Camion finti sul Po come Victory e premi M5S a chi denuncia la corruzione: Berlato si fa ricco
Martedi 16 Dicembre 2014 alle 22:09 | 0 commenti
Di Sara Girombelli con la collaborazione di Giovanni Coviello
«Se si scoprisse - affermò Sergio Berlato (ex eurodeputato Pdl, ora membro della direzione nazionale di FdI AN) durante la conferenza stampa dell'8 giugno 2013, di cui scrisse l'allora pressoché solitario nostro giornale che ne pubblicò anche il video integrale - che un camion ha fatto decine di viaggi per trasporto materiali, fatturati e pagati, e quel camion è fermo da tempo in una rimessa perché non funzionante, cosa vi chiedereste?».
L'allora presidente del coordinamento provinciale del Pdl di Vicenza sottopose in una lunga, contrastata e coraggiosa sequenza una serie di documenti agli inquirenti per cercare di far chiarezza su un fenomeno, quello degli appalti truccati che imperversa da anni nella regione Veneto e di cui il caso Mose, col coinvolgimento del duo Sartori - Galan, sarebbe solo, pur nella sua enormità , la punta emergente dell'iceberg in attesa che scoppi, lo attende e lo annuncia da tempo Berlato, il bubbone del malaffare nella sanità . A spingere Berlato verso questa strada furono i timori di numerosi imprenditori della zona, costantemente tagliati fuori dalle assegnazioni dei lavori a vantaggio dei soliti noti. «Ci sono alcuni a cui scoppia il gozzo a furia di prendere lavori, e la cosa è paradossale - riferiva ai giornalisti Berlato in conferenza - invece altri sono costretti a chiudere, arrivando anche a compiere gesti estremi».
Oggi, dopo più di un anno e mezzo è Report, attraverso l'inchiesta di Giulio Valesini trasmessa lo scorso 14 dicembre, a riprendere in mano la questione e a fare i nomi e cognomi che l'On. Berlato non volle rendere noti allora perché, disse, non spettava a lui puntare il dito verso determinati soggetti ma alla procura, che attraverso le indagini avrebbe poi offerto delle risposte ai cittadini.
L'ultimo j'accuse berlatiano puntava il dito contro un sistema di appalti fasulli per le maggiori opere presenti in Veneto (era di quattro giorni prima il blitz delle Fiamme Gialle che portò all'arresto di 35 persone coinvolte in un circolo di tangenti per il finanziamento del progetto MOSE), e già allora si accennava a lavori affidati con discutibili procedure di somma urgenza (che hanno norme diverse e di fatto senza controlli in nome dell'urgenza, vera o presunta, rispetto alle classiche gare d'appalto), che riguardavano il settore idrico e venivano «effettuati soprattutto a Vicenza, Padova, Rovigo, Venezia .. Con referenti il Genio civile e le altre autorità pubbliche competenti al riguardo così sottraendo lavoro a chi rischia di dover chiudere e facendo confluire fondi pubblici, mal spesi o dissipati, verso le solite aziende.».
Attualmente, sulla base, è facile presumerlo delle denunce di Berlato, sono arrivati agli "onori" delle cronache sulle cosiddetta "cricca del Po" ben sette indagati tra imprenditori, progettisti e dirigenti dell'AIPO (Agenzia interregionale per il fiume Po). Di quest'ultima agenzia gli indagati sarebbero Luciano Moretti, ex progettista coordinatore, e Sandro Bortolotto, responsabile dei procedimenti. Moretti avrebbe infatti chiesto all'imprenditore Otello Orlandini (anch'egli indagato e reo confesso) 20.000€ in cambio della certa assegnazione dei lavori.
«Per dare i soldi al dirigente dell'AIPO e guadagnarci anch'io - spiega lo stesso Orlandini, intervistato con il volto censurato - ho portato meno materiale di quello richiesto per sistemare degli argini. Da capitolato dovevamo fare il lavoro di argine con 5.000 metri cubi di pietre. In realtà ne abbiamo messi 1.400-1.500».
Lavori di arginazione delle zone a rischio del fiume Po svolti parzialmente o non effettuati. A guadagnarci anche la ditta di fornitura delle pietre, di proprietà di Francesco Barbetta (quarto indagato): «Sulle quantità di pietre che fattura in più, ma che materialmente non porta devo restituirgli il 20%: 15mila euro. Lo stabilivamo noi, tanto nessuno sarebbe andato a controllare».
Per far risultare quantitativi di pietre consegnate sono stati prodotti falsi DDT (documenti di trasporto). In essi figuravano anche consegne in cantieri dove i camion della ditta fornitrice non erano mai stati. Ad ammetterlo ai microfoni sono ex autisti di Francesco Barbetta. In alcuni casi è addirittura risultato che questi avessero fatto consegne durante il loro periodo di ferie.
Il quinto indiziato è Daniele Picardi, il responsabile dell'AIPO per il tratto del Po dove sono stati svolti i finti lavori. Picardi avrebbe indicato i punti dell'argine sinistro del Po dove intervenire e avrebbe fatto da tramite per la consegna di 4.000 su 20.000 € di tangente per Moretti, secondo la ricostruzione dell'imprenditore Orlandini.
Ad ammettere la facilità con cui poter nascondere progetti fittizi di risanamento è, indirettamente, lo stesso Sandro Bortolotto che spiega alle telecamere che gli interventi di verifica sarebbero molto difficili, perché al 90% subacquei, e di conseguenza per accorgersi di un errore nel progetto bisognerebbe rifare da capo il progetto stesso. Piuttosto che verificare allora si preferisce delegare la responsabilità , poiché sono i firmatari dei documenti, ai progettisti stessi (Matteo Occhiolini e Umberto Zanellato, gli ultimi due indagati per l'appunto).
Tutti i membri dell'AIPO che sono finiti sotto indagine attualmente sono ancora al loro posto e continuano a svolgere il loro lavoro di sovrintendenza e mantenimento degli argini. Berlato, come riportato nel nostro articolo dell'8 giugno 2013, osservava: «Il sistema, se confermato, sarebbe trasversale. Anche perché chi eventualmente divide torte illecite lo fa assegnandone fette all'altra parte per vincolarla a una colpevole e omertosa complicità ».
L'onorevole è stato cancellato dalle liste europee del Pdl (dopo aver incentivato le prime indagini sulla coppia Sartori - Galan e aver presupposto, per gli scandali successivi, connivenze anche, se non soprattutto, all'interno del suo partito), ma i nomi di chi avrebbe assaggiato quella torta di cui parlava, oggi stanno venendo a galla.
E il combattivo politico di Thiene, uno dei pochi, bisogna dirlo, che ha rinunciato ai vantaggi del silenzio pagando in prima persona, oggi si trova con due medaglie al collo da "indovino & precursore".
La prima la ottiene per aver denunciato i camion finti senza pietre anticipando il caso della nave Victory, affondata ben prima che qualcuno le avesse affidato sulla carta un carico finto di carburante da 7 milioni di euro nominalmente per la Marina e mai arrivatole, anche se regolarmente pagato.
La seconda la ottiene per aver anticipato Francesca Businarolo, la parlamentare del M5S che ha lanciato non senza echi una proposta di legge M5S riguardante tutele e incentivi per chi denuncia reati (il cosiddetto whistleblowing).
Se fosse approvata anche con la concessione di incentivi dal 15 al 30% a chi aiutasse lo Stato a recuperare il maltolto, Berlato diventerebbe milionario...
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