Cambio ai vertici di Casa vinicola Zonin: ora comandano Domenico Zonin, figlio di Gianni, e Massimo Tuzzi
Giovedi 24 Marzo 2016 alle 10:28 | 0 commenti
La domanda è d’obbligo: c’è una connessione tra il riassetto della governance del gruppo vitivinicolo Zonin di Gambellara (Vicenza) e le recenti vicende di Gianni Zonin, ex presidente della Banca popolare di Vicenza finita sul baratro del crack? «Assolutamente no», spiega Domenico Zonin, neopresidente da un paio di settimnane di Casa vinicola Zonin. «È solo il punto di arrivo di un programma di cambio generazionale e di gestione avviato molti anni fa, addirittura nel ’97 e proseguito nel 2006, nel 2008 e nel 2014. Un progetto che vede ora la famiglia fare un passo indietro per dare vita a un gruppo vinicolo e agricolo a gestione manageriale. Una risposta al mercato e a quella evoluzione necessaria per dare nuove basi al futuro del gruppo».
Il nuovo organigramma - dove il presidente storico Gianni Zonin, ha a via a via lasciato il posto ai figli - prevede in primis la cessione delle quote di controlo delle due accomandita di famiglia in parti uguali di un terzo ai tre figli Domenico, Francesco e Michele. E così a cascata nelle altre società del gruppo. Nel ruolo di nuovo presidente, Domenico è anche socio accomandatario. Le funzioni di amministratore delegato sono invece assegnate all’attuale direttore generale, Massimo Tuzzi.
Al bilancio consolidato 2015 mancano ancora alcuni dettagli delle società negli Stati Uniti, ma «possiamo anticipare che i ricavi ammontano a 186 milioni di euro - dice Tuzzi - in crescita rispetto ai 160 del 2014. L’utile ante imposte è di 2,59 milioni. Per quanto riguarda la società Casa vinicola Zonin, il fatturaro cresce da 128 a 147 milioni a fronte di 141 milioni di costi alla produzione. Questo genera un differenziale (ricavi/costi) di circa 5,5 milioni e un indice del 3,7%, migliorato rispetto al 3,2% del 2014. L’utile di esercizio ante imposte della Cvz è di 2,68 milioni».
Sul differenziale ricavi/costi di 5,5 milioni pesano due voci finanziarie per un totale di circa 2,7 milioni: la cessione e svalutazione di azioni Popolare Vicenza (1,4 milioni); 1,53 milioni di proventi e oneri, che sono la sommatoria di perdite di valore sui cambi e oneri caretteristici della gestione. «In carico a Cvz - spiega ancora l’amministratore delegato del gruppo Zonin - c’erano azioni della banca popolare per un controvalore di 3,7 milioni. Nel corso del 2015 sono stati ceduti i due terzi di questo pacchetto titoli, generando una minusvalenza di 471mila euro. Circa 800mila euro sono invece generati dalla svalutazione del restate terzo di azioni Popolare di Vicenza rispetto ai valori di carico. Abbiamo cioè prezzato al valore di recesso di 6,3 euro per azione».
Per quanto riguarda la posizione finanziaria netta, la società Cvz ha una esposizione di 41,8 milioni, di cui 25,4 a breve e circa 21 a medio-lungo periodo. L’azienda è al 50-55% di utilizzo degli affidamenti. «L’obiettivo del piano triennale - aggiunge Tuzzi - è superare i 200 milioni di ricavi con 16 milioni di investimenti nella parte vinicola di Cvz e 12,5 milioni nella parte agricola, per il miglioramento delle produzioni di uve e nuovi impianti. Il tutto senza aumentare l’indebitamento».
Nel giro di dieci anni «il gruppo non solo è cresciuto, ma ha cambiato le proprie strategie - spiega Domenico Zonin - con un forte impulso all’internazionalizzazione. Oggi siamo presenti su oltre cento mercati con un ventaglio di prodotti estremamente diversificato del panorama vinicolo italiano. La nostra forza è essere presenti e produttivi in sette regioni a grande vocazione vitivinicola con più di duemila ettari a vite. Con questa offerta presidiamo e siamo leader in differenti fasce di mercato nel mondo».
di Roberto Iotti, da Il Sole 24 OreÂ
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