Caccia e pesca, approvato riordino. Berlato: "Regione assume funzioni". Pd e M5s: "festeggiano i bracconieri"
Mercoledi 1 Agosto 2018 alle 17:52 | 0 commenti
Il Consiglio regionale del Veneto, nel corso della seduta odierna, ha approvato con 31 voti favorevoli, 3 contrari e 14 astenuti, il Progetto di legge n. 356/2018 di iniziativa della Giunta sul riordino delle funzioni provinciali in materia di caccia e pesca in attuazione della legge regionale n. 30/2016, e sul conferimento di funzioni alla Provincia di Belluno ai sensi della legge regionale n. 25/2014.
La legge in argomento, come ha sintetizzato il Presidente della Terza commissione consiliare Sergio Berlato (FDI-MCR), relatore in Aula del provvedimento, mette mano alle funzioni caccia e pesca, già provinciali, riallocate in capo alla Regione mediante la modifica alle singole leggi di settore, allo scopo di renderle conformi alle novità introdotte dalla legge regionale n. 30/2016 che, nella sostanza, tiene conto della L. n. 56/2014, la c.d. Riforma Delrio. L’elemento di novità , in alcuni casi, è dettato da modifiche di natura prevalentemente formale; in altri, la disciplina è stata rivisitata in maniera più profonda. La prima parte della Legge contiene una serie di norme relative all’esercizio della pesca sportivo-amatoriale e professionale. La seconda parte, sulla quale l’Aula si è particolarmente soffermata, contiene disposizioni in materia di caccia, pianificazione e gestione faunistica-venatoria e per il prelievo venatorio. Tra gli argomenti disciplinati dal Pdl n. 356 e che sono stati oggetto di ampio dibattito, l’aspetto della delega ai Comuni delle funzioni inerenti l’applicazione delle sanzioni amministrative per le violazioni accertate nel loro territorio in materia di caccia e pesca nelle acque interne, delega confermata dall’Aula.
Di seguito, la legge si occupa anche del conferimento di funzioni alla provincia di Belluno, altro aspetto sul quale l’Assemblea ha dedicato ampio spazio e sul quale si è soffermato in particolare il correlatore Graziano Azzalin (Partito Democratico). Il conferimento di funzioni viene disposto dai due articoli del Capo IV del Pdl n. 356 alla Provincia di Belluno, che si vede riconosciuta una serie di specifiche attribuzioni in materia di gestione faunistico-venatoria e di pesca nelle acque interne, in ragione della sua specificità e ai sensi della L. reg. n. 25/2014 “Interventi a favore dei territori montani e conferimento di forme e condizioni particolari di autonomia amministrativa, regolamentare e finanziaria alla provincia di Belluno in attuazione dell'articolo 15 dello Statuto del Venetoâ€.Â
Su questa approvazione il relatore in aula, Sergio Berlato, presidente della terza Commissione permanente del Consiglio spiega con una propria nota che “A seguito dell’approvazione da parte del Parlamento italiano della legge 56 del 2014, meglio nota come legge Del Rio, le Province hanno subito un grave danno organizzativo e funzionale che ha provocato il venire meno della garanzia di veder assicurato i servizi essenziali ai cittadini di pubblica utilità . La Regione, con il preciso intento di assicurare l’erogazione dei servizi essenziali ai cittadini ed al territorio, ha deciso di assumere le funzioni precedentemente delegate alle province, tra le quali la caccia e la pesca. Alla provincia di Belluno, anche in ossequio alla propria specificità e riconosciuta autonomia – conclude Berlato - sono state affidate le competenze gestionali con il mantenimento in capo alla Regione, delle competenze programmatorie e di controlloâ€
“Dare la competenza sulle multe per caccia e pesca ai Comuni significa mettere a rischio il buon esito dei procedimenti sanzionatori. Alla fine gli unici a festeggiare saranno i bracconieriâ€. I Consiglieri dell’Intergruppo per il benessere e la conservazione degli animali e della natura Andrea Zanoni (Partito Democratico), Cristina Guarda (Lista AMP) e Patrizia Bartelle (Movimento 5 Stelle) in una nota puntano l’indice “contro l’articolo 7 della legge sul Riordino delle funzioni in materia di caccia e pesca per la Provincia di Belluno approvato con i voti contrari di Pd, Leu, Amp e della consigliera pentastellata Bartelle, mentre a favore si sono schierati Lega, Lista Zaia, Fratelli d’Italia, Forza Italia, Veneto civico, Venetisti, con astensione dei Cinque Stelle. Passare le sanzioni oggi competenza di sette Province a ben 571 Comuni avrà come conseguenza, nel migliore dei casi, la burocratizzazione e il rallentamento delle procedure sanzionatorie nei confronti chi viola le leggi sulla caccia e sulla pesca. I ricorsi comportano spese legali, in caso di contestazioni e ricorsi che possono arrivare addirittura anche al Tar, con migliaia di euro a carico delle amministrazioni locali che alla fine dei procedimenti rischiano di spendere più di quanto avrebbero introitato con le multeâ€.
“Quella della maggioranza è una scelta miope e controproducente - spiegano - Nella maggior parte dei Comuni, molti di piccole dimensioni al di sotto anche del migliaio di abitanti, non ci sono le conoscenze utili a decidere, in caso di contenziosi, su come affrontare i ricorsi contro le sanzioni in merito alla definizione e al loro importo, su come stabilirne la correttezza, sino alla malaugurata ipotesi dell’archiviazione. Questo per la felicità dei bracconieri. Inoltre è un danno per le autorità statali, che si trovano ad affrontare il procedimenti Eu Pilot 5283/13/Envi a causa del bracconaggio in Italia e conseguentemente hanno dovuto adottare il ‘Piano nazionale di contrasto al bracconaggio contro gli uccelli’, si tratterà di una bella complicazione. Per il Ministero dell’Ambiente era difficile ottenere i dati sulle sanzioni chiesti alle Province, figuriamoci dover ottenere i dati da ben 571 Comuni. Ma le conseguenze peggiori saranno a capo delle associazioni di volontariato che si occupano di vigilanza volontaria, ovvero le associazioni agricole, venatorie e soprattutto ambientaliste e di tutela animale come Enpa, Lipu, Wwf, Lac, Oipa. Se adesso, dopo la verbalizzazione, i vari volontari dovevano portare i carteggi presso un solo ufficio a livello provinciale, ora dovranno fare chilometri e chilometri per portarli nei singoli Comuni. La stessa cosa capiterà in caso di ricorsi dove i soggetti verbalizzanti verranno sentiti dai vari Comuni. Sarà però un vantaggio per i bracconieri, i sanzionati, poiché loro non dovranno più recarsi in Provincia, ma nel proprio comune di residenza a due passi da casaâ€.
 “Questa norma - concludono i consiglieri - indebolendo la macchina organizzativa sanzionatoria, punisce tutti i volontari che con dedizione, costanza, professionalità e a titolo completamente gratuito svolgono attività di vigilanza per contrastare il bracconaggio; agevola invece chi viola le leggi di tutela della fauna selvatica e della fauna ittica. Un altro punto che non va è quello che consente anche alle associazioni venatorie non riconosciute a livello nazionale di poter partecipare alle Commissioni per la pianificazione faunistica venatoria, ciò in netto contrasto con la legge statale su caccia e tutela fauna selvaticaâ€.Â
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