Bressa accusa su riassetto Province: «Veneto di Zaia ostile a grande riforma, ci ripensi»
Martedi 23 Settembre 2014 alle 09:37 | 0 commenti
Di R. C.*
«Il Veneto, con la Basilicata solo le Regioni che collaborano di meno», dice il sottosegretario agli Affari Regionali Gianclaudio Bressa. E ancora: «La prossima amministrazione regionale del Veneto potrà essere una protagonista del cambiamento del Paese, ma deve agire, non può continuare a tenersi fuori dalla riforma». La prossima, non questa. Perché la giunta di Luca Zaia sul riassetto delle Province e della Città Metropolitana è tra quelle «che guardano con ostilità alla riforma, come se Veneto e città metropolitana fossero in competizione».
Meglio: «La Regione è contraria alla Città Metropolitana e la sta boicottando lavandosene le mani», esplicita Pier Antonio Tomasi, vicepresidente dell’Anci Veneto. Ieri Bressa ha parlato a Mestre alla platea dei sindaci arrivati dall’entroterra di Padova, Treviso e Venezia desiderosi di capire come funzioneranno le nuove Province e la Città Metropolitana.
Anche se al convegno organizzato dall’Anci Veneto nella sede della Provincia era presente solo una cinquantina dei 579 Comuni del Veneto invitati. Segno che il basso profilo con il quale Palazzo Balbi sta affrontando il riordino delle competenze da assegnare alle nuove Province e alla Città è un sentimento diffuso negli enti locali. Eppure il voto si avvicina e i consiglieri comunali del Veronese, del Vicentino, di Rovigo, Padova e Belluno sceglieranno i nuovi presidenti delle Province.
Â
Gli enti di area vasta debutteranno con i motori al minimo, con le poche competenze assegnate dalla Legge Del Rio. Restano quindi nel limbo il lavoro (chi gestirà i centri per l’impiego?) e il turismo (a Venezia gli Uffici di Informazione turistica rischiano ogni giorno la messa in liquidazione per mancanza di finanziamenti regionali). Non solo. Le nuove Province potrebbero anche gestire più competenze (l’urbanistica, ad esempio) e lo dice l’accordo siglato l’11 settembre che impegna Regioni di fronte allo Stato a valorizzare i territori montani e quelli metropolitani. A decidere cosa far fare ai Comuni, cosa alle Province e cosa tiene Ferro Fini dovrebbe essere il Consiglio delle Autonomie Locali, organismo paritetico che però in Veneto non c’è. «C’è una conferenza la cui maggioranza dei voti, però, fa capo alla giunta», sottolinea Bressa. Che continua a puntare contro l’immobilismo e l’assenza di collaborazione. Non solo: la presidente della Provincia di Venezia Francesca Zaccariotto ha scritto ai ministri Alfano e Lanzillotta per far presente che Venezia, senza sindaco e senza Città Metropolitana, non sarebbe rappresentata: meglio, quindi rinviare. Eppure nella Patreve, i sindaci, ci sperano. Francesco Vezzaro di Vigodarzere e Giancarlo Piva di Este: «Si può fare?». Si può, ma bisognerà aspettare che a luglio 2015 nasca la Città Metropolitana di Venezia. «E il referendum per la separazione tra Venezia e Mestre non si potrà fare: è illegittimo – avverte Bressa – Se si farà , non avrà alcun valore e si potranno chiedere i danni contabili».
*Da Il Corriere del VenetoÂ
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.