbastanza» sicuro: «Certo, non consiglio di venirci a certe ore a mia figlia. Per me Campo Marzo è una terra di nessuno perché nessuno pensa a renderlo un po’ più vivo. Dovrebbero farci un mercatino permanente o qualcosa così, e vedrà allora come di spacciatori non se ne parlerà più».
Spaccio? Zero
Anche perché, tecnicamente parlando, questo non è un parco controllato dallo spaccio. Polizia e vigili urbani lo dicono in coro: qui il reato più frequente è essere beccati in violazione della legge Bossi-Fini. Gli ultimi arresti effettuati in zona, risalenti a circa 6 mesi fa, hanno riguardato immigrati clandestini. Se perciò ogni tanto si vede qualche nordafricano scappare alla vista delle forze dell’ordine, è perché deve nascondere il proprio stato di clandestinità . A qualcuno di loro viene pure trovato qualche grammo di hashish o marjiuana addosso, ma vera e propria vendita abituale di droga non ce n’è (semmai, se qualcuno volesse rifornirsi in centro città di cannabis, deve andare in piazza Matteotti, trafficata e perciò, paradossalmente, più sicura; l’ecstasy e la cocaina, invece, si comprano nei locali notturni). La famosa “percezione� di terrore ci sarà anche, ma, a quanto filtra dalla questura, esposti di cittadini contro i pericoli di Campo Marzo non ne sono arrivati. Questa versione che potrebbe sembrare “buonista� ai professionisti della paura, è più che credibile: quale spacciatore sarebbe così sprovveduto da piazzarsi sulle panchine o sui prati di un giardino in cui le ronde di vigili, carabinieri e polizia hanno gioco facile ad avvistare chiunque nel raggio di 30 metri? In genere, anche il più scemo di loro nasconde la “roba� in un punto preciso, nascosto, dove porta il cliente, ma non vende le dosi davanti a tutti, in un luogo così largo e aperto.
Gridare al lupo
Se c’è chi sente forte il disagio della sicurezza a rischi, dovrebbe forse leggere di meno certi resoconti giornalistici. I numeri dicono che a Vicenza tutti i reati sono in netto calo. E, come si è detto, certi fenomeni come la vendita di droga, in aree verdi come Campo Marzo, sono assolutamente marginali. Se poi uno vuole a tutti i costi vedere il degrado negli immigrati che, specialmente il sabato e la domenica, si ammassano in questa zona, dovrebbe tener presente due cose. Primo: non scambiare gli sfaccendati per delinquenti. Secondo: di grazia, dove li parcheggiamo, questi stranieri che, lavorino o no, non hanno posti dove passare il tempo libero, a eccezione delle loro case, spesso sovraffollate, o di qualche bar che qualcuno di loro comincia a gestire? Facciamoci un po’ di domande, prima di gridare al lupo e accodarsi a un certo moralismo poliziesco tanto in voga…
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.